Dai tumori per fortuna si guarisce sempre di più. In Italia sono oltre 900mila le persone (su 3 milioni e mezzo di pazienti oncologici) che oggi sono guarite da un tumore. Persone che però spesso – proprio a causa di una malattia dalla quale sono guarite – sono costrette a fare i conti con le difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi: nella richiesta di mutui e prestiti, nella stipulazione di assicurazioni oppure nell’adozione di figli.
La Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) ha lanciato la prima campagna nazionale di raccolta firme a favore del diritto all’oblio oncologico. La fondazione ha raccolto nel tempo centinaia di testimonianze di ex pazienti oncologici. Persone che non sono più malate, cittadini e cittadine come altri, “guariti” poiché hanno raggiunto la stessa attesa di vita della popolazione generale ma che sono costrette ancora a dover fare indirettamente i conti con la malattia.
In Italia ancora non c’è una legge sull’oblio oncologico per tutelare gli ex malati. Il 29 marzo scorso, dopo alcuni confronti con le associazioni scientifiche e di pazienti, Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione Sanità in Senato, ha illustrato un disegno di legge per garantire ai malati oncologici, una volta guariti, il diritto all’oblio. Un diritto che condiziona altri diritti, che vengono in questo modo compromessi, quando non addirittura misconosciuti a chi ha dovuto affrontare un tumore ma per fortuna ne è uscito.
La proposta a prima firma della senatrice Paola Boldrini e sottoscritta da moltissimi altri parlamentari, dispone che sia definito guarito un paziente oncologico a 10 anni dall’ultima terapia in assenza di recidive, 5 anni in caso di paziente under 18. In questi casi l’aspettativa di vita torna nella normalità e quindi è giusto che le informazioni cliniche non siano più rilevanti.
È ormai noto come la malattia in molti casi sia curabile e in molti casi si può anche guarire. A questa guarigione medica deve però necessariamente corrispondere anche una “guarigione sociale” e, quindi, poter -per esempio- chiedere un mutuo senza essere vincolati da un’assicurazione sulla vita, oppure poter adottare un bambino o non avere problemi sul lavoro, come purtroppo accade e come è stato puntualmente evidenziato nel 9° Rapporto dell’Osservatorio F.A.V.O. sulla condizione assistenziale dei malati oncologici.
In altri Paesi come Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo sono state già emanate norme che regolano il diritto all’oblio oncologico e che riconoscono agli ex pazienti il diritto a non dover dichiarare informazioni sulla propria malattia. Occorre perciò spingere affinché il Parlamento quanto prima possa dotare anche il nostro Paese di una normativa sull’oblio oncologico. Per questa ragione Fondazione AIOM ha realizzato la campagna di comunicazione “Io non sono il mio tumore” con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, nella speranza di raggiungere al più presto gli altri Paesi virtuosi. Per aderire alla campagna di raccolta firme: http://dirittoallobliotumori.org/cosa-fare/raccolta-firme/.