Sono già 8 i blocchi stradali che gli attivisti di Extinction Rebellion hanno realizzato negli ultimi giorni; domani sarà il nono blocco stradale. Sono stati sgombrati, denunciati, si son presi un foglio di via, hanno procurato disagio e reazioni anche violente da parte di automobilisti infuriati ma non hanno “bucato lo schermo”, come si suole dire.
Perché?
Qualunque giornalista direbbe che sono una notizia e, infatti, oggi sono sulla prima pagina del Guardian a Londra; ma in Italia hanno spazio nella stampa chiaramente schierata con l’ecologismo militante e qualche trafiletto sulla stampa locale, quando chiedono un incontro col Governo, una seria discussione su un problema ben più grave della pandemia che satura la nostra informazione.
Questo trattamento lo stiamo vedendo nello stesso modo nei confronti di altre forma dei dissenso ecologista (Fridays for Future, altre azioni di Extinction Rebellion ecc).; lo stiamo vedendo in generale nell’ignorare numerose proteste di nature molto diverse: no green pass, no ogm, no tav, tassonomia energetica europea.
Infine lo abbiamo visto nella scarsa copertura, perfino, dello sciopero nazionale della CGIL e della UIL, fuggite dall’unanimismo dominante.
Non è cosa nuova, è una tendenza a una narrativa precostituita, autoelogiativa che caratterizza il nostro governo ma anche i principali governi europei e a cui si adeguano quasi automaticamente tutti i principali media, senza molta discussione.
In questa situazione preoccupante e di fronte a numerosi allarmi (tra cui quello, molto moderato, di Reporters Sans Frontieres) non ci sono segni di cambiamento.
Semplicemente dopo Glasgow il tema dell’emergenza climatica ed ecologica è uscito dalla narrazione dominante, Greta ha smesso di essere trattata come un simpatico peluche enfant prodige e forme più radicali come Extinction Rebellion saranno presso classificate nella categoria degli ecoterroristi che si ribellano alla sana transizione ecologica gestita dai tecnocrati di turno (Cingolani docet) secondo il principio “businnes as usual”.
Chi aveva coltivalo l’illusione di un cambiamento radicale di prospettiva non ha fatto i conti con i poteri in campo che sono disponibili solo a una transizione che non metta in discussione i dogmi del mercato neoliberista.
Ma cosa chiede la campagna di “Ultima Generazione”: semplicemente di affrontare la crisi climatica con lo strumento partecipativo (e decisionale) delle assemblee dei cittadini: una proposta che potrebbe essere discussa (e anche confutata) se il livello della discussione fosse normale, se avessimo una stampa impegnata nel compito di inchiesta e controllo del potere; ma il livello della narrazione politica e mediatica prende sempre più i toni dell’assolutismo.
“Prima ti ignorano, poi ti insultano, poi vinci”, diceva Gandhi. Per ora dobbiamo superare la fase uno, e non pare facile. Ma quando non si supera la fase uno è perché la situazione sociale e politica vira verso l’autoritarismo e la dittatura.
E’ questo che ci deve preoccupare.