Perché non ci sono affatto dei colloqui di pace seri per porre fine alla guerra in Siria? Dopo aver privato della vita oltre 130.000 persone e aver costretto ad andare via dalle loro case oltre 9 milioni di rifugiati, la guerra siriana ha infettato quasi ogni regione del Medio Oriente. Tuttavia, tra gli Stati Uniti e i loro alleati regionali non ci sono discussioni pubbliche circa un piano di pace fattibile, solo discorsi di guerra.
È difficile parlare di pace quando gli Stati Uniti stanno ancora manovrando per continuare la guerra, avendo di recente dato 500 milioni di dollari per armare e addestrare i ribelli siriani, negoziando allo stesso tempo un accordo con l’Arabia Saudita per aprire un altro campo di addestramento per i ribelli siriani, oltre a quello già funzionante in Giordania. Invece di usare la sua vasta influenza in Medio Oriente per la pace, Obama la ha usata per dare impulso alla guerra.
Il brillante fallimento dei colloqui di pace di Ginevra sulla Siria guidati dagli Stati Uniti, si è realizzato senza la serietà richiesta dalla completa distruzione di un paese. Obama ha usato i colloqui per perseguire gli “interessi degli Stati Uniti,” avendo volutamente escluso l’Iran dai colloqui tentando di dare potere sproporzionato ai ribelli di Obama dello “Esercito siriano libero”, che godono di un piccolissimo potere sul terreno dato che hanno usato i colloqui di pace per fare richieste non realistiche.
Obama ha avuto un ruolo passivo nei colloqui di pace, lasciando che procedessero con difficoltà invece di presentare serie proposte che riflettessero la situazione reale. Non ci sono stati colloqui fin da gennaio e Ginevra III non è stata ancora programmata, dato che Obama sembra impegnato soltanto a dare ai ribelli più potere di negoziare tramite nuova guerra, dati che la logica è che se i ribelli sono armati e addestrati appropriatamente, alla fine saranno in grado di riconquistare la terra sufficiente a costringere il governo di Assad a trattare alla pari.
Il gigantesco vuoto nel mercato per la pace ha aperto opportunità per la Russia e l’Egitto che a quanto si dice stanno cercando di inserirsi come leader nella diplomazia del Medio Oriente, in parte per espandere la propria influenza, in parte per proteggersi dalla conflagrazione di estremismo islamico che il conflitto sta producendo.
Il sito web Mint Press riferisce la notizia ancora in svolgimento:
“Mosca e il Cairo si stanno preparando per una conferenza tra il regime siriano e l’opposizione nella speranza di portarli insieme in un governo di transizione che ‘combatta il terrorismo’…; l’agenda della conferenza che si dovrebbe tenere tra le due parti, comprende la creazione di un governo siriano di transizione con vasti poteri, che manterrà allo stesso tempo l’autorità del presidente siriano Bashar al-Assad sull’esercito e sulle istituzioni preposte alla sicurezza”.
Se questa proposta si realizzerà, i suoi meriti dovranno essere seriamente discussi sul palcoscenico mondiale, dove Obama farebbe del suo meglio per sabotare la pace. Il motivo di questo è che i ribelli di Obama sul terreno in Siria – genericamente organizzati sotto la denominazione di “Esercito Siriano Libero” – non hanno potere, e un processo di pace condotto dalla Russia rivelerebbe questo fatto e lo applicherebbe a un trattato di pace, lasciando poca influenza all’amministrazione Obama nel nuovo governo. Questo è un accordo di pace che Obama preferirebbe distruggere.
I ribelli di Obama sono deboli mentre il governo siriano ha ottenuto sostanziosi successi militari. Soprattutto si è ottenuto di recente un accordo di pace nella città più grande della Siria, Aleppo, modellato sull’accordo di pace a Homs che ha permesso ai ribelli di andarsene senza armi e dando allo stesso tempo al governo il controllo effettivo della città.
