Il 22 dicembre 1961, a meno di tre anni dalla vittoria della Rivoluzione cubana l’allora presidente Fidel Castro Ruz proclamò l’isola come territorio libero dall’analfabetismo, ponendo così fine ad uno dei grandi mali che la società cubana si trascinava a causa dei precedenti governi imposti dagli Stati Uniti.

Quella data fu il preludio alle trasformazioni che riempirono l’arcipelago cubano di scuole, istituti, politecnici, centri di educazione specializzata, centri per lo sport e la pedagogia e università, tutti rigorosamente gratuiti per la popolazione.

Un censimento effettuato nel 1960 aveva rivelato una dura realtà: una buona parte della popolazione cubana era analfabeta.  Fidel Castro promise allora che in un anno quel flagello sarebbe stato debellato, dichiarando: “Dovrà essere una battaglia veramente epica, alla quale deve partecipare tutto il popolo. Dobbiamo iniziare a organizzare quell’esercito (di insegnanti), con 100.000 giovani alfabetizzatori che abbiano almeno 6 anni di istruzione (la prima media) e almeno 13 anni d’età.”

Il 1° gennaio 1961 segnò l’inizio ufficiale del programma, nel bel mezzo della prima mobilitazione popolare in difesa del processo rivoluzionario, mentre gli Stati Uniti preparavano l’invasione e organizzavano bande criminali e armate nelle zone montuose.

Il 23 gennaio dello stesso anno infatti, durante la laurea del secondo contingente di insegnanti volontari, Fidel Castro denunciò l’omicidio del giovane insegnante Conrado Benítez; seguirono altre vittime tra insegnanti di alfabetizzazione e contadini.

Quei crimini non scoraggiarono la partecipazione di massa. La potente forza pedagogica e volontaria era costituita da 121.000 maestri di alfabetizzazione popolare, 100.000 membri della Brigata Conrado Benítez, 15.000 membri della Brigata Patria o Muerte e 35.000 insegnanti volontari. Sommando i quadri dirigenti e gli impiegati amministrativi, il numero degli educatori superava i 300.000.

La campagna terminò ufficialmente il 20 dicembre 1961. Migliaia di insegnanti di alfabetizzazione avevano frequentato la capitale cubana ed erano stati ospitati in case famiglia.  Due giorni dopo fu issata la bandiera che considerava Cuba un Territorio Libero dall’Analfabetismo.

La Campagna di Alfabetizzazione lanciata il 1° gennaio 1961 è considerata ancora oggi una delle battaglie più importanti vinte dal governo socialista e dal popolo cubano in generale.

«Senza il trionfo della Rivoluzione Cubana, i successi della Campagna di Alfabetizzazione non si sarebbero potuti realizzare. Il popolo doveva avere educazione e istruzione, che divenne un’esigenza pressante per realizzare le trasformazioni richieste dal nuovo progetto politico, economico e sociale del Paese.

Prima della Rivoluzione il sistema educativo era caratterizzato da grandi disuguaglianze per cui l’istruzione dei settori più poveri della società era quasi inesistente. C’erano 1 milione di analfabeti, più di 1 milione di semianalfabeti, 600.000 bambini senza scuola e 10.000 insegnanti senza lavoro», ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione cubana Elsa Velasquez.

A 60 anni da quell’importante annuncio, l’America Latina ricorda oggi la portata del progetto educativo cubano “Sì io posso” (Yo Sí Puedo), concepito come un potente strumento per dare cultura alle popolazioni.

Questo innovativo metodo di insegnamento ha attraversato i confini cubani e ha raggiunto 130 paesi, dove collaboratori di nazionalità cubana combattono l’analfabetismo soprattutto nelle zone rurali, ha dichiarato ad AIN Prensa Héctor Valdés dell’Instituto Pedagógico Latinoamericano y Caribeño (IPLAC)

Nel 2012, fu addirittura la Spagna a chiedere l’aiuto di insegnanti cubani per fornire istruzione in aree rurali dove c’erano più di 400 analfabeti e nella città di Siviglia. Valdés ha aggiunto che negli ultimi anni anche Canada, Australia, Nuova Zelanda, Guinea-Bissau, Mozambico e Sudafrica li hanno chiamati per educare le comunità locali.

Il direttore dell’IPLAC ha anche ricordato l’esperienza degli insegnanti cubani in Perù, secondo i quali nelle aree minerarie, da cui proviene gran parte della ricchezza del paese, c’erano ancora persone che non erano mai andate a scuola.

Recentemente il metodo ha raggiunto la città di Wanda, nel dipartimento di Iguazú, (Misiones) in Argentina, che successivamente è stato dichiarato privo di analfabetismo.

Il programma Yo Sí Puedo è stato creato dalla defunta educatrice Leonela Relys, su richiesta di Fidel Castro.  Il suo contenuto è stato adattato in inglese e portoghese, così come nei dialetti quechua, aymara, guaraní, creolo, swahili e tetun per favorire le popolazioni indigene.

Dal 2007 all’agosto 2014, secondo la coordinatrice nazionale Vilma Monteagudo, circa 19.425 cittadini abitanti delle zone rurali del Guatemala hanno imparato a leggere e a scrivere.

La dottoressa in Scienze dell’Educazione Leonela Relys Díaz è responsabile della creazione di questo metodo di alfabetizzazione di massa che ha iniziato la sua applicazione nel mondo nel 2002, con una tecnica che combinava il ricorso a strategie didattiche tradizionali con l’uso di materiale audiovisivo.

La struttura di questa strategia di alfabetizzazione consiste in 17 video distribuiti in 65 lezioni per una durata media di 7-12 settimane, a seconda del numero di sessioni e del ritmo di apprendimento dei partecipanti.

La Campagna di Alfabetizzazione di Cuba inaugurata nel 1961 ha quindi mostrato in 60 anni di storia che l’alfabetizzazione di un popolo, così come il fatto educativo stesso, è un evento il cui successo dipende dalla partecipazione di tutte le organizzazioni esistenti e di tutti i settori della popolazione, senza trascurare il suo aspetto tecnico.

Fonte:

Prensa Latina

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana