Ieri l’ANAAO Assomed Piemonte ha indetto un’assemblea pubblica con i sindacati dei sanitari e la cittadinanza. Invitati Cirio e Icardi: non pervenuti
A fronte di una lettera aperta firmata da 133 medici dipendenti dell’ASL TO5, l’ANAAO piemontese ha deciso di indire questa assemblea, molto partecipata, alla quale hanno presenziato esponenti sindacali dei medici e degli infermieri e sindaci di Comuni interessati.
La situazione degli ospedali di TO5 è letteralmente surreale oltre che gravemente dannosa per la cittadinanza: ogni ospedale ha determinate unità specialistiche ma non altre, essere ricoverati in pronto soccorso in un ospedale di TO5 che non dispone dell’unità specialistica relativa la patologia del paziente, impone lo spostamento in altro ospedale, con disagio e potenziali pericoli per il paziente e gli operatori.
La struttura dell’ospedale di Moncalieri è dei primi del ‘900, totalmente inadatta ad un ospedale moderno. Nessuno di questi ospedali ha una piattaforma per l’atterraggio dell’elisoccorso, e siamo nel 2022.
La cosa che maggiormente ci ha colpito è lo scoramento dei sanitari, che traspare dalle loro analisi, la rabbia, così civilmente declinata, ma anche la grande pazienza e dedizione. Un ambiente di lavoro che farebbe fuggire chiunque, infatti molti fuggono. Fuggono peraltro anche i pazienti che sempre in maggior numero vanno a farsi curare in altre ASL della città metropolitana torinese.
Purtroppo, e questo va detto, dai tempi della Artesio, che fu Assessora regionale alla sanità fino al 2010, la sanità regionale ha avuto Assessori che certo non hanno contribuito allo sviluppo e adeguamento ai bisogni del SSN, Saitta (PD, Giunta Chiamparino) compreso, al quale dobbiamo un feroce taglio di posti letto negli ospedali piemontesi. Errori o malafede di cui oggi stiamo toccando con mano i disastrosi effetti.
Abbiamo già detto molto su Icardi, Assessore regionale alla sanità, che seppur invitato non si è fatto vedere. Chi fa l’osservatore politico ben sa che le parole non hanno alcun valore, ma che occorre osservare i fatti: c’è volontà da parte di questa Giunta di iniziare i lavori di una struttura indispensabile, urgente, improcrastinabile per la salute dei cittadini?
I Sindaci sono tutti stati concordi nell’affermare: “Fatelo dove volete ma fatelo”. Il perché di questa affermazione appare chiara dalle azioni di Icardi. Una delle appunto surreali e annose questioni è il dove collocare questa struttura. Alla fine, che non è mai una fine, si era arrivati a pensare a Cambiano. Ma, e questo è un segnale preciso, è stato tutto rimesso in discussione.
Un altro aspetto dirimente della questione è che praticamente i tempi tecnici per cui questa Giunta possa di fatto pervenire, non certo alla consegna alla cittadinanza, ma a porre basi concrete per un avvio dei lavori è la fine dell’anno prossimo, dopo si entrerà nel semestre propedeutico alle elezioni.
C’è un altro segnale che desta molti sospetti sull’effettiva volontà di fare questo ospedale: Icardi ha deciso di affidare la decisione non alla Giunta, ma al Consiglio Regionale, un’anomalia procedurale, per usare un’iperbole: un perfetto modo per “buttarla in caciara”.
C’è un’altra questione che è emersa dalle parole di Minola, “vittima sacrificale” designata da Icardi per il confronto nell’assemblea con sindacati e cittadinanza: “Se non ci saranno granelli negli ingranaggi…”, accusa che i Sindaci hanno immediatamente rispedito al mittente, disarmando Icardi dal poter riversare la colpa delle lungaggini agli amministratori locali.
Citiamo anche le parole precise e sintetiche che come sempre hanno caratterizzato l’intervento di Guido Giustetto, Presidente dell’Ordine dei Medici di Torino. Citando uno studio dell’IRES , ha affermato che un ospedale di per sé non è risolutivo, sebbene vada assolutamente realizzato, ma occorre mettere in atto tutti quei servizi che attengono alla medicina territoriale, la Cenerentola, aggiungiamo noi, della sanità piemontese.
Abbiamo descritto più volte come questa Giunta regionale sta affrontando i problemi sanitari. Abbiamo anche più volte detto che se la politica continua a non dare risposte è prevedibile che in gioco ci sarà la pace sociale.