“Servono campi che siano umani, con condizioni igieniche e sanitarie sostenibili”: padre Evaristus Bassey, direttore di Caritas Nigeria, dice alla MISNA che centinaia di migliaia di sfollati costretti a fuggire dalle violenze di Boko Haram pagano anche la mancanza di pianificazione dell’assistenza da parte del governo.
“Attraverso l’Ente nazionale per la gestione delle emergenze – sottolinea padre Bassey – le autorità federali coordinano l’assistenza umanitaria; ma si limitano di fatto a curare la distribuzione di razioni alimentari, senza preoccuparsi di garantire ripari adeguati e campi di accoglienza vivibili”.
Nel Borno, nello Yobe e nell’Adamawa, gli Stati nord-orientali della Nigeria dove Boko Haram ha le sue roccaforti, le violenze degli islamisti e la repressione dell’esercito hanno costretto circa un milione di persone a lasciare le proprie case. Molte famiglie hanno raggiunto campi improvvisati a Maiduguri o a Yola, rispettivamente capitali del Borno e dell’Adamawa. Altre sono fuggite in direzione del Plateau, dello Jigawa o del Nassarawa, più a ovest o a sud.
Migliaia di profughi, del resto, hanno attraversato le frontiere. Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), sono almeno 11.320 i nigeriani che hanno oltrepassato il confine con il Ciad dall’inizio dell’anno. Molti sono partiti dopo l’assalto di Boko Haram alla cittadina di Baga, in riva al Lago Ciad. Un’offensiva culminata in una strage secondo fonti locali della MISNA, che hanno riferito di centinaia di morti. Ma la crisi si sta acuendo anche nelle aree confinanti con il Camerun. Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), i profughi a ridosso dei due lati della frontiera sono più di 120.000.
Buona parte del peso di questa situazione drammatica, spiega alla MISNA Cecilia Agrinya’owan, portavoce di Caritas Nigeria, finisce sulle spalle delle comunità che accolgono i profughi. “Non hanno i mezzi per far fronte ai bisogni di migliaia di persone sradicate e prive di tutto” dice la responsabile: “La situazione è terribile soprattutto dal punto di vista sanitario”. In questo contesto, la partecipazione degli sfollati alle elezioni nigeriane del 14 febbraio appare una questione di importanza secondaria. “La priorità sono i diritti umani” dice Agrinya’owan, commentando le assicurazioni dei vertici della Commissione elettorale sull’allestimento di seggi speciali nei campi degli sfollati.