Una conferenza organizzata ad Amburgo, in Germania, il 3-5 Febbraio 2012. Il tema era” La Sfida alla Modernita’ Capitalistica: Concetti Alternativi e la Questione Curda”. Il testo che segue e’ una relazione presentata a quella conferenza.
Nel Febbraio 1999, nel momento in cui Abdullah Ocalan veniva arrestato in Kenia, Murray Bookchin e io vivevamo a Burlington, nel Vermont (USA). Seguimmo l’arresto di Ocalan sui giornali e alla radio. Bookchin provava simpatia per la tragedia del popolo Curdo- lo affermava ogni qualvolta il soggetto veniva discusso- ma considerava Ocalan l’ennesimo leader guerrigliero Marxista-Leninista, uno Stalinista moderno. Murray aveva lotttato contro questa gente per decenni, per aver misdiretto gli impulsi popolari anelanti alla liberta’, verso l’autorita’, il dogma, lo statismo e persino-anche se le apparenze sembrerebbero differire- verso l’accettazione del capitalismo.
Bookchin stesso era stato uno Stalinista negli anni ’30, quando era ancora adolescente, e se ne allontano’ qualche anno piu’ tardi per avvicinarsi ai Trotskyisti. A quell’epoca i Trotskyisti pensavano che la seconda guerra mondiale si sarebbe conclusa con la rivoluzione socialista proletaria in Europa e negli Stati Uniti, allo stesso modo in cui la Prima Guerra Mondiale aveva originato la Rivoluzione Russa. Durante la guerra Bookchin aveva lavorato duramente in una fonderia per tentare di organizzare i lavoratori per ribellarsi e per fare quella rivoluzione. Ma nel 1945 essi non la fecero . Il movimento Trotskyista, con la sua profezia, si sciolse come neve al sole. Molti, anche se non tutti i suoi adepti, abbandonarono il Marxismo e in genere le politiche rivoluzionarie; diventarono accademici o editori di riviste, lavorando piu’ o meno all’interno del sistema.
Anche Bookchin rinuncio’ al Marxismo, dato che il proletariato aveva chiaramente voltato la schiena alla rivoluzione. Pero’, invece di integrarsi nel sistema, lui e i suoi amici fecero qualcosa di diverso: continuarono a essere rivoluzionari sociali. Si ricordarono che Trotskyi, prima di essere assassinato nel 1940, aveva detto che , dovesse accadere l’improbabile- cioe’ che la guerra non generasse la rivoluzione- allora sarebbe necessario rivedere la dottrina Marxista stessa. Bookchin e i suoi amici, insieme, incontrandosi settimanalmente durante gli anni ’50, cercarono di identificare nuove vie per rinnovare il progetto rivoluzionario, tenendo conto delle nuove circostanze.
Il capitalismo, ne erano certi, continua a essere, in maniera inerente, un sistema sbagliato, autodistruttivo. Ma, se non il proletariato, allora qual’e’ il suo punto debole. Bookchin comprese, agli inizi degli anni ’50, che il difetto principale sta nel fatto che il capitalismo e’ in conflitto con l’ambiente naturale; e’ distruttivo nei confronti della natura e del benessere di tutta la specie umana. Esso industrializza l’agricoltura, avvelenando i raccolti e, di conseguenza la gente, con veleni chimici; porta alla crescita incontrollata e invivibile delle citta’, facendole diventare megalopoli, senza legami con la natura; cambia le persone in automi e danneggia i loro corpi e la loro psiche. Li spinge, attraverso la pubblicita’, a spendere i loro guadagni in oggetti inutile, la cui produzione danneggia ancora di piu’ l’ambiente. La crisi del capitalismo allora potrebbe derivare non dallo sfruttamento delle classi lavoratrici ma dalla deumanizzazione intollerabile della persone e dalla distruzione della natura.
Per creare una societa’ ecologica, le citta’ dovrebbero essere decentralizzate, cosi’ che la gente potrebbe vivere insieme, in maniera piu’ intima, e autogovernarsi, producendo il sostentamento a livello locale e usando energia rinnovabile. La nuova societa’ verrebbe guidata non dai dettami del mercato, o dagli imperativi di un’autorita’ statale, ma dalle decisioni del popolo. Queste decisioni sarebbero influenzate dall’etica a livello comunalistico.
Per creare questa societa’ razionale ed ecologica noi avremmo bisogno di istituzioni vitali- cio’ che Bookchin chiamo’ “forme di liberta’ ”. Ambedue, l’organizzazione rivoluzionaria e le istituzioni per la nuova societa’ dovrebbero essere realmente liberatorie, cosi’ che non potrebbero portare a un nuovo Stalin, a nuove forme di tirannia nel nome del socialismo. Esse tuttavia dovrebbero essere abbastanza solide da sopprimere il capitalismo.
