Manifestazione ieri per gli studenti arrestati per i fatti del 18 febbraio
Il corteo è sfilato ieri in tardo pomeriggio da piazza Solferino a Piazza Castello, per poi proseguire fino al liceo Gioberti, prima scuola di Torino occupata dagli studenti per la morti di Lorezo Parelli e Giuseppe Lenoci.
Presenti al corteo Potere al Popolo e i sindacati di base.
In tutto questo, al di là di qualunque considerazione, occorre ricordare il motivo scatenante di queste proteste, su scala nazionale, che hanno interessato il movimento studentesco: due morti di ragazzi in mano allo Stato. Anche i tre ragazzi portati in carcere sono ora nelle mani dello Stato.
Le mamme dei ragazzi arrestati hanno emesso un comunicato: i ragazzi, tutti incensurati, sono stati sottoposti a misure cautelari preventive per una manifestazione studentesca. S. è stata sottoposta ai domiciliari per aver parlato al microfono, denunciano i manifestanti.
S. è la stessa ragazza che abbiamo visto con i nostri occhi sanguinare dalla testa durante l’inqualificabile pestaggio del 28 gennaio operato dalle forze dell’ordine a danno degli studenti in piazza Arbarello. Non ci risulta, eravamo presenti, che abbia preso parte ad alcuno scontro durante i fatti all’Unione Industriali del 18 febbraio.
S.,un altro studente, secondo indiscrezioni, è sottoposto ad obbligo di firma per una presunta “regia”, anche lui non ci risulta aver preso materialmente parte ai fatti. Sarebbe il caso che la parola “regia”, ormai così spesso usata insidiosamente come sinonimo di “mandante”, scomparisse dal linguaggio ormai corrente in ambito giudiziario. Non si tratta di omicidi di mafia.
I ragazzi, denunciano le loro madri, sono incensurati. Sconcerta la durezza delle misure preventive, i 3 ragazzi detenuti al Lorusso sono in isolamento per Covid: l’udienza col GIP è stata rinviata, non hanno potuto sentire i propri avvocati, i ragazzi quindi sono in carcere, in isolamento, senza che ci sia stato un pronunciamento. Non avendo potuto parlare con i legali, verosimilmente non conoscono la loro situazione.
“Vivono in una bolla di sospensione in cui nessuno ha potuto vederli, parlare con loro“, afferma il comunicato delle madri, “uno di loro ha recentemente subito un intervento chirurgico per il quale dovrebbe effettuare controlli“.
“Emiliano, Francesco e Jacopo sono finiti in un buco nero“.
La sorella di uno dei ragazzi in carcere era anche lei in piazza, sostenuta dalle amiche, anche sul suo viso abbiamo letto l’angoscia per la situazione del fratello.
Questa mattina le mamme si sono recate al carcere per consegnare pacchi, i generi alimentari, il cibo delle madri dei ragazzi, per le complesse norme del sistema penale, non sono stati accettati.
Abbiamo assistito all’angoscia delle mamme degli studenti, al dolore sui loro visi, alla forza con cui una donna tenta di proteggere il proprio figlio partorito, che continua a sentire, inevitabilmente, come parte di sé.
Durissimi gli interventi al microfono, anche di studenti medi giovanissimi, in un corteo che è stato davvero l’altra faccia di una Torino inebriata dall’Eurovision. Era palpabile lo stupore della gente a spasso per il centro, in molti hanno ascoltato, con un’attenzione che ci ha stupito, gli interventi al microfono dei manifestanti efficacemente diffusi dai watt dall’impianto montato sull’auto in testa al corteo.
Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso ha sfilato a fianco di queste mamme. La sorellanza è la cifra di queste donne, che in quanto mamme, ben comprendono la sofferenza della madri dei ragazzi, indagati per forme di dissenso, stringendosi a loro nel sostegno.
“Vogliamo che siano revocate queste gravi misure cautelari per tutte e tutti, che si riconosca il fatto che sono incensurati, che si permetta ai detenuti di interloquire immediatamente con i loro avvocati e di tornare a casa. Noi madri siamo qui, sempre saremo qui, non un passo indietro” hanno dichiarato le madri a chiusura del comunicato letto il piazza Castello.
Il comunicato delle mamme dei ragazzi raggiunti dalle misure cautelari: