L’annuncio di Putin di allertare le forze nucleari russe è un fatto di estrema gravità, considerata l’invasione militare in corso, perché introduce ulteriore allarme in una situazione già di per sé estremamente critica anche dal punto di vista dell’informazione. Prova ne è che buona parte del mondo pacifista, anche internazionale, ha recepito e rilanciato questo annuncio in modo del tutto acritico, ma ancora più allarmistico. A rischio di essere tacciati di essere filo Putin, cosa che rifiutiamo fermamente, pensiamo che in simili circostanze la priorità debba essere sempre quella di accertare al meglio la fondatezza delle notizie e di valorizzare qualsiasi spiraglio di negoziato. La campagna internazionale Ican ha riportato tout court la misura di “high alert”, trascurando ad esempio che l’agenzia Interfax ha invece parlato di “special alert”, e organizzazioni pacifiste italiane hanno tradotto addirittura “high alert” con “allerta massima“.
Noi siamo convinti che i termini siano di estrema importanza in questo frangente drammatico e debbano essere usati con estrema cautela. Questo allarme nucleare, ad un attento esame, suscita più di una perplessità. Gli esperti di armamenti nucleari intervistati dal sito Defense One e dall’Associated Press hanno espresso dubbi e riserve sostanziali sul significato e la portata del provvedimento. Defense One (https://www.defenseone.com/threats/2022/02/what-just-happened-putins-nuclear-forces-heres-what-experts-say/362501/) sottotitola «Qualunque cosa sia, i funzionari statunitensi la chiamano escalation, ma non “high allert”», e uno dei maggiori esperti di questioni nucleari russe, Pavel Podvig che aveva lavorato nel complesso nucleare militare, intervistato dischiara: “Non abbiamo mai sentito annunci del genere prima. Non ho la certezza assoluta di cosa significhi. La mia ipotesi migliore è che si riferisse al modo in cui operano i sistemi di comando e controllo.” James Acton, che co-dirige il programma di politica nucleare al Carnegie Endowment for International Peace, in un’intervista ha detto che una possibilità è un cambio di comando e controllo e crede che l’aumento dell’allerta sia per un gruppo selezionato di persone e unità, e forse nemmeno per tutte le forze nucleari della Russia.
In effetti Russia e Stati Uniti mantengono entrambi normalmente i loro missili balistici intercontinentali nello stato di massima prontezza, quindi l’aver annunciato una allerta speciale può significare solo due cose: o i missili russi non erano settati per una risposta rapida, oppure lo special alert ha uno scopo intimidatorio e ciò sarebbe confermato dal fatto che Putin ha dato l’ordine in diretta televisiva: come a dire che se vuoi colpire il tuo nemico non lo annunci certo in televisione.
Sia come sia, la situazione resta della massima gravità anche perché la reazione dell’Europa, nel suo complesso, invece di esser improntata alla moderazione sembra orientata allo scontro con l’annuncio di inviare armi all’Ucraina, alimentando odio verso i russi con accuse false come quella di aver bombardato e danneggiato i depositi di scorie di Chernobil, smentite dai comunicati dell’IAEA o con le altrettanto false notizie di tagli agli approvvigionamenti di gas da parte della Russia, smentite da Gazprom.
Occorre disinnescare questa spirale di odio, mobilitarsi per la cessazione delle ostilità e l’avvio di negoziati veri che abbiano al centro la neutralità dell’Ucraina (esclusione dell’adesione alla Nato), che non precluda l’ingresso nell’UE, e il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino. Solo l’Europa può essere garante di questa trattativa, ma per farlo deve sottrarsi definitivamente al giogo della Nato, il cui ruolo noi riteniamo essere alla base di questo conflitto, e farsi protagonista di un processo di pace che preveda anche l’apertura di trattative con Mosca per inserirla nel contesto europeo come partner privilegiato della UE.
Sul fronte nucleare semmai lascia allibiti l’intervista alla trasmissione Un giorno da pecora al sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano al quale l’esistenza di testate nucleari in Italia non risulta ufficialmente, ma solo indirettamente da alcuni “reportage” passati, ma si dichiara certo che queste armi non saranno mai impiegate in un eventuale conflitto globale! Non vi è alcun dubbio che le misure di Putin sull’allerta nucleare destino comunque preoccupazione, ma se ministri della Repubblica ignorano addirittura la presenza di armi nucleari in Italia, la pace corre veramente un serio pericolo.
Angelo Baracca e Giorgio Ferrari