Alla morte di Abdullah bin Abdulaziz, giunta alcune settimane fa, il trono dell’Arabia saudita è toccato al fratello Salman bin AbdulAziz. A solo una settimana di reggenza della prima potenza per petrolio del mondo il neo re ha fatto piazza pulita di parte del precedente establishment costituito dai più vicini familiari del re defunto nonché da alcune figure di rango internazionale come il principe Bandar ben Sultan.
Una delle sue prime mosse è stata quella di dare spazio e potere a una nuova generazione, molto giovane di cui fa parte il figlio Mohammed, inesperto neo ministro della Difesa. Spodestato il clan del defunto re Abdullah, ritorna al potere il clan Soudeiri che in passato, sotto il re Fahd, aveva dato vita ad un’epoca di grande corruzione. In tale contesto, nulla dovrebbe cambiare al momento per quelli che vengono considerati i ministeri chiave chiave per il paese: Petrolio, Affari Esteri e Finanza. Infatti sia il ministro del Petrolio, Ali al-Nouaimi, che il ministro degli Affari Esteri, Saoud al-Fayçal e quello della Finanza Bin Abdul sono rimasti sulle loro poltrone. Non è capitata la stessa sorte a coloro che dirigevano rispettivamente il ministero della Giustizia e quello delle Politica Religiosa, considerati relativamente liberali.