Proprio stamattina ecco un lungo post sulla pagina Facebook di Nicoletta Dosio: che fotografa con malinconia l’inizio del tempo settimanale dopo la festa del week end:
“Nel presidio davanti alla casa di Emilio tutto è ancora silenzio. Qualcuno dorme dentro il camper davanti al cancello. Sul balcone e lungo la recinzione il vento muove le bandiere, gonfia gli striscioni che raccontano quest’ennesima storia di sopruso e resistenza. Insieme ad Emilio aspettiamo. L’arresto potrebbe avvenire in ogni momento, per questo siamo qui, per non lasciarlo solo. La luce che si alza fa emergere i murales, opera di Alleg e di Blu: il mondo solidale e bello su cui avanza la devastazione di un sistema innaturale e disumano… il grande lupo preso alla tagliola della Giustizia… il piatto di spaghetti fumanti che si mutano in orrido groviglio di filo spinato. (…) Nel silenzio del mattino lo sguardo sale fino alle case di Falcemagna lambite dalla prima neve. (…) No, il grande lupo preso alla tagliola dalla “giustizia” non sarà solo: nel murale di Alleg due piccole creature, la cornacchia e il topolino, stanno lavorando di tronchese per tagliare il ferro che lo strazia: sono deboli, ma tenaci e sanno che il tempo stringe, che presto arriveranno i cacciatori…”
Le fa eco un post di ieri, da Francesca Frediani:
“…Se i tribunali fossero il luogo in cui stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, Emilio non rischierebbe nessuna condanna. Ma sappiamo che non è così (…) Le grandi strette di mano tra Francia e Italia, i grandi accordi per bucare le nostre montagne, i grandi traffici, i soldi…
Ti vogliamo bene Emilio, torna presto tra noi.”
Le fanno eco i messaggi che abbiamo raccolto fra alcuni dei Comitati Giovani NoTav, e che abbiamo messo semplicemente in fila con un incipit che vale per tutti: Caro Emilio…
Caro Emilio,
… le ingiustizie contro le quali ti sei sempre battuto, non l’avranno vinta. Saremo sempre qui a difendere ciò in cui crediamo come tu ci hai insegnato.
… un confine immaginario divide quelli che stanno di qua da quelli che stanno di là. Un futuro migliore, al quale molti cercano disperatamente di arrivare. I confini sono immaginari, ma il sangue è vero. E tu questo lo ha sempre saputo. Sempre con te.
… la notizia della tua estradizione è l’ennesima violenza che condanna anche gli atti più umani. Ma se la solidarietà è un crimine, forse questo mondo sta davvero toccando il fondo.
… colpevole di solidarietà, testardo contro un sistema ingiusto e crudele che vorrebbe ridurre in ginocchio tutti coloro che non si uniformano al pensiero unico e vile dei pochi che governano questi mondo. Complici e solidali sempre.
… la tua allegria e spontaneità non ti hanno abbandonato mai, nemmeno di fronte alle ingiustizie ai tuoi danni. Non mollar mai, noi siamo e saremo sempre con te.
… un forte abbraccio, stretto e sincero, che possa accompagnarti e darti forza. Complici e solidali fino alla fine. Avanti No Tav.
… raccogliamo il tuo esempio di Lotta, e quello di tanti Valsusini che da trent’anni si battono contro la devastazione ambientale, drenaggio di fondi pubblici e per un modello diverso da questo, non malato. Come Giovani continueremo sempre questa lotta a testa alta, in Val di Susa, nella valle che resiste, e l’8 dicembre grideremo ancora più forte “avanti NoTav, NoTav Liberi” portando avanti la solidarietà per te e per tutte le vittime di repressione.
