No alla guerra, no alla NATO, solidarietà con le popolazioni civili che subiscono i bombardamenti in Ucraina e nel Donbass!
Noi che non abbiamo mai creduto alla retorica delle “bombe umanitarie” quando a sganciarle erano i Paesi NATO, respingiamo sempre la guerra e la partecipazione alla guerra. La nostra prima richiesta è l’immediato cessate il fuoco da tutte le parti. Fermate le armi!
Siamo arrivati a un punto in cui i nodi di trent’anni di sistema di sicurezza in Europa arrivano al pettine. L’espansionismo NATO verso Est è l’innesco della miccia. Otto anni di attacchi continui dei militari ucraini e di battaglioni nazisti contro le popolazioni del Donbass, le migliaia di morti, il mancato rispetto degli accordi di Minsk e Minsk II, soprattutto da parte di Kiev, l’operazione di “ucrainizzazione” che ha implicato il tentativo di eliminazione o marginalizzazione di ogni elemento russofono, compresa la messa al bando di organizzazioni politiche a Kiev, sono elementi che non possono essere rimossi dal tavolo, pena l’impossibilità di comprendere ciò che accade in queste settimane.
Ma la reazione di Mosca è assolutamente inaccettabile. Putin non è un liberatore quanto un oppressore, esponente di un blocco di potere burocratico e affaristico che ha smantellato l’Unione Sovietica, attaccando innanzitutto il proprio popolo. Questa guerra implicherà conseguenze terribili non solo per gli ucraini ma anche per le classi lavoratrici russe, che si vedranno costrette a finanziare lo sforzo militare e ulteriormente mortificati gli spazi di democrazia interna.
Ora il rischio è che il quadro possa degenerare, avviando conseguenze catastrofiche in primis per i popoli europei.
Esprimiamo un no totale all’isteria militarista e guerrafondaia che in queste ore sta dilagando nei mass media e nelle dichiarazioni e di politici e governanti. Noi ripudiamo tutti i nazionalismi che nella storia europea hanno sempre voluto dire guerre e stragi.
Proprio mentre gli spiragli per la pace sembrano restringersi e avvicinarsi allo zero, serve il coraggio della diplomazia.
Serve una conferenza internazionale che affronti i problemi di breve e lungo termine: a partire dalla crisi russo-ucraina va ripensato il sistema di sicurezza europeo e internazionale. In Ucraina bisogna riconoscere l’esistenza e l’autonomia di diversi popoli.
Non possiamo limitarci a guardare. Abbiamo un ruolo da giocare: per fermare il governo che ci sta trascinando in guerra serve il massimo della pressione possibile delle nostre popolazioni.
Significa che ognuna e ognuno di noi deve lavorare per ricostruire ampi movimenti antimilitaristi e che impongano la diplomazia come unica possibile soluzione al conflitto.
Scendiamo in piazza, manifestiamo. Contro la guerra chiunque la faccia, contro le sanzioni che sono anch’esse un atto di guerra, contro la NATO che deve essere sciolta, contro il coinvolgimento dell’Italia nella guerra. Né un uomo né un soldo per la guerra, tutto per la pace e di solidarietà e cooperazione tra i popoli!