Egli concluse che queste istituzioni potrebbero essere solamente le assemblee democratiche. Lo stato nazione esistente dovrebbe essere eliminato e i suoi poteri trasferiti alle assemblee dei cittadini. Questi ultimi, piuttosto che i capitani d’industria, prenderebbero le decisioni, per esempio circa l’ambiente. E, dato che le assemblee funzionerebbero solo localmente, perche’ il tutto funzioni su aree geografiche allargate, allora i consigli dovrebbero connettersi insieme- confederarsi.
Bookchin lavoro’ per decenni a queste idee, elaborandole nel contesto di una societa’ ecologica e democratica. Nel 1990, per esempio, egli affermo’ che la confederazione dei consigli dei cittadini metterebbe in atto un contropotere o un potere dualistico contro lo stato-nazione. Egli chiamo’ questo programma “municipalismo libertario”; e piu’ tardi lo identifico’ con la parola comunalismo.
Durante questo periodo egli cerco’ di persuadere gli Americani e gli Europei di sinistra dell’importanza di questo progetto. Ma in quegli anni questa gente era troppo occupata ad ammirare Mao, Ho Chi Minh, e Fidel Castro. Bookchin cerco’ allora di far capire che queste figure erano dittatori; a sinistra nessuno voleva ascoltare queste critiche. L’ecologia e la democrazia sono idee piccolo borghesi, gli dissero. Gli unici che ascoltarono cio’ che Bookchin aveva da dire erano gli anarchici, perche’ le sue idee erano contro lo stato. Egli era divenuto, nei fatti, un anarchico di alto profilo.
Egli disse agli anarchici che il suo programma per il municipalismo libertario costituiva la loro politica naturale, le loro ovvie teorie rivoluzionarie. Essi lo ascoltavano con molto rispetto, ma gli dicevano che non apprezzavano i governi locali non piu’ di qualsiasi altra forma di governo; e si opponevano anche alla regola del voto di maggioranza, perche’ significava che le minoranze non sarebbero state rispettate. Gli anarchici preferivano gruppi comunitari non politici, cooperative, librerie radicali, le comuni; Bookchin pensava che queste istituzioni erano accettabili ma che, per fare una vera rivoluzione, e’ necessario un modo di ottenere potere politico attivo, concreto, acquisito, strutturale e legale. Il municipalismo libertario costuiva un modo per ottenerlo, per piantare il piede, in modo fermo, contro lo stato-nazione.
Egli corteggio’ gli anarchici. Fece loro la corte, li prego’, li imploro’, li blandi’, e li rimprovero’. Fece di tutto per persuaderli che il municipalismo libertario sarebbe stato il modo per dare rilevanza all’anarchismo. Tuttavia, verso il 1999- intorno al periodo in cui Ocalan fu arrestato- egli stava ammettendo con se’ stesso il proprio fallimento e si trovava quindi nel mezzo di un processo di separazione dall’anarchismo.
Con tutto quello che stava accadendo non leggemmo abbastanza della difesa pronunciata da Ocalan al suo processo, accusato di tradimento: non sapevamo, per esempio, che egli stava attraversando una trasformazione simile a quella sperimentata da Bookchin mezzo secolo prima; che stava rigettando il Marxismo-Leninismo a favore della democrazia. Ocalan aveva concluso che il Marxismo era autoritario e dogmatico e incapace di considerare i problemi presenti in maniera creativa. Noi “dobbiamo adattarci alle condizioni del momento storico”, disse ai giudici. Per continuare ad avanzare era necessario “ rivedere i principi, i programmi e il modo d’azione”. Era qualcosa che Bookchin avrebbe potuto dire nel 1946.
Oggi, Ocalan dichiaro’ ai giudici Turchi, i sistemi rigidi stanno collassando e “ i problemi nazionalistici, culturali, etnici, religiosi, linguistici e regionali sono risolvibili devolvendo e applicando standards democratici i piu’ ampi possibili”. Il PKK (Partito Comunista del Popolo Curdo Ndt.), egli disse, deve rinunciare al suo obiettivo di ottenere uno stato Curdo separato e adottare un programma democratico applicabile a tutta la Turchia.
Egli disse che la democrazia e’ la chiave per la questione Curda, perche’ in un sistema democratico ciascun cittadino ha il diritto di voto e tutti partecipano, senza distinzione riguardo l’etnia. Lo stato Turco potrebbe essere democratizzato cosi’ da poter riconoscere l’esistenza del popolo Curdo e i suoi diritti alla propria lingua e cultura. Non si trattava di una democrazia assembleare come descritta da Bookchin, si trattava piuttosto di un approccio dall’alto in basso. “ Il fine e’ una repubblica democratica”
La democrazia, fece notare, era anche la chiave per il futuro della Turchia, dato che la Turchia non potrebbe mai essere una democrazia reale senza i Curdi. Altre nazioni democratiche hanno risolto i loro problemi etnici mediante l’inclusione di gruppi che erano stati marginalizzati nel passato- e l’inclusione e la diversita’ li ha rafforzati. Gli Stati Uniti, l’India e molte altre nazioni con problemi etnici piu’ complessi di quelli della Turchia hanno fatto progressi nel campo dell’inclusione etnica e sis ono tutti rafforzati nel processo. Tutto intorno al mondo, l’accettazione ha trasformato le differenze in rafforzamenti.
Qualunque cosa i giudici abbiano pensato del messaggio di Ocalan, a loro comunque non piacque il messaggero- lo giudicarono colpevole e lo condannarono a morte, una sentenza che fu commutata piu’ tardi in isolamento.
Bookchin diceva che gli anarchici migliori sono quelli che avevano un passato Marxista. Diceva che sanno pensare, come disegnare la logica delle idee. Perche’ capiscono la dialettica. Egli avrebbe sicuramente riconosciuto questa capacita’ in Ocalan, se si fossero mai incontrati. Tutti e due condividevano un modo di pensare dialettico, ereditato dal loro comune passato Marxista. Non e’ che fossero materialisti dialettici- tutti e due capivano che il concetto Marxista era inadeguato, perche’ le cause storiche sono multiple, non solo economiche. Ma tutti e due rimasero dialettici; affascinati dai processi di sviluppo della storia.
La dialettica e’ un modo per descrivere il cambiamento- non il tipo di cambiamento cinetico che costituisce un problema della fisica- ma il cambiamento nello sviluppo che avviene nella vita organica e nei cambiamenti sociali. Il cambiamento progredisce attraverso le contraddizioni. In qualsiasi sviluppo, un po’ del vecchio viene preservato mentre un po’ del nuovo viene aggiunto, risultando in Aughebung, o trascendenza.
Ambedue pensavano in termini di sviluppo storico. Infatti, tutti e due scrissero di importantissimi eventi storici avvenuti durante la civilizzazione, piu’ d’uno, diverse volte, analizzando le dialettiche di dominazione e resistenza degli stati contrapposti alle battaglie per la liberta’. Al contrario dei Marxisti, essi non usarono la dialettica per predire inevitabili rivoluzioni future- sapevano che non si possono prevedere. Invece essi si impegnarono per aumentare le possibilita’, per identificare le potenzialita’, per stabilire le fondamenta storiche per cio’ che essi pensavano dovesse costituire il prossimo passo politico. Lo usavano coscientemente o no, per l’etica- per far derivare, da cio’ che successe nel passato, cio’ che potrebbe avvenire nel futuro.
Tutti e due hanno scritto molto, separatamente, delle origini della civilta’: di societa’ primordiali nel Paleolitico: dalla comparsa dell’agricoltura e della proprieta’ privata e delle societa’ divise in classi; l’apparizione della religione; dell’amministrazione degli stati, gli eserciti e degli imperi, dei monarchi e nobilta’ e del feudalesimo. E hanno descritto la modernita’, la comparsa dell’Illuminismo, la scienza, la tecnologia, il capitalismo. Per brevita’ chiamero’ queste riflessioni le “Narrazioni della Civilta’”.
Bookchin ha scritto due grandi Narrazioni della Civilta’: The Ecology of Freedom (1981) e Urbanization Against Cities (1986). Ocalan ne ha scritte diverse, quali per esempio The Road to Civilization e parti di The PKF and the Kurdish Question e anche il piu’ recente Road Map.
Essi hanno lavorato alle loro Narrazioni della Civilta’ affinche’ risultino utili nelle problematiche politiche presenti. The Ecology of Liberty costituisce, tra le altre cose, uno strumento contro l’ecologismo riformista e dominante a favore dell’ecologia sociale radicale. Bookchin voleva far capire ai liberali che si muovono cautamente che essi possono aspirare a molto di piu’ delle semplici riforme dello stato- che essi potrebbero e dovrebbero pensare in termini di raggiungimento di una societa’ ecologica. La gente viveva in maniera comunale nel passato e potrebbe ritornare a farlo di nuovo.