Per chi poteva avere ancora qualche illusione circa una Giustizia che potesse rettificare l’errore di una sentenza di primo grado (fine settembre scorso), è arrivata venerdì anche la Cassazione, a conferma dell’Ingiustizia. In data 26.11.2021 l’Italia si è inchinata alla Francia circa la richiesta di estradizione per Emilio Scalzo, in forza di quel MAE (Mandato di Arresto Europeo) del quale persino i suoi legali sono venuti a sapere solo dopo l’arresto – da non credersi che una simile anomalia possa accadere nel nostro paese, ma così è, nel più totale silenzio.
“Non è che ci facessimo illusioni…” è l’amaro commento dell’Avvocato difensore Danilio Ghia, che è andato fino a Roma per NON essere neppure audito. “Sono andato giù per sentire, ma gli spazi per ricorrere erano risicatissimi ed essendo in Camera di Consiglio si è svolto tutto in forma scritta… il risultato però era quasi scontato… vedremo poi la motivazione” e ci vorrà qualche giorno prima che arrivi.
E insomma, per Emilio, esponente molto noto all’interno del Movimento NoTav, in prima persona impegnato nel soccorso dei migranti sulla rotta delle Alpi (percorso assai rischioso se non conosci i sentieri, dove è facile perdere la bussola e banalmente morire di ipotermia) si è consumato il The End di un copione già scritto chissà da quanto, se solo pensiamo a quel strombazzato Trattato di Cooperazione tra Francia e Italia che è stato ratificato proprio nello stesso giorno, con significativa foto di Macron&Mattarella che ammirano a mo’ di quinte teatrali il saettare degli aerei nelle rispettive turbo-scie tricolore – non a caso, trattandosi di accordo che punta in particolare alla difesa e al respingimento dei migranti lungo i confini.
Scontata o no che fosse, per il Movimento NoTav e per il presidio che si era inaugurato a Bussoleno davanti a casa-Scalzo già dal 7 ottobre, è stata l’ennesima brutta botta, dopo l’ingiustizia già incassata solo pochi giorni prima, con la richiesta di 13 mesi (!!!) per le supposte evasioni di Nicoletta Dosio.
In compenso il week end appena trascorso, è stata una vera e propria Festa degli Affetti. Ieri è arrivata da Genova anche Heidi Giuliani, con famiglia. Tanti altri sono arrivati da dentro e fuori valle: per esprimere la loro solidarietà, per sentirsi ancor più nel cuore del momento, per partecipare di questa particolare vicinanza un po’ fra tutti, per il semplice piacere di rivedersi – per salutare un’ultima volta Emilio, che già domani potrebbe non esserci più.
Persino da Cuba, sollecitato da due giovani NoTav che erano lì per sperimentare la validità del Soberana Plus, è arrivato il messaggio del personale medico al lavoro sul progetto, in prima fila il ricercatore Fabrizio Chiodo. E non so quante foto mi sono arrivate su WhatsApp, da quella stradina residenziale normalmente tranquillissima dove abita Famiglia Scalzo – improvvisamente trasformata in teatro di convivialità, fiamme che scoppiettano dal bidone per scaldarsi nel freddo già invernale, uova al burro che friggono su fornelli improvvisati, il pentolone del vin brûlé in perenne sobbollire, il tavolo con i biscotti che spariscono e ricompaiono in continuazione, le sparse sedie, le panche, il va e vieni dei ricordi, l’incontro delle generazioni – una comunità che si riscopre grande famiglia e peccato essere lì solo con il pensiero e non di persona.
Scandaloso tutto. Le modalità della cattura, lo scorso 15 settembre, in pieno giorno, come nel peggior scenario cileno, senza alcuna notifica né preavviso neppure ai legali!
E poi l’attesa di capire, la scoperta di quel “benedetto” MAE, della probabile imputazione – quando però l’imputato era già alle Vallette di Torino, arrestato prima ancora di essere giudicato: “violenza aggravata (…) nel contesto di un assembramento che si svolgeva principalmente a Clavière” per dire che durante una manifestazione in favore dei migranti verificatasi il 15 maggio scorso in quell’incerta zona di confine tra Italia e Francia, Emilio Scalzo avrebbe colpito un gendarme con un bastone causandogli una frattura al braccio “con conseguente invalidità al lavoro per 45 giorni”. Indubbiamente un fatto grave “costituente illecito penale anche per l’ordinamento italiano (violenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie aggravate)”. Ma grave al punto da giustificare un’estradizione?
