La situazione del carcere di Torino è estremamente compromessa come ammesso dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP)
Le recenti vicende che travolgono la struttura iniziano con la rimozione, a luglio 2020, del Direttore Minervini e del Comandante della Polizia Penitenziaria Alberotanza dopo le denunce della Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale di Torino Monica Gallo.
A seguito della denuncia è stato aperto un fascicolo dalla Procura. E’ stato disposto il rinvio a giudizio per 24 indagati, tra i quali Minervini e Alberotanza.
E’ stata poi nominata alla direzione del carcere Rosalia Marino, proveniente dall’Istituto di pena di Novara.
A novembre scoppia lo scandalo del “Sestante” il reparto psichiatrico della struttura. Susanna Marietti coordinatrice nazionale di Antigone, dopo una visita, ha definito la condizione del Sestante come “drammatica”.
La Marino si è dimessa circa 10 giorni fa, è subentrata al suo posto Cosima Buccoliero proveniente dal carcere di Bollate, dopo che altri tre designati hanno rinunciato scegliendo altre destinazioni d’incarico.
Ci racconta l’On Costanzo:
“A dicembre – dopo la denuncia di Antigone – avevo svolto un sopralluogo nel reparto “Sestante”. In quell’occasione ho avuto la possibilità di conoscere la direttrice Marino, apprezzandone la determinazione e l’energia.
Ora, nel leggere con dispiacere le motivazioni che la spingono ad andarsene, non posso che confermare quanto la direttrice lamenta, e che era emerso chiaramente già al momento del mio sopralluogo”.
La Marino ha denunciato di rinunciare all’incarico perché “lasciata sola”: “Quando ho letto del carcere di Torino come ‘il peggiore di tutta Italia, il carcere della vergogna’, mi sarei aspettata un moto di indignazione, di rabbia, una qualsiasi reazione da parte di coloro che vivono e lavorano in questo carcere da anni, anche e soprattutto dopo i gravi fatti che continuano a ferire questo istituto e l’intera amministrazione. Ma questo non è accaduto e ho capito che il mio lavoro a Torino era finito. Ero davvero da sola” ha dichiarato al Manifesto.
Continua la Costanzo:
“Ho deciso di recarmi personalmente sul posto (al Lorusso e Cutugno, n.d.r.), per verificare con i miei occhi la gravità della situazione, e sono emersi una serie di elementi singolari, oltre a molti interrogativi purtroppo ad oggi senza risposta.
Se si vuole approfondire un po’ di più la questione, cercando di capire i meccanismi e i funzionamenti del carcere torinese si scopre che il problema delle mancate ristrutturazioni e degli arredi, al centro delle denunce di Antigone, non dipende dal carcere in sé ma dalle valutazioni di sicurezza che dovrebbero essere fornite dall’ASL e dai loro ingegneri e architetti. In altre parole, il carcere non può prendere iniziative in solitaria in materia di arredi, ma deve per ogni singola decisione avere l’ok dall’ASL. Il “Sestante” è una realtà a sé all’interno del carcere: senza il consenso dell’ASL la direzione non può agire autonomamente. Non si tratta infatti di una parte del carcere comune, ma di un vero e proprio reparto con necessità mediche. L’ok dell’ASL, tuttavia, non arriva e le comunicazioni sono praticamente inesistenti. Come mai?
I materassi orridamente descritti, per esempio, sono stati acquistati a novembre 2020 e sono stati rivestiti con un guscio particolare, dal costo di oltre 300 euro, per evitare usure e impedire soffocamenti“.
Il responsabile del Sestante è, a livello apicale, Massimo Rosa, medico psichiatra, Direttore del Dipartimento di salute mentale dell’ASL TO1 e coordinatore regionale dei Dipartimenti di salute mentale. Rosa è quindi responsabile etico, deontologico (lo è anche l’Ordine dei Medici di Torino) e medico, delle cure psichiatriche Regionali e dell’ASL TO1. Responsabilità attinente anche alle cure che per norma devono essere garantite all’interno delle strutture detentive presenti nella sua area di competenza.
Stante le denunce appare in tutta evidenza che l’ASL TO1 non assolva con la dovuta attenzione all’assistenza psichiatrica nei luoghi di detenzione. ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) ha denunciato: “il sostegno psichiatrico (nel centro per rimpatri di Torino, n.d.r.) non è stato garantito dal marzo 2020 al febbraio 2021 e rimane comunque insufficiente e discontinuo“.
Ricordiamo nello specifico la lettera del Prefetto Ruberto a Cirio, Presidente della Regione Piemonte, affinché l’ASL TO1 assolva alla valutazione medica – anche psichiatrica, visti i numerosissimi tentativi di suicidio – d’idoneità alla detenzione nel CPR di Torino.
Prosegue la Costanzo:
“Proprio in questi giorni partono i lavori di sgombero delle due sezioni del Sestante 7 e 8 ma l’inizio dei lavori era stato fissato a gennaio 2021 (un anno fa praticamente) e il progetto esecutivo approvato a luglio scorso.
Uno dei problemi principali del reparto resta tuttavia l’impossibilità per le dimensioni della struttura di far fronte al continuo e massiccio afflusso di nuovi detenuti, che arrivano da tutta Italia.
Al ‘Sestante’, è bene specificarlo, c’è una costante presenza di personale medico. A differenza di quanto scritto negli articoli, che parlavano di un reparto lasciato a se stesso, ci sono due educatori del Ministero e due infermieri specializzati della Cooperativa Valdocco, due psichiatre ASL di cui una coordinatrice regionale e personale di polizia penitenziaria.
Una parte di questo personale è presente h24, dunque sorge spontaneo chiedersi come mai non abbiano mai dichiarato nulla. Se la situazione è davvero degradante, chi si sta girando dall’altra parte e in quanti sono a voltarsi costantemente da anni?”
Questa domanda è più ampiamente riconducibile alle dichiarazioni della Marino. Da chi è stata lasciata sola?
Le alternative sono quattro:
– Provveditorato, ovvero il Ministero della Giustizia
– il DAP: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
– Corpo di polizia penitenziaria
– ASL TO1 (più ampiamente dall’Assessore alla sanità Genesio Icardi, dalla Regione Piemonte quindi)
Dalle dichiarazioni dell’ex Direttrice del Lorusso è plausibile evincere che sia stata lasciata sola da tutti, da tutti e quattro gli enti.
Conclude l’On. Costanzo:
“Terminando la visita è emerso con chiarezza un tema di fondo, e cioè quello della difficile contrapposizione tra due esigenze distinte e pressanti. Da una parte c’è infatti il diritto alla privacy dei detenuti, la tutela della loro dignità che prevederebbe ad esempio la possibilità di avere bagni isolati e decorosi e non una turca d’acciaio visibile a chiunque passi. Ma dall’altra – date anche le patologie dei soggetti reclusi – c’è la tutela della loro incolumità fisica, soprattutto considerando i numerosi gesti anti-conservativi verificatisi negli ultimi anni, che rendono necessario un controllo costante.
Il confine è molto labile e il silenzio dell’ASL non facilita il compito della direzione, soprattutto quanto si sceglie la via più facile: trovare un capro espiatorio“.