In questo modo Bookchin ha descritto le antiche societa’, quelle ante litteram, che comparvero nella storia umana e che egli chiamo’ “societa’ organiche”, tribali, comunali e senza gerarchie nelle quali la gente viveva cooperando gli uni con gli altri. Egli identifico’ le caratteristiche specifiche che determinavano la loro cooperativita’: i mezzi per vivere erano distribuiti secondo la tradizione dell’usufrutto ( uso delle risorse necessarie e niente di piu’), la complementarieta’ (il mutualismo etico), e il minimo indispensabile (il diritto di tutti al sostentamento, all’abitazione e al vestiario). “ Da questa sensazione di unita’ tra gli individui e la comunita’ emerge una sensazione di unita’ tra la comunita’ e il suo ambiente”, scrisse; queste societa’ organiche vivevano in armonia con il mondo naturale.
Quindi egli traccio’ uno sviluppo dialettico: la comparsa della gerarchia, in modo immanente, al di fuori della societa’ organica; il patriarcato e la dominazione della donna; la gerontocrazia; gli sciamani e i preti; i guerrieri e i capi e gli stati; le societa’ divise in classi. Da li’ in poi inizio’ l’idea di dominare la natura, ridefinendo la natura come un oggetto che deve essere sfruttato.
Per Bookchin, l’eredita’ della dominazione lasciata dalla gerachia e’ contrapposta a un’eredita’ di lunga data della liberta’- movimenti di resistenza, attraverso la storia, che hanno dato corpo a principi derivanti dalle societa’ organiche- l’usufrutto, la complementarieta’, il minimo indispensabile. C’e’ ancora un potenziale per una trascendenza dialettica del dominio in una societa’ cooperativa libera che potrebbe rendere possibile una relazione cooperativa con la natura. Egli chiamo’ questo insieme di idee l’ecologia sociale.
Eravamo nel 1982. In una seconda Narrazione della Civilta’, Urbanization without Cities, egli cerco’ di stabilire le fondamenta storiche della democrazia assembleare. Scopri’ una tradizione di consigli dei cittadini nell’antica ecclesia Ateniese; nelle antiche citta’ Italiane e Tedesche e nei Paesi Bassi; nelle veche Russe di Pskov e Novograd; nelle assemble “comunere” della Spagna del sedicesimo secolo; nelle assemble rivoluzionarie dei quartieri Parigini del 1793; nella Comune di Parigi nel 1871, nei Soviets del 1905 e 1917; nei collettivi rivoluzionari in Spagna nel 1936-1929 e nelle assemblee dei cittadini del New England di oggi, fra gli altri. Egli mostro’ come (contrariamene al Marxismo) il luogo per la rivoluzione non era la fabbrica ma la municipalita’. L’urbanizzazione ha posto le basi dialettiche per una rivolta municipalistica per la liberta’ contro lo stato-nazione.
Ocalan, confinato in solitudine nella sua isola prigione, ha dedicato tutto se’ stesso allo studio e a scrivere di Narrazioni della Civilta’. Nel suo libro, Roots of Civilization (2001), una delle problematiche considerate era costituita dal mostrare la necessita’ di includere i Curdi nella repubblica democratica Turca. Anche lui descrisse un processo di evoluzione sociale, i macroprocessi storici di civilizzazione, le cui radici si trovano in Mesopotamia, nella citta’ di Sumer.
Nella sua descrizione, lo Zigurrat- un tempio, un centro amministrativo e centro di produzione- “costitui’ il grembo delle istituzioni dello stato”. Il piano superiore era il piano riservato agli Dei ma il primo piano era per la produzione e lo stoccaggio delle merci. Il tempio, quindi, funzionava come un centro di produzione economica. I Regnanti venivano elevati a uno stato di divinita’; il resto del popolo doveva faticare al loro servizio, come lavoratori in un’economia centrata attorno al tempio.
Gli zigurrats furono “ i laboratori per la codificazione dei modi di pensare della gente, la prima istituzione dove si creavano le “creature sottomesse”. Essi costituirono “la prima famiglia patriarcale e i primi bordelli”. I preti Sumeri che li costruivano divenno”gli architetti principali del potere politico centralizzato”. I templi si ingrandirono e divennero citta’, le citta’ divennero stati e imperi e il tutto divenne civilizzazione. Ma la natura del fenomeno non cambio’: “ La storia della civilizzazione non e’ nient’ altro che la continuazione di una societa’ Sumera diventata piu’ grande, che si e’ estesa in branche e si e’ diversificata ma che ha mantenuto la stessa configurazione di base”. Noi stiamo ancora vivendo a Sumer, ancora vivendo in “questa incredibile invenzione intellettuale” che” ha controllato tutta la nostra storia da allora in poi”.
Se la civilta’ Sumera costituisce la tesi, Ocalan disse, in maniera dialettica, ci serve un’antitesi, in cui noi possiamo trovare, tra le altre cose, la questione Curda. La resistenza etnica nei confronti della citta’ Sumera e’ antica come la citta’ stessa. Oggigiorno potremmo trovare una trascendenza dello stato Sumero in una repubblica pienamente democratica, che possa accogliere in se’ sia i Curdi che i Turchi.
Non so niente delle altre influenze intellettuali di Ocalan- nomi quali Wallerstein, Braudel e Foucalt compaiono spesso. Ma e’ comunque chiaro che nel 2002 Ocalan inizio’ a leggere Bookchin in maniera intensiva, specialmente l’Ecologia della Liberta’ e l’Urbanizzazione senza Citta’. Da allora in poi, tramite i suoi avvocati, egli comincio’ a raccomandare a tutti i sindaci nel Kurdistan Turco di leggere l’Urbanizzazione senza la Citta’ e a tutti i militanti di leggere l’Ecologia della Liberta’. Nella primavera del 2004, egli chiese ai suoi avvocati di mettersi in contatto con Murray, ed essi lo fecero tramite un intermediario che spiego’ a Murray che Ocalan si considerava un suo studente, che aveva acquisito una buona comprensione del suo pensiero e che voleva rendere quelle idee applicabili alle societa’ del Medio Oriente. Ocalan desiderava un dialogo con Murray e gli mando’ anche uno dei suoi manoscritti.
Se quel dialogo fosse avvenuto, sarebbe stato incredibile. Sfortunatamente Murray a 83 anni era troppo malato per accettare l’invito e con rispetto e riluttanza dovette declinare.
Gli scritti successivi di Ocalan mostrano l’influenza del suo studio del pensiero di Bookchin. Il suo libro del 2004: In Defense of the People e’ una Narrazione della Civilta’ che include una descrizione di forme sociali comunalistiche primordiali, come le “societa’ organiche” di Murray; forme comunali di vita che Ocalan ha chiamato “societa’ naturali”. In una societa’ naturale, egli scrisse, la gente viveva “ come parte della natura” e “ le comunita’ umane erano parte dell’ecologia naturale”. Egli descrisse l’origine della gerarchia che rassomigliava di molto a quella descritta da Bookchin: la “gerarchia imposta dallo stato ha legittimato in maniera permanente l’accumulazione di valori e beni”. Perdippiu’, egli disse, l’opposizione alla gerarchia introdusse l’idea della dominazione sulla natura:” Invece di essere parte della natura”, la societa’ gerarchica vede la “natura sempre di piu’ come una risorsa”. Ocalan richiamo’ l’attenzione anche sulla natura dialettica del processo:” la societa’ naturale all’inizio della storia dell’umanita’ costituisce la tesi contrastata dall’antitesi delle susseguenti forme di societa’ gerarchiche basate sullo stato.
Le loro rispettive Narrazioni della Civilizzazione hanno molti punti in comune ma anche differenze che sarebbe interessante esaminare; per essere concisi tuttavia mi limitero’ ad illustrarne una sola: i diversi modi in cui essi scrissero della Mesopotamia.
Ocalan, come ho detto in precedenza, scrisse con enfasi che la Mesopotamia rappresenta il luogo dove la civilizzazione ebbe inizio. Bookchin era d’accordo e fece notare che la scrittura inizio’ propio li’, “la scrittura cuneiforme…ebbe origine nelle meticolose registrazioni tenute dagli impiegati del tempo dei prodotti ricevuti e di quelli distribuiti”. Piu’ tardi “ questi segni sulle tavolette di argilla” diventarono “forme di scrittura narrativa”, uno sviluppo progressivo. Egli era d’accordo che le gerarchie, il clero e gli stati videro la luce, tutti quanti, a Sumer; egli era pero’ anche convinto che le antiche civilta’ Mesoamericane attraversarono uno sviluppo parallelo. Ma cio’ che per lui sembra sia stato piu’ importante erano le tracce rimaste della resistenza: a Sumer “ le prime citta’-stato erano amministrate da assemble egualitarie che erano eccezionalmente libere”. Dopo la comparsa del ruolo del re, ci sono evidenze di rivolte popolari, probabilmente per restaurare le vecchie dispense sociali o per diminuire l’autorita’ del bala (re). Anche “il governatore ensi, o i signori militari erano costantemente sotto il controllo delle assemble popolari”.
Ocalan era anche affascinateo dal fatto che la parola liberta’ (amargi) apparve per la prima volta registrata nella storia proprio a Sumer: in una tavoletta cuneiforme Sumera che racconta di una rivolta popolare contro una tirannia monarchica che si concluse con successo per il popolo.
Dopo aver letto Bookchin, Ocalan si accorse della parola amargi; fino a quel punto non l’aveva notata. Egli aveva tuttavia riscontrato dei tratti della societa’ Curda gia’ nel Neolitico: scrisse” molte caratteristiche e tratti della societa’ Curda, specialmente il modo di pensare e le basi materiali…somigliano a quelle di certe comunita’ del Neolitico”. Ancora oggi la societa’ Curda mantiene quelle caratteristiche di cooperazione tipiche delle societa’ organiche:”I Curdi, attraverso tutta la loro storia hanno favorito sistemi di Clan e confederazioni tribali e hanno combattuto opponendo resistenza ai governi centralizzati”. Essi sono potenzialmente portatori di liberta’.
Come Marxisti, Bookchin e Ocalan avevano ambedue imparato che i processi storici, studiati dal materialismo storico, sono inesorabili e funzionano come delle leggi, con risultati inevitabili, come la comparsa dello stato-nazione e del capitalismo. Nel The Ecology of Freedom, pero’ l’ex-Marxista Bookchin dovette dolorosamente disconoscere “queste nozioni di leggi sociali e teologia”. Essi non erano solamente stati usati “per soggiogare in maniera spietata l’individuo a forze immani, oltre il controllo umano”- come nello Stalinismo; ma negavano anche “la capacita’ della volonta’ umana e delle scelte individuali nel plasmare il corso degli eventi sociali”. Ci rendono prigionieri di un credo “nell’inesorabilita’ dell’economia e della tecnica”. Infatti, egli ragionava, anche la comparsa della gerarchia non era inevitabile e, se rifiutassimo per un attimo l’idea che lo fosse, potremmo ottenere “una visione che altera in modo significativo la nostra immagine di un futuro liberato”. Questo vuole anche dire che vivevamo comunalmente una volta e potremmo vivere in maniera comune di nuovo. Il ricordo ancestrale delle societa’ organiche ”funziona nel subsconscio con una determinazione implicita per la liberta’. Io credo che questa sia l’idea liberatoria che sottolinea tutta The Ecology of Freedom.
Mentre leggevo In Defense of the People di Ocalan, provai una sensazione che mi rammento’ di cio’ che seniti la prima volta che lessi The Ecology of Freedom nel lontano 1985, contenta di sapere che, nel passato, la gente viveva in solidarieta’ comunale e che il potenziale per questo stile di vita e’ ancora presente e mi sentii ispirata dalla prospettiva che potremmo metterlo in pratica di nuovo, se decidessimo di cambiare i nostri costumi sociali. Il concetto del “minimo possibile” ha semplicemente acquisito nuove denominazioni, come, per esempio, socialismo. The Ecology of Freedom offre ai suoi lettori cio’ che Murray chiamava un “inizio di speranza”, e questo deve aver avuto un qualche significato per Ocalan.
“La vittoria del capitalismo non e’ semplicemente un fatto del destino”, Ocalan scrisse nel 2004. “Qualche altra cosa sarebbe potuta accadere”. Pensare che il capitalismo e lo stato-nazione siano inevitabili ”lascia la storia nelle mani di coloro che detengono il potere”. Piuttosto, “esiste sempre una certa possibilita’ che altre cose possano accadere… c’e’ sempre un’opzione per la liberta”.
Gli aspetti comunali delle “societa’ naturali” persistono in certi gruppi etnici, nei movimenti di classe e in gruppi religiosi e filosofici che si battono per la liberta’ ”. “Le societa’ naturali non hanno mai cessato di esistere”, egli scrisse. Esiste un conflitto dialettico tra liberta’ e dominazione che si protrae attraverso tutta la storia del mondo occidentale, “una battaglia costante tra gli elementi democratici che fanno riferimento alle strutture comunali e quelle i cui strumenti sono il potere e la guerra”. “La societa’ comunale e’ in conflitto permanente con quella gerarchica”.
Alla fine Ocalan abbraccio’ l’ecologia sociale. “Nel 2004 egli scrisse “la questione dell’ecologia sociale inizia con la civilizzazione” perche’ “le radici della civilta’ risiedono nello stesso posto dove si trova anche “l’inizio della distruzione dell’ambiente naturale”. La societa’ naturale era, in un certo senso, una societa’ ecologica. Le stesse forze che distruggono la societa’ dall’interno interrompono anche quei legami significativi con la natura. Il capitalismo, egli disse, e’ anti-ecologico, e noi abbiamo bisogno di una specifica rivolta etica contro di esso, “uno sforzo etico e cosciente”, una “nuova societa’ etica che sia in armonia con valori tradizionali”. La liberazione femminile e’ fondamentale. Egli quindi affermo’ la necessita’ di una “societa’ democratico-ecologica” che defini’ come “ un sistema basato sulla morale che richiede relazioni dialettiche sostenibili con la natura…dove il benessere comune viene raggiunto con mezzi di democrazia diretta”.
