Da mesi dalla Bielorussia centinaia di profughi cercano di ottenere l’asilo politico in uno dei Paesi dell’Unione Europea confinanti.
“Da ore abbiamo perso i contatti con un profugo iracheno di 15 anni che all’alba è riuscito a entrare in Polonia attraverso la frontiera con la Bielorussia. Siamo molto preoccupati, perché ci ha detto che nel viaggio gli hanno rubato i vestiti pesanti e ora si troverebbe in mezzo alla neve in compagnia di un adulto che, a detta del padre, non sembrerebbe una persona affidabile”. Questa la denuncia giunta all’agenzia Dire da Maria, nome di fantasia di una delle tante volontarie che prestano assistenza ai migranti.
Da mesi dalla Bielorussia centinaia di profughi – tra cui africani e mediorientali – cercano di ottenere l’asilo politico in uno dei Paesi dell’Unione Europea confinanti, ossia Polonia, Lettonia e Lituania. Ritenendo l’arrivo dei migranti “una minaccia alla sicurezza nazionale”, da settembre il governo polacco ha schierato al confine migliaia di militari e ha negato l’accesso ai giornalisti e agli operatori delle organizzazioni umanitarie, comprese le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di migranti e richiedenti asilo.
In queste condizioni, come avverte Maria, “lavorare diventa complicatissimo. Senza i media e gli osservatori indipendenti, anche noi abbiamo difficoltà a verificare l’autenticità delle segnalazioni che riceviamo e a seguire le richieste d’aiuto. Ieri per esempio- continua la donna- abbiamo mandato nei boschi una squadra di volontari a cercare un uomo, ma quando sono arrivati non lo hanno trovato nel luogo che ci aveva indicato”.
Anche per il ragazzino iracheno è stata mobilitata una squadra di ricerca: “Tanti di noi da settimane sono in contatto sia con i genitori rimasti in Iraq che con questo adolescente, quindi sappiamo che la storia è vera. Ad ogni modo si tratta di un minore solo non accompagnato e dovrebbero mobilitarsi le guardie di frontiera a trovarlo, per assegnarlo poi ai servizi sociali polacchi, ma non osiamo avvisarli”. La volontaria denuncia che se il quindicenne venisse trovato dai militari prima che dai volontari, “verrebbe riportato al confine bielorusso prima di poter fare richiesta d’asilo, e lì rischierebbe la vita”.
Tale accusa giunge da tempo anche da Grupa Granica, un’organizzazione che riunisce 14 organizzazioni per migranti polacche. La scorsa settimana in una conferenza stampa online è tornata a denunciare i respingimenti forzati dei migranti verso la Bielorussia da parte dei militari polacchi. “Anche noi volontari siamo vittima di violenze da parte delle guardie di frontiera” ha raccontato Kasia Wappa, una delle attiviste di Grupa Granica, mentre il collega Witold Klaus ha avvertito: “I militari bielorussi sono più aggressivi, i migranti ci raccontano che vengono manganellati se non accettano di varcare il confine con la Polonia e gli altri paesi dell’Ue”.
Denunce che coinciderebbero con quanto dice Maria alla Dire: “Noi volontari a volte subiamo attacchi dalla Wojska Obrony Terytorialnej (Wot), un corpo militare di difesa territoriale”. La donna a proposito dell’adolescente dice ancora: “Due giorni fa ci ha detto che i militari bielorussi lo avrebbero portato al confine polacco e malmenato, minacciandolo di morte se fosse tornato indietro. Gli hanno anche rubato i vestiti. Noi avevamo già pagato una notte nel più vicino albergo in Bielorussia affinché potesse dormire al caldo e mangiare, dato che da giorni vagava nella foresta bielorussa tra la neve, con temperature che ormai sono scese sotto lo zero. La famiglia intanto- prosegue Maria- ci aveva detto di aver contattato varie Ambasciate dei Paesi Ue a Minsk per chiedere la protezione umanitaria per il figlio, senza successo. Ma tutto questo non è servito a niente: sono arrivati prima i militari bielorussi, che lo hanno portato al confine polacco”.
Il padre del ragazzo a Maria ha spiegato di essere stato costretto a mandare il figlio in Europa, dopo che in Iraq un altro suo figlio sarebbe stato ucciso a causa delle violenze dei gruppi armati locali. Per confermare la sua storia, l’uomo ha inviato ai volontari un video che mostra il corpo del giovane e che anche Maria ha visionato. “Sono storie terribili” dice, poi torna alla vicenda del 15enne: “Stamani, una volta entrato in Polonia, al telefono ci ha detto che era esausto. È stata l’ultima volta che lo abbiamo sentito e ci ha detto di essere stato aiutato da un altro migrante più grande. Secondo il padre però, che ci ha contattato subito dopo, non è chiaro chi sia questa persona e hanno paura che il figlio sia in pericolo. E a tutti noi risulta molto strano che il suo cellulare sia già spento”.
Alla Dire Marysia Zlonkiewicz di Grupa Granica ha spiegato che gli attivisti hanno ricevuto alcuni racconti di minori e donne finiti nel giro della prostituzione o vittime di abusi, ma si tratta di voci che spesso si rincorrono sui social network, e in assenza di media e osservatori sul posto “non possiamo verificarle e confermale”. Gazeta Wyborcza, uno dei principali quotidiani polacchi, riporta l’intervista a Arsalan Azzadin, medico di origine curdo-irachena da quarant’anni residente in Polonia che ora presta assistenza ai migranti portati nell’ospedale di Bielsk Podlaski, cittadina a una cinquantina di chilometri dal confine. “Per mia fortuna o sfortuna”, spiega il medico, “conosco il curdo quindi posso parlare con molti dei profughi che ricoveriamo, che mi raccontano storie che altrimenti nessuno ascolterà mai”.
Tra le varie denunce raccolte, il medico riporta anche di notizie di cadaveri avvistati nei boschi, morti per la fame, il freddo o nel tentativo di guadare i fiumi o le paludi. Alcuni di questi mostrerebbero anche evidenti segni di morsi degli animali selvatici che popolano queste foreste, come le volpi o i lupi. “Alcuni sono fatti a pezzi” si legge su Gazeta Wyborcza.
Storie che sono circolate sui gruppi dei volontari anche la scorsa settimana per richiamare l’attenzione sul caso di Eileen, bambina irachena di 4 anni che stando a Grupa Granica, si sarebbe smarrita nei boschi polacchi il 6 dicembre. A denunciarne la scomparsa sarebbero stati i genitori, spiegando di aver perso la piccola dopo che il loro gruppo è stato violentemente respinto verso la Bielorussia dai militari polacchi. L’emittente Tvn24 riferisce che i volontari sono andati nel bosco a cercarla e di aver allertato sia le Guardie di frontiera di Bialystok che la Croce rossa locale. La polizia, come riporta Oko Press, ha inviato un drone a perlustrare la zona e ha fatto sapere di aver individuato due gruppi di migranti tra cui si trovavano dei minori, ma non è chiaro se tra loro ci fosse anche Eileen.