L’acqua è la sostanza chimica, potremmo dire la “cosa”, più comune. Ci è così familiare, che non attrae la nostra attenzione. L’acqua viene usata, come è noto, per varie ragioni, anzitutto per uso personale. Nei paesi ricchi costa poco e se ne consuma (spreca) una quantità enorme, molto più della quantità che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene necessaria; in molti paesi poveri, c’è una grave penuria d’acqua e migliaia di persone muoiono ogni giorno perchè non ne hanno a sufficienza.
E’ più l’acqua che consumiamo per lavarci i denti (circa 20-30 litri al giorno) di quella che hanno a disposizione per sopravvivere tanti abitanti dell’Africa. Nei paesi ricchi, la popolazione usufruisce normalmente di acqua potabile a costi bassi, così bassi che molte persone non credono sia buona da bere e comprano acqua “minerale”, che ha un costo fino a 600 volte maggiore.
In Italia si bevono circa 160 litri/persona/anno di acqua minerale, ed è una cifra in forte aumento. Ci sono 266 marche di acqua minerale.
La gente non è fedele ad una marca specifica, né si preoccupa troppo del contenuto: l’importante sembra sia non bere l’acqua del rubinetto, che pure in molti casi è migliore di tante acque in bottiglia. E così, come diceva Beppe Grillo, l’Italia è percorsa in lungo e in largo da camion che portano l’acqua minerale in tutte le parti del paese.
Anche all’estero l’acqua minerale è un mito: nei ristoranti australiani, cioè a 16.000 Km dall’Italia, servono normalmente acqua minerale italiana in bottigliette da mezzo litro e negli Stati Uniti, paese sempre all’avanguardia, è in vendita a 10 dollari alla bottiglia l’acqua Borealis, “l’acqua più pura del mondo”, ricavata triturando gli iceberg.
Nei paesi poveri, un miliardo e mezzo di persone non dispone oggi di acqua potabile e nel 2030 questo numero aumenterà a più di tre miliardi (Petrella, 2001); chi è stato in certi paesi africani, ad esempio nelle zone interne del Kenia, avrà visto le donne che vanno a raccogliere acqua con vecchie taniche di plastica lontano dalle loro capanne, in pozze dove si abbevera anche il bestiame.
Cinquecento milioni di persone si ammalano ogni anno per malattie intestinali a causa dell’acqua inquinata (Cairncross and Feachem, 1993) e 3,5 milioni di persone muoiono ogni anno per mancanza d’acqua.
Enormi quantità di acqua sono necessarie per l’agricoltura e l’industria; per esempio, ci vogliono 1.250 litri di acqua per ottenere 10 uova; 100.000 litri per un quintale di grano; 300.000 litri per un quintale di riso; 120 litri per una lattina di alluminio; 4000 litri per una risma di carta; 250.000 litri per un’automobile e fino a 500.000 litri per un 1 Kg di antibiotico. Qualsiasi cosa mangiamo o usiamo richiede una grande quantità di acqua; se un paese importa grano, è come se importasse anche la grande quantità di acqua che c’è voluta per produrlo.
Conflitti per l’acqua
Il bisogno di acqua è in costante aumento, non tanto perché cresce la popolazione della terra, ma piuttosto perché più una nazione progredisce, più i suoi abitanti consumano acqua. Nei paesi molto industrializzati il consumo totale di acqua è di circa 5.000 litri per persona al giorno.
Secondo la Banca Mondiale, la carenza di acqua e la sua ineguale distribuzione saranno i nodi più importanti per i politici di questo secolo. Si prevedono conflitti per il controllo dell’acqua fra nazioni confinanti o attraversate dallo stesso fiume. In un passato molto più recente, abbiamo visto alla televisione i cecchini che sparavano sulla gente che a Sarajevo faceva la fila per avere un po’ d’acqua.
Oggi le situazioni politicamente più difficili sono in Medio Oriente, dove il controllo dell’acqua è uno degli elementi più importanti del conflitto arabo-israeliano. Le poche risorse idriche della regione, in gran parte legate al bacino del fiume Giordano, sono contese fra Siria, Libano, Giordania, Israele e Territori Palestinesi; come sempre succede, il più forte ha fatto la parte del leone. Con le guerre, Israele si è impossessata di quasi tutta l’acqua, dalle alture del Golan al lago di Galilea e al Mar Morto, e la distribuisce abbondantemente agli insediamenti ebraici dei territori occupati, dove ci sono giardini e piscine, mentre in Giordania e nei campi profughi palestinesi c’è grande penuria di acqua.
Il bacino del Nilo, che interessa Etiopia, Sudan, Egitto e, marginalmente, altri 5 paesi, e il bacino del Mekong, che interessa Thailandia, Vietnam, Cambogia e Laos, sono altre zone critiche (Petrella, 2001) in cui i conflitti, che per il momento si combattono a colpi di dighe, laghi artificiali, deviazioni e condotte, sono destinati a sfociare in vere e proprie guerre.
Anziché con la forza, l’acqua si può ottenere con la ricchezza. In un reportage di Repubblica sugli Emirati Arabi (Valli, 2001) si parla di uno sceicco che irrigava la sua tenuta agricola nel deserto con l’acqua di un iceberg arrivato dal Polo Nord.
Ci sono altri grossi problemi politici e sociali legati all’acqua come, ad esempio, il problema dell’inquinamento causato dalle attività umane, al quale bisogna far fronte con procedimenti di depurazione. Se si agisce correttamente, l’acqua è una risorsa rinnovabile, ma non è illimitata; anzi, è, e sarà sempre più, una risorsa scarsa.
Poiché è indispensabile per la vita, come l’aria, l’acqua deve essere considerata un bene sociale di tutta l’umanità. E’ già stato scritto un Manifesto per un contratto mondiale affinché venga riconosciuto il diritto di accesso all’acqua ad ogni essere umano e si faccia, dell’acqua, una gestione solidale e sostenibile (Petrella, 2001).
Il pericolo, invece, è che le nazioni più forti monopolizzino le loro risorse e si impadroniscano di quelle dei loro vicini e, anche, che all’interno di ogni nazione l’acqua diventi un patrimonio privato. Il pericolo, insomma, è che l’acqua diventi una specie di “oro blu”, oggetto di speculazioni finanziarie e quindi, fatalmente, causa di ulteriori e più tragiche disuguaglianze che non farebbero altro che alimentare il terrorismo e far scatenare nuove guerre.
E’ responsabilità di noi tutti agire perché i governanti si adoperino fin d’ora a risolvere i problemi collegati all’uso dell’acqua su ogni scala: regionale, nazionale, globale. Il problema dell’acqua è emblematico del più vasto problema di un’umanità divisa: da una parte, quelli che hanno troppo e che sciupano, e, dall’altra, quelli che non hanno e che soffrono.