Richiesta che il Tribunale di Torino ha comunque accolto con sentenza pressoché immediata, in data 29.9.2021: “sussistono i presupposti per far luogo alla consegna richiesta dall’Autorità Giudiziaria francese”, come se non fosse possibile un procedimento all’altezza della gravità del ‘fatto’ entro i nostri confini – come se (tra l’altro) già non pendesse sul capo di Emilio Scalzo un buon numero di imputazioni indubbiamente importanti per la giustizia italiana, come infatti ha cercato di argomentare la difesa del suo Avvocato.
Niente da fare, perché il suddetto MAE – che già dalla sua entrata in vigore in Italia (aprile 2005) escludeva la possibilità di opporsi alla consegna di un proprio cittadino da parte dello Stato richiedente, se non per fondatissimi motivi – è diventato dal febbraio di quest’anno ancor più inappellabile e restrittivo. “Vergognoso che una cosa simile possa essere successa senza alcun dibattito in Parlamento” non perde occasione di lamentare l’Avv. Ghia “ma ormai qualsiasi cosa può succedere, nella pressoché totale indifferenza…”
Quando sono andata a trovare Emilio Scalzo, era il 10 ottobre scorso e c’era anche una piccola delegazione dalla Francia guidata da Gabriel Amard, esponente di spicco di France Insoumise e consigliere regionale della regione francese Auvergne-Rhône-Alpes, oltre al sindaco del comune di Villarodin Bourget, Philippe Delhomme. Emilio era in vena di raccontare la sua versione dei fatti, nei minimi particolari. “Non avevo intenzione di colpire. Me ne stavo seduto su quella panca di una piccola baita, a massaggiarmi il ginocchio dove ho fatto la protesi, perché dopo tutte quelle corse mi faceva male. Ed ecco comparire questo gendarme tutto bardato, a una quindicina di metri di distanza. ‘Renculez, renculez’ mi urla mentre avanza a grandi passi. E io, che quasi non riesco ad alzarmi… non so che fare. Gli faccio il gesto che facciamo noi italiani, per dire ‘ma checcavolo vuoi…’ e però capisco che fa sul serio.
A un certo punto lo vedo che estrae da sotto il giubbotto un candelotto, toglie la sicura, me lo lancia addosso e il candelotto non mi arriva in testa perché riesco a scansarmi, ma rimbalza contro una trave della baita e un secondo dopo è tra i miei piedi, a terra. E faccio giusto in tempo a dargli un calcio che whooom è esploso, odore acido di candelotto. A quel punto il gendarme non ci vede più, avanza proprio di corsa, armato di manganello, con la chiara intenzione di colpirmi. Non so che fare, mi accorgo di un listello semi-staccato della panca, lo afferro, mi metto in posizione di difesa – ma lui mi è proprio davanti, determinato a colpirmi in faccia. E cosa vuoi che ti dica: mentre lui sferra il colpo e io faccio una mossa per evitare che mi prenda sui denti, può darsi che l’abbia colpito a mia volta, senza intenzione. O può darsi che si sia fatto male da solo, che la frattura al braccio sia stata provocata dalla forza con cui intendeva colpirmi lui, capisci? non è detto che sia stato il mio bastone. E insomma è tutto da vedere, pare che abbiano trovato una ripresa video in cui è visibile la dinamica della situazione, e si suppone che anche il gendarme avesse la tele-camerina d’ordinanza… cosa è successo lo sapremo da quelle riprese. So solo che a un certo punto i gendarmi erano tre, uno ha tentato di inseguirmi: ho questo ricordo di me che cerco di correre giù dal sentiero, però a balzelloni, come un cane zoppo, per via del ginocchio. L’unica cosa che ricordo benissimo è quel volto chiuso dentro il casco: un uomo di colore. Di colore non diverso da quelli che un sacco di volte mi sono trovato ad accompagnare oltre-frontiera. Se solo potessi trovarmi a tu per tu con lui, guardarlo negli occhi e chiedergli: ma perché… Speriamo che succeda.“