Che relazione ha tutto questo con la questione Curda? Di nuovo, Ocalan enfatizzo’ che il raggiungimento della liberta’ del popolo Curdo implica l’ottenimento della liberta’ per tutti. “Qualsiasi soluzione dovra’ comprendere opzioni valide non solo per i Curdi ma anche per tutti gli altri. Il che vuol dire considerare questi problemi partendo da un solo umanesimo, una sola umanita’, una sola natura e un solo universo.“ Adesso pero’, invece che attraverso la repubblica democratica, la si deve ottenere attraverso la democrazia assembleare.
Egli scrisse:” Il nosto primo compito consiste nello spingere il piu’ possibile per la democratizzazione , non per le strutture dello stato, ma per l’organizzazione comunalista”. Invece di impegnarsi solamente per cambiare la Costituzione Turca, egli sosteneva che i Curdi avrebbero dovuto creare organizzazioni a livello locale; i consigli locali dei cittadini, le amministrazioni municipali, fino ai distretti urbani, le citta’ e i villaggi. Essi avrebbero dovuto fondare nuovi partiti politici locali e cooperative economiche, organizzazioni sociali civili, e quelle che si occupano dei diritti umani, dei diritti delle donne, dei diritti dei bambini, i diritti degli animali e tutte le altre questioni che devono essere considerate.
Abbiamo bisogno di “associazioni regionali di amministrazioni municipali”, cosi’ che queste organizzazioni e istituzioni possano formare un network. Al livello piu’ alto esse dovrebbero essere rappresentate in un “Congresso Generale del Popolo” che avrebbe il compito di considerare problemi di “politica, autodifesa, legge, morale, economia, scienza, arte e benessere commune attraverso istituzioni, leggi e meccanismi di controllo “. Man mano che le istituzioni democratiche si diffondono, tutta la Turchia verrebbe coinvolta nel processo di democratizzazione. Si verrebbero a costituire networks, oltre i confini nazionali esistenti, per accelerare l’avvento della civilta’ democratica in tutta la regione e per realizzare la liberta’ non solo per i Curdi ma un rinnovamento generale geopolitico e culturale. Alla fine l’unione democratica confederativa verrebbe ad abbracciare tutto il Medio Oriente. Egli chiamo’ questa versione Curda del municipalismo libertario “confederalismo democratico”.
Nel Marzo 2005 Ocalan diffuse una Dichiarazione per il Confederalismo Democratico nel Kurdistan. In esso egli proponeva una “democrazia dal basso…basata sulle strutture democratiche comunali della societa’ naturale”. Si “formeranno assemblee nei villaggi, nelle citta’ e nei paesi e i loro delegati si faranno carico delle decisioni reali; il che, in effetti significa che la gente e la comunita’ decidera’ ”. Il confederalismo democratico di Ocalan mantiene la sua idea brillante di legare la liberazione dei Curdi alla liberazione dell’umanita’. Afferma i diritti individuali di liberta’ d’espressione per chiunque, senza distinzione di religione, etnia o di classe. Esso “promuove un modello ecologico di societa’ “ e supporta la liberazione femminile. Ocalan chiese alla sua gente di considerare questo programmma:” Invito tutti i settori della societa’, in particolare le donne e i giovani, a formare le loro proprie organizzazioni democratiche e a governarle essi stessi”. Quando visitai Diyarbakir nell’autunno del 2011, scoprii che i Curdi nel Sud-Est della Turchia, nell’Anatolia, stavano proprio mettendo in pratica questo programma.
Durante il 2004-5 Ocalan aveva o rinunciato o cambiato il focus dei suoi sforzi per persuadere lo stato a autoriformarsi, democratizzandosi dall’alto in basso. “L’idea della democratizzazione dello stato”, scrisse nel 2005, “e’ completamente fuori luogo”. Egli aveva concluso che lo stato costituisce un meccanismo di oppressione- “la forma organizzativa della classe al potere” e quindi “ uno dei fenomeni piu’ pericolosi nella storia umana”. Lo stato e’ tossico per il progetto democratico, una “malattia” , e mentre e’ presente “noi non potremo costruire un sistema democratico”. Quindi, i Curdi e i loro simpatizzanti “non devono mai focalizzare i loro sforzi sullo stato” o sul divenire uno stato, perche’ questo significherebbe la perdita della democrazia e l’andare a giocare “nella mano del sistema capitalistico”.
