Il 15 febbraio 2022 cade il ventitreesimo anniversario del rapimento e dell’inizio della detenzione del leader politico curdo Abdullah Öcalan.
Ogni anno, da quando Abdullah Öcalan è stato incarcerato, una delegazione di pace ha visitato la Turchia chiedendo di poterlo incontrare nell’isola-prigione di İmralı. Quest’anno, la più partecipata delegazione di pace internazionale fino a oggi, organizzata da International initiative, Freedom for Abdullah Öcalan, Peace in Kurdistan, dai sindacati britannici e da Peace in Kurdistan, ha da poco completato i due giorni di lavoro virtuale in Turchia e di valutazione dei 23 anni di detenzione aggravata in isolamento di Öcalan, leader riconosciuto del popolo curdo.
La delegazione ha incontrato rappresentanti politici, organizzazioni per i diritti umani, organizzazioni di donne, associazioni di detenuti e delle loro famiglie, e avvocati, tra cui quelli dello studio legale Asrin, che difendono Abdullah Öcalan, ed a cui è stato negato il contatto con il loro assistito in violazione del diritto internazionale.
La delegazione ha potuto riscontrare che:
- il regime di isolamento praticato nell’isola di İmralı, dove Abdullah Öcalan è stato tenuto prigioniero per 23 anni in violazione del diritto internazionale e delle convenzioni sui diritti umani, è stato ora esteso a tutto il sistema carcerario della Turchia. Si stanno costruendo carceri di isolamento di tipo F, e tra le mura delle carceri già esistenti l’isolamento dei prigionieri politici sta diventando una pratica comune, così come l’imposizione di severe sanzioni disciplinari;
- in queste condizioni i prigionieri politici vengono maltrattati e torturati, gli anziani e le persone con gravi malattie privati delle cure mediche;
- gli stupri e le molestie sessuali commesse dai c.d. guardiani del villaggio e dal personale militare o carcerario costituiscono la normalità in un sistema che garantisce impunità ai colpevoli;
- in Turchia la libertà di parola è inesistente, e migliaia di persone sono costantemente perseguitate, arrestate, tenute in custodia cautelare per lunghi periodi e poi condannate a pesanti pene detentive per motivi meramente politici. Coloro che non accettano di pentirsi dei loro “misfatti” o di mostrarsi “docili” vengono sottoposti a punizioni aggravate.
- il diritto di difesa di Abdullah Öcalan continua ad essere violato. I suoi avvocati hanno confermato che non sono state consentite comunicazioni con lui dal 25 marzo 2021.
L’isolamento di Abdullah Öcalan è stato inasprito dalle autorità turche in seguito al rapporto della Commissione contro la tortura del Consiglio d’Europa (CPT) dell’agosto 2020, nel quale si sottolineava che “il regime di isolamento” praticato sull’isola di İmralı è “inaccettabile” e raccomandava alle autorità turche di prendere misure per migliorare questa situazione “senza ulteriori indugi”. Il governo turco ha reagito vietando a Öcalan nuove visite da parte della famiglia e degli avvocati e vietando altresì ogni comunicazione telefonica, peggiorando così ulteriormente le sue condizioni di isolamento.
Chiediamo che il CPT monitori l’attuazione delle raccomandazioni formulate alle autorità turche nel suo rapporto per il rispetto del diritto internazionale, e che domandi loro di poter incontrare personalmente Öcalan e i suoi avvocati.
I membri della delegazione sono estremamente preoccupati per il mancato rispetto da parte delle autorità turche delle raccomandazioni degli organismi internazionali per i diritti umani, e ancora di più per il silenzio degli stessi organismi internazionali, in particolare per il fatto che la delegazione del CPT in visita in Turchia nel 2021 non si sia recata a İmralı né abbia fornito alcuna informazione sullo stato di salute di Öcalan.
Dopo tutti questi anni, nonostante le torture subite, quello di Öcalan rimane un messaggio di conciliazione con il quale si insiste sulla necessità di riavviare un percorso di pace e democratico. Riteniamo che la sua presenza al tavolo dei negoziati sia un fattore essenziale per la pace nella regione.
Ci appelliamo a tutte le istituzioni che nel mondo sono responsabili per l’attuazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani e per il mantenimento dello stato di diritto affinché facciano sentire la loro voce per chiedere che l’isolamento di Abdullah Öcalan abbia fine senza ulteriori indugi.
È giunto il momento che il mondo si assuma le sue responsabilità.
Delegazione internazionale di pace a Imrali.
Andrea Kocsondi, membro dell’esecutivo della Federazione Generale dei Sindacati (GFTU), Regno Unito.
Barbara Spinelli, co-presidente dell’Associazione europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani nel mondo.
Christine Blower, ex segretaria generale dell’Unione Nazionale degli Insegnanti, Gran Bretagna.
Clare Baker, responsabile internazionale del sindacato britannico Unite.
Claire Jones, segretaria generale della Società degli impiegati sindacali (SUE), Regno Unito.
Dimitri Roussopoulos, editore e redattore, scrittore, ecologista e organizzatore di comunità.
Doug Nicholls, leader della Federazione Generale dei Sindacati, Regno Unito.
Federico Venturini, ricercatore associato all’Università di Udine (Italia).
Kariane Westrheim, professoressa di scienze dell’educazione all’Università di Bergen, presidentessa dell’EUTCC, Norvegia.
Laura Quagliuolo, editor e scrittrice italiana.
Mahmoud Patel, accademico, studioso di diritto e attivista dei diritti umani, Sudafrica.
Margaret Owen OBE, Avvocata, Regno Unito.
Melanie Gingell, avvocata e docente di diritto internazionale dei diritti umani.
Radha D’Souza, professoressa di diritto, avvocata e scrittrice, attualmente docente di diritto all’Università di Westminster, Regno Unito.
Şerife Ceren Uysal, co-segretaria generale dell’Associazione europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani nel mondo.
Shavanah Taj, segretaria generale del TUC, Galles.
Thomas Jeffrey Miley, studioso di sociologia all’Università di Cambridge.
Ögmundur Jónasson, ex ministro della giustizia islandese.