Lo sapevamo da tempo. Ora ne abbiamo conferma ufficiale. Coop Alleanza 3.0 si sta comportando alla stessa maniera di una grande azienda privata che risponde unicamente al mercato, calpestando platealmente i valori e i principi originari della cooperazione e della mutualità. Coop Alleanza 3.0 è una delle più grandi imprese della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro paese, con 400 negozi (di cui 62 ipermercati), con circa 20.000 lavoratori, con 2.300.000 soci, la più grande Cooperativa in Europa per numero di soci.
Questi sono i fatti eloquenti: a febbraio scorso è partita una trattativa nazionale e locale coi sindacati confederali – tuttora in corso – nell’ambito della discussione sul contratto integrativo aziendale per tutti i lavoratori dipendenti di Coop Alleanza 3.0, nata nel 2016 attraverso una fusione di tre società cooperative (Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nordest). I temi in discussione sono essenzialmente questi: le relazioni sindacali e l’organizzazione del lavoro. La complessa proposta di Coop Alleanza 3.0, in molte parti, è irricevibile, sconcertante, inaccettabile, da scontro sindacale durissimo. L’azienda infatti propone significative retrocessioni rispetto ai diritti acquisiti dei lavoratori, peggiora le condizioni di lavoro dei dipendenti, poiché è intenzionata a ridurre la programmazione dei turni, a incrementare nettamente i turni spezzati, a introdurre orari sempre più flessibili, a rendere obbligatorio il lavoro domenicale e festivo.
In materia di diritti sindacali, l’azienda intende mettere in difficoltà l’agibilità sindacale dei Rappresentanti Sindacali Aziendali e dei Rappresentanti Sindacali Unitari (RSA e RSU), introducendo elementi di disturbo con tanto di limitazione nei permessi sindacali.
In materia di organizzazione del lavoro, l’azienda ha elencato una lunga serie di proposte tese a destrutturare l’organizzazione stessa, tese a deregolamentare in maniera spietata l’impiego del personale dipendente Coop. L’obiettivo aziendalistico è chiaro: i tempi dei lavoratori diventano manipolabili, incerti, precari. Vi trascrivo testualmente alcune proposte clamorose che l’azienda ha avanzato ai sindacati, proposte di vero e proprio smantellamento delle garanzie costruite dai lavoratori nel tempo, proposte tese ad impedire un’autentica conciliazione fra i tempi dell’attività lavorativa e i tempi della vita affettiva e di relazione. Teniamo infatti in considerazione il fatto che in Coop vi è larghissima presenza di donne con bimbi e famiglia.
Queste le proposte di Coop:
• prevedere un minimo periodo di programmazione dei turni lavorativi (una sola settimana);
• introdurre la turnazione notturna anche ai negozi chiusi;
• disporre di turni unici di minimo 3 ore e di massimo 8 ore, con turni spezzati di minimo 6 ore e di massimo 10 ore;
• eliminare le pause retribuite;
• obbligo di lavoro domenicale
Occorre aggiungere altro?
Davide Fabbri, blogger indipendente