Tutto cio’ sembra piuttosto chiaro e certamente in accordo con il progetto rivoluzionario di Bookchin che sosteneva che, una volta che le assemblee si siano formate e confederate, esse verrebbeo a costituire un potere parallelo che potrebbe opporsi allo stato-nazione e potrebbe rovesciarlo e rimpiazzarlo. Egli enfatizzo’ ripetutamente il concetto di potere parallelo, devo dire, dandone il merito a Trotsky che, egli scrisse, nella sua Storia della Rivoluzione Russa, aveva descritto che dopo il Febbraio 1917, quando diversi governi provvisori governavano lo stato, il soviet di Pietroburgo dei rappresentanti dei lavoratori e dei soldati divenne un potere parallelo contro quei governi; piu’ tardi divenne una guida per la rivoluzione d’Ottobre. In modo simile la confederazione comunalista rappresenterebbe un contropotere, un potere paralleo, in una situazione rivoluzionaria.
Tuttavia Ocalan, nel suo stesso libro del 2004, In Defense of the People, mando’ un messaggio contraddittorio circa lo stato:” Non e’ vero, io penso, che lo stato debba essere completamente distrutto e rimpiazzato da qualcos’altro. Pensare di raggiungere la democrazia abbattendo lo stato e’ un’illusione”. Piuttosto lo stato puo’ e si deve ridimensionare e avere scopi piu’ limitati. Alcune delle sue funzioni sono necessarie; per esempio, la sicurezza pubblica, lo stato sociale e la difesa nazionale. I congressi della democrazia confederata dovrebbero risolvere problemi “che lo stato non puo’ risolvere da solo”. Uno stato limitato puo’ coesistere con la democrazia “ in un regime parallelo”.
Questa contraddizione sembra aver tormentato Ocalan stesso che , ammette in apparente esasperazione, “ lo stato rimane un fenomeno a doppia faccia come Janus”. Mi sembra di capire che la questione rimane ambigua per lui e comprensibilmente. Egli osserva, con acume, che “la nostra era e’ una di transizione dallo stato alla democrazia. Durante momenti di transizione il vecchio e il nuovo spesso coesistono fianco a fianco”.
Il movimento comunalista di Bookchin non e’ mai andato tanto lontano, in termini pratici, quando quello di Ocalan, ma se fosse riuscito in quell’intento si sarebbe sicuramente trovato di fronte allo stesso problema. Il concetto di un programma di transizione, che Bookchin invocava in queste occasioni, potrebe tornare utile a questo punto. Egli faceva sempre distinzione tra il programma minimo (le riforme di questioni specifiche), il programma della transizione (come Ocalan) e il programma massimo (socialismo, una democrazia assembleare senza stato). Questa distinzione ha un pedigree rivoluzionario. Murray ne dava il merito a Trotsky. E’ un modo di mantenere l’adesione ai fini a lungo termine mentre, allo stesso tempo, avendo a che fare on il mondo reale, non rivoluzionario.
Nel Maggio del 2004 Bookchin mando’ un messaggio a Ocalan: “La mia speranza e’ che il popolo Curdo possa, un giorno, essere capace di stabilire una societa’ libera e razionale che dara’ la possibilita’, ancora una volta, al loro ingegno di fiorire. I Curdi sono fortunati ad avere un leader di talento come il Signor Ocalan che li guida”. Piu’ tardi ci dissero che il messaggio era stato letto pubblicamente alla seconda Assemblea Generale del Congresso del Popolo Curdo, nelle montagne, nell’estate del 2004.
Quando Bookchin mori’, nel Luglio del 2006, l’assemblea del PKK saluto’ ” uno dei piu’ grandi scienziati sociali del XX secolo”. Egli “ci ha spiegato il concetto di ecologia sociale” e “ci ha aiutato a sviluppare una teoria socialista per farla avanzare su basi piu’ stabili”. “Ci ha mostrato come far diventare un nuovo sistema democratico una realta’”. “Ha proposto il concetto di federalismo”, un modello che, noi crediamo e’ creativo e realizzabile”. L’assemblea continuo’: “La tesi di Bookchin sullo stato, il potere e la gerarchia sara’ messo in pratica attraverso i nostri sforzi… Noi trasformeremo questa promessa in realta’ affinche’ questa divenga la prima societa’ che mette in piedi un confederalismo democratico tangibile”
Nessun tributo lo avrebbe reso piu’ felice; avrei voluto solamenteS che avesse potuto sentirlo. Forse egli li avrebbe salutati a sua volta con quella prima parola trovata scritta a Sumer: “Amargi!”.
Janet Biehle’ una scrittice che, lavorando insieme a Murray Bookchin ha contribuito a definire il concetto di ecologia sociale. E’ l’editore e scrittrice di The Murray Bookchin Reader, The Politics of social Ecology, Libertarian Municipalism (1998), Rethinking Ecofeminist Politics (1991) e altri libri e pubblicazioni.
Ascolta tutto il discorso (in Inglese) qui: http://soundcloud.com/freiheitxxi/bookchin-calan-and-the
Traduzione di :Francesco D’Alessandro per Z-Net Italy