Camera del Lavoro di Milano, giovedì sera. La rete Sostenere Riace organizza un’altra serata; questa volta si ascoltano i racconti di coloro che in diversi angoli d’Italia sanno bene cosa sia l’accoglienza.
Sullo sfondo la vicenda di Mimmo Lucano e la sua vergognosa condanna, dall’altra un’ultima guerra che ci devasta da sei settimane. La stanchezza è sul volto di molti, sia presenti che in collegamento.
Gli attivisti e le attiviste che intervengono si occupano da anni di persone che arrivano da lontano cariche di dolore, sofferenze, ferite, fatiche. E’ una società civile, spesso abbandonata o peggio osteggiata e criminalizzata dalle istituzioni, che cerca di alleviare i soprusi subiti dai migranti, perché possano rialzarsi e trovare un luogo degno dove vivere. Dopo una breve presentazione, che ripercorre gli eventi già organizzati dalla rete e ricorda che l’attacco a Riace e a Mimmo Lucano fa parte di un ampio attacco in atto in tutta Europa contro le realtà solidali con i migranti, si avvicendano gli interventi, coordinati dalla conduzione di Sara Zambotti: cominciano Angelica Villa di Refugees Welcome Italia e Bruno Neri di Terre des hommes, che partecipano alla gestione degli arrivi dall’Ucraina e confidano che se qualcuno ora ha “più diritti” del solito, questi vengano allargati al più presto e che questa “ondata” di accoglienza non si esaurisca in breve tempo, ma piuttosto si allarghi.
Le immagini che arrivano da Trieste e da Oulx, al confine tra Italia e Francia, hanno molto in comune: scarpe, scarponi, piedi piagati, corpi martoriati, ferite fisiche e psicologiche, sofferenza, ansia per un futuro incerto. Uomini e donne, nate per caso in Italia, come Gian Andrea Franchi, Emilio Scalzo, Lorena Fornasir, Elena Pozzallo e Silvia Massara, che aiutano come possono uomini e donne nate per caso in un’altra parte del mondo. Persone che sognano una vita migliore e nel frattempo rischiano la vita in viaggi pericolosi, che possono durare anni.
E poi si arriva al Mediterraneo: Alberto Mallardo di Sea Watch e Cecilia Strada di ResQ raccontano come preferirebbero non ci fosse bisogno di loro, come dovrebbero essere gli Stati ad occuparsi di salvare vite umane, della vergogna di essere minacciati da motovedette libiche (finanziate dalle nostre tasse), mentre le loro navi di soccorso sono bloccate a volte per mesi per controlli, fermi, indagini… Toccante l’intervento video di una giovane tedesca dell’equipaggio di Iuventa, che sarà insieme ad altri a Trapani il 21 maggio, per un processo che li vede accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Pazzesco.
Un sottobosco di umanità che riscatta il nostro paese, altrimenti complice in questo processo europeo vergognoso che ha inventato il “delitto di solidarietà”.
Serata importante, fortunatamente registrata e visibile nella pagina Facebook di Sostenere Riace. Un fiume assetato che lotta quotidianamente contro l’indifferenza. Ingrossarlo, farne parte, in ogni luogo, è nostro dovere.