Tre compagnie petrolifere multinazionali, Total, CNOOC e Tullow, vogliono costruire un oleodotto in Africa Orientale, chiamato EACOP (East African Crude Oil Pipeline) per trasportare petrolio greggio dall’Uganda fino al porto commerciale di Tanga in Tanzania. La costruzione di questo oleodotto costringerebbe 86.000 persone a sfollare e metterebbe a rischio aree già fragili e con alta biodiversità, come le zone umide della Tanzania e il bacino del Lago Albert e del Lago Vittoria, dal quale dipendono più di 40 milioni di persone per l’acqua potabile e la produzione di cibo.
Con i suoi 1443 chilometri, sarebbe il più lungo oleodotto riscaldato al mondo, e il petrolio che intende trasportare, una volta bruciato, genererebbe ogni anno più di 34 milioni di tonnellate di CO2: l’8% delle emissioni annuali italiane.
Le persone minacciate dal progetto EACOP stanno chiedendo a tutte le compagnie coinvolte di fermare il progetto. Migliaia di persone sono già scese in piazza per fermare l’ennesimo progetto di matrice neocolonialista a minacciare il complesso equilibrio sociale ed economico dell’area.
Già 15 banche e 7 compagnie assicurative hanno deciso di non supportare l’EACOP, perché non l’hanno ritenuto un investimento vantaggioso, ma SACE, agenzia di credito all’esportazione italiana, sta valutando di assicurare il progetto.
Le azioni di SACE sono per il 90% del Ministero dell’Economia e delle Finanze, quindi è come se lo Stato italiano supportasse il progetto. Per rispettare l’Accordo di Parigi serve tagliare drasticamente le emissioni: un investimento di queste dimensioni a favore dei combustibili fossili va nella direzione opposta.
“Siamo rimasti sorpresi quando abbiamo saputo che SACE sta valutando di supportare il progetto EACOP. L’Italia è tra i 34 governi e 5 istituzioni finanziarie internazionali ad aver firmato un accordo che impegna i paesi ad allineare il loro supporto pubblico internazionale verso una transizione verso energie pulite. Supportare il progetto EACOP compromette drasticamente questa transizione.” dichiara Samuel Okulony dell’Environment Governance Institute in Uganda.
Non possiamo e non vogliamo essere complici di un progetto che ha come scopo far arricchire gli investitori del fossile a scapito del nostro futuro e di quello delle aree e delle persone direttamente coinvolte. Non vogliamo che lo Stato italiano partecipi in alcun modo a nuovi progetti di combustibili fossili.
E’ per questo che ci uniamo al mailbombing lanciato da ReCommon insieme ad altre realtà internazionali per chiedere a SACE di non assicurare l’EACOP. Per partecipare controlla sui canali di Fridays For Future Italia.
I tempi sono stretti, sappiamo che SACE ritiene di concludere la valutazione del progetto tra meno di un mese: per questo è importante fare pressione, adesso.
Link al video utilizzabile: https://drive.google.com/file/