Per quanto convincente (per i giudici francesi) potrà essere la ricostruzione dei fatti di Emilio Scalzo, e qualunque sarà la ‘forza’ di questo presidio degli affetti che sta crescendo in questi giorni davanti a casa sua, una cosa è certa: è solo questione di giorni, forse di ore, potrebbero arrivare a prenderlo da un momento all’altro. Come già è stato per Nicoletta Dosio, in quel fine anno del 2019. E poi per Dana Lauriola, il 17 settembre del 2020. L’intera cittadina di Bussoleno in entrambe le occasioni scese per strada, arrivarono rinforzi da altre cittadine della valle, per ritardare il passaggio dei veicoli, salutarle un’ultima volta da dietro i vetri. Solo che per entrambe la destinazione-carcere era Torino, relativamente vicina – mentre per Emilio estradato in Francia, come si farà?
“Abbiamo già individuato un ottimo avvocato… e sperando che venga accolta la richiesta dei domiciliari, è stata individuata una possibile soluzione di accoglienza a Briançon…” assicura l’Avv. Ghia. E se così non fosse? O anche se fosse? “Non riesco a immaginare Emilio rinchiuso per giorni senza sapere che fare, come comunicare” mi dice un compagno che lo conosce da vicino “lui che non è contento se non si spende fino all’ultimo, per aiutare qualcuno che ha bisogno, andare in soccorso di chi magari si è perso su qualche sentiero…”
E però in questi giorni “era più lui che dava forza a noi, che il contrario”, raccontano in parecchi. Come nel video messaggio che qui ripresentiamo, che era stato registrato per il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli qualche settimane fa per un aggiornamento sulla situazione del Movimento NoTav curato da vari esponenti dei Comitati Giovani NoTav e FFF Val Susa, insomma la generazione che prima del lockdown aveva vissuto quella stagione di inappellabile consapevolezza circa l’urgenza di Cambiare Rotta, e che dall’estate del 2020 si è aggregata con grande energia al Movimento, dal presidio de I Mulini in alta valle al crescendo di militarizzazione degli scorsi mesi, regolarmente in prima fila in tutte le recenti manifestazioni per dire Siamo la Natura che si ribella. Messaggio non breve (dura oltre 7 minuti), lo sguardo è triste, ma in modo quanto mai sentito si rivolge proprio a loro, i giovani del Movimento:
“Dicono che sono nell’illegalità, e cos’è legale io non lo so ma so cos’è giusto, e però legalità e giustizia non viaggiano sullo stesso binario per cui mi trovo qui. (…) Poiché mi hanno impedito l’accesso alla nostra montagna, l’unica montagna che mi è rimasta è questa qui (un sasso di forma un po’ conica che campeggia al centro del tavolo, ndr) perché se Emilio non può andare alla montagna è giusto che la Montagna vada da Emilio… Io da buon NoTav mi sono speso parecchio per aiutare altri esseri umani che in un momento difficilissimo della loro vita si son trovati ad attraversare i ns valichi senza sapere quanto possa essere insidioso, se non sei preparato, se non sai cos’è l’ipotermia, per cui i miei reati sono sì legati al Movimento NoTav ma adesso ci sono anche i reati umanitari e non so se è legale ciò che ho fatto ma so che è giusto.
Per cui ragazzi mi raccomando, andate avanti gagliardi, a testa alta, perché è proprio questione di energie: ne mettono tantissime loro, gli odiