Lo Scorso 5 aprile è stata approvata in Senato, praticamente all’unanimità, la giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino che si terrà ogni anno il 26 gennaio
Il 26 gennaio del ’43 ci fu la battaglia di Nikolajewka in Russia.
Desta grande perplessità che la data scelta ricorra proprio il giorno di quella battaglia combattuta dalle Forze Armate italiane durante l’invasione nazifascista in Russia. L’Italia era forza d’invasione.
Le perplessità riguardano anche l’opportunità di un’approvazione di questo testo di legge proprio nel momento in cui la pace in “occidente” è più che mai fragile, momento in cui una neutralità da parte degli Stati europei, volta a favorire i negoziati di pace, sarebbe più importante che mai. Un segnale certamente non rassicurante, una doppia morale: da una parte si condanna l’invasione di Putin in Ucraina, dall’altra si celebra una giornata dell’invasione delle forze nazifasciste in Russia.
Desta inquietudine che ci sia quello che a tutti gli effetti pare un “partito unico della guerra”. Una compagine che va da FdI al PD ha votato per l’invio di armi; un Senato che vota, in sostanza, unanimemente (1 astenuto, nessun contrario) un giorno della memoria nella ricorrenza di una battaglia in Russia nel ’43.
Resta da capire quanto questi politici stiano garantendo la sicurezza degli italiani e siano in linea con l’Art. 11 della Costituzione Italiana – pubblicato peraltro sul sito del Senato – che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, proprio ciò che sta oggettivamente capitando in Ucraina; quanto tutto questo stia di fatto decretando la fine di una neutralità, di una volontà negoziale, di una volontà di pace.
La pace non è mai stata facile, il darla per scontata dalla caduta del muro di Berlino è stato stupido, va perseguita con sforzo pervicace e, data l’alternativa, a tutti i costi. La neutralità è una condizione primaria, i segnali politici ne sono parte fondamentale.
Non a caso una forte denuncia arriva proprio dalle mamme, le prime a preoccuparsi dello spirare di venti di guerra. Madri per Roma città aperta, Mamme in piazza per la libertà di dissenso, Madri contro l’operazione Lince – Contro la repressione esprimono dissenso e preoccupazione per tale decisione politica.
Uno stralcio del loro comunicato:
E’ giusto che ci sia una giornata dedicata agli alpini. Molti di essi combattenti in Russia, che dopo l’8 settembre 1943 del si unirono alla Resistenza Partigiana. Nella Prima Guerra mondiale furono tantissime le pagine di storia scritte dagli Alpini in difesa del nostro Paese e altre ne scrissero nel dopoguerra con importanti interventi verso la popolazione civile colpita da disastri come nel caso del Vajont nel 1963.La nuova ricorrenza cade immediatamente prima della Giornata della Memoria il 27 gennaio. Il fronte orientale fu anche il luogo dove ebbe inizio lo sterminio degli ebrei, luogo dove venne avviata la “soluzione finale”, poi compiutasi soprattutto all’interno della Polonia occupata.Perché offuscare la giornata della memoria del 27 gennaio in cui si ricorda la liberazione dei reclusi di Auschwitz da parte dell’armata Sovietica con una Giornata immediatamente precedente dove la stessa armata, in una propaganda figlia ancora oggi del regime fascista, viene descritta come nemico responsabile della morte dei nostri alpini.Pare di più una scelta legata ad una evidente venatura nazionalistica, che ormai scorre nel territorio europeo, non solo in Ungheria, ma spinta fortemente da quel vento di revisionismo storico che aleggia da alcuni anni in Italia, che vuole equiparare ogni evento storico, ogni morte.Lo Stato ci chiede di ricordare contemporaneamente la morte degli alpini che purtroppo hanno combattuto in quel 1943 per un regime fascista e l’ebreo massacrato dallo stesso regime.Tutto questo a qualche giorno da quel 25 aprile che vede l’Italia, l’Europa e la stessa Russia liberato dal terribile regime nazifascista.Ma questa non è equidistanza. Dietro quest’atto istituzionale c’è una gravissima azione di divisione del popolo italiano, di continuare a seminare e a far crescere nel Paese l’odio al posto dello spirito di libertà conquistata di quel 25 aprile del 45.