Shinzo Abe vince la scommessa sul referendum della Abenomics, il voto anticipato gli consente di ottenere un consenso più solido e di conquistare l’ampia maggioranza dei due terzi della Camera Bassa, il ramo più forte della Dieta. L’obiettivo è ora “rilanciare l’economia” del paese entrato in recessione per la quarta volta in sei anni. Bassa tuttavia l’affluenza alle urne, ai minimi storici dal dopoguerra con il 52% degli elettori.
La coalizione Liberaldemocratici-New Komeito, al potere da 2 anni, centra i sondaggi della vigilia e conquista 325 seggi (rispettivamente 290 più 35) sui 475 totali, secondo i conteggi ancora ufficiosi, contro i 326 (295 più 31) sui 480 della scorsa legislatura. I risultati del voto «indicano che gli elettori sperano che la Abenomics sia ulteriormente promossa», ha commentato Abe, visibilmente soddisfatto.
Il voto di domenica era considerato un referendum sul suo programma economico, ribattezzato ‘Abenomics’, ideato sulla falsariga del programma di Quantitative Easing americano: forti stimoli economici per innescare una fase di crescita dopo almeno due decenni di stagnazione e – nel caso del Giappone – di recente deflazione.
La priorità dunque è il rilancio dell’economia del Giappone in cui il pil sceso dell’1,9% nel secondo trimestre e dello 0,4% nel terzo, l’Iva è aumentata all’8% (dal 5%), e lo yen ha toccato il suo minimo in sette anni. Tuttavia non potranno essere sottovalutati temi altrettanto importanti come il nucleare, la politica estera e la sicurezza nonché i rapporti con la Cina con la quale negli ultimi anni ci sono state non poche tensioni diplomatiche.