Sul c.d. “Green Pass” e la cultura
Noi autori e autrici, collaboratori e collaboratrici di Multimage sentiamo la necessità di prendere una posizione chiara di fronte alla cascata di decreti e misure restrittive che, di fatto, stanno rendendo impossibile esercitare il diritto alla cultura a un pezzo importante della nostra popolazione.
Dall’inizio della pandemia abbiamo osservato un crescere di misure abnormi e irrazionali, non legate al genuino desiderio di salvaguardare la salute di tutti e tutte, ma dettate dalla legge del più forte, in cui i più disparati gruppi di pressione hanno distorto le norme di precauzione per i propri interessi particolari. Se così non fosse, non capiremmo tanto accanimento “normativo” contro scuole, biblioteche e luoghi della cultura in generale, e tanto lassismo invece nei confronti di attività di natura puramente commerciale, tanto per fare un esempio.
Questa situazione ha raggiunto esiti surreali e paradossali, mentre aumenta in modo preoccupante lo sconforto e la frustrazione, spesso perfino la disperazione, tra le persone che non escono più di casa e a cui è precluso un numero impressionante di attività.
Il c.d Green Pass o Super Green Pass è un dispositivo politico e sociale che nulla ha a che vedere con le misure sanitarie di prevenzione del contagio e la sua imposizione, come vero e proprio lasciapassare obbligatorio in tutti i luoghi della socialità e della cultura, mortifica tutte le iniziative culturali che dovrebbero essere essenzialmente aperte a tutte le persone.
Rifiutiamo dunque questo ricatto e ci rifiutiamo di proporre o promuovere iniziative culturali discriminanti, ma anche di partecipare a iniziative culturali caratterizzate da una inaccettabile selezione all’accesso nei confronti di persone che semplicemente esercitano una scelta libera, legale e legittima.
La nostra associazione editoriale ci unisce per il valore che i diritti umani hanno per noi. Svolgere delle iniziative culturali in cui la presenza del pubblico è subordinata al possesso del c.d Green Pass, determinando chi può partecipare e chi è costretto a restare alla porta, non è pensabile. La nonviolenza ci chiama a scegliere di disobbedire e resistere alle leggi ingiuste.
La cultura è un diritto universale e non intendiamo renderci complici di una discriminazione arbitraria e insopportabile. Invece di ridurre le occasioni di accesso alla cultura, è necessario auto-organizzare eventi e iniziative, rispettando solo le norme propriamente sanitarie, e respingere questa violazione dei diritti umani.
Rendiamo pubblico questo pensiero e proponiamo di fare rete e di costruire sinergie con le altre realtà editoriali, le associazioni culturali e i luoghi della cultura che hanno la nostra stessa sensibilità.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone e a tutte le attività che sono state danneggiate da queste restrizioni e appoggiamo tutte le campagne (ad es. “Biblioteche senza green pass”) che si stanno sviluppando, convinti/e che sia, come sempre, una rete di vera e attiva solidarietà la più efficace risposta alla violenza in atto.