È interessante che Robert Fisk, giornalista con grande esperienza del Medio Oriente, di recente abbia messo in dubbio non soltanto l’importanza dell’Esercito siriano libero di Obama, ma anche la sua stessa esistenza. Fisk spiega:
“L’Esercito siriano libero penso che beva un sacco di caffè a Istanbul. Non mi è mai capitato di incontrarli – tranne nei primi mesi di combattimenti, non mi è neanche capitato di incontrare i prigionieri dell’Esercito siriano libero… Sapete, l’ESL secondo i siriani non esiste. Hanno al-Qaida, al-Nusrah, vari altri gruppi islamisti, e ora naturalmente, l’ISIS… Non penso però che a loro importi molto dell’Esercito siriano libero. Un ufficiale mi ha detto che alcuni sono stati accettati di nuovo nell’esercito siriano, e così sono potuti tornare a casa. Ad altri è stato permesso di andare a casa, ma non gli è stato più permesso di servire nell’esercito siriano. Penso che l’Esercito siriano libero sia un mito assoluto e non credo che esista realmente e neanche i siriani lo credono…”
L’analisi che fa Fisk dell’ISIS sottolinea la prospettiva di molti che si sono domandati per molto tempo se l’ESL fosse stato completamente assorbito dalle milizie estremiste islamiche. Al massimo l’ESL esiste in minuscole sacche irrilevanti, sebbene Fisk pensi che l’ESL potrebbe essere una fantasia dell’amministrazione Obama usata per giustificare la guerra siriana ininterrotta.
A parte la debolezza siriana sul terreno, ci sono più ampie ragioni geo-politiche per le quali Obama rifiuterebbe una pace guidata da Russia ed Egitto. Per esempio, l’amministrazione Obama soltanto di recente ha fatto un investimento a lungo termine nella guerra, dando 500 miliardi di dollari ai ribelli siriani e addestrandone altre migliaia in Arabia Saudita, azioni che hanno di fatto escluso qualsiasi significativa riconciliazione con l’Iran.
Obama ha scelto invece di rafforzare le strette alleanze con gli stati disprezzati di Arabia Saudita e Israele, che chiedono che la Siria sia distrutta. Impegnandosi di nuovo con Arabia Saudita, Turchia e Israele, Obama ha essenzialmente abbandonato la pace con la Siria e l’Iran, dal momento che gli alleati di Obama vogliono che la Siria e l’Iran vengano distrutte.
Se Obama seguisse la guida di Russia ed Egitto nel processo di pace, i suoi alleati lo abbandonerebbero, dal momento che hanno investito enormi somme di denaro, armi e la loro vita politica per assicurarsi che i loro governi e le aziende nazionali traggano profitto dalla caduta del governo siriano.
Questa è la base per il completo stallo geo-politico in Medio Oriente. Naturalmente le gigantesche compagnie statunitensi che traggono vantaggi dal dominio in Medio Oriente, stanno applicando spingendo al massimo per continuare la guerra. Lo stallo è diventato così ovvio e distruttivo in Siria, che la Russia e l’Egitto si sono offerte come intermediari, cosa che agirebbe per rinforzare la loro influenza politico-economica, e contemporaneamente cacciando via gli Stati Uniti.
A parte le lotte per il potere nella regione, se venisse presentato un ragionevole accordo di pace – negoziato dalla Russia, dall’Egitto o da chiunque – il mondo deve esigere che si persegua la pace, perché non continui la catastrofe in Siria.
Obama e i suoi alleati regionali si sono dimostrati totalmente incapaci di produrre qualsiasi proposta di pace realistica – si sono troppo logorati con la guerra. Obama ha ancora un’altra occasione di riconoscere i risultati di questa guerra per procura fallita e di accettare una pace che arriva dopo 100.000 vite distrutte, o può andare avanti a espandere le uccisioni. Smettere con la guerra è facile quanto riconoscere la realtà, e fare un trattato che la rifletta.
Di Shamus Cooke
Shamus Cooke opera nel campo dei servizi sociali, è sindacalista e scrive per Workers Action. Lo potete contattare scrivendogli a: shamuscooke@gmail.com
Traduzione di Maria Chiara Starace per Z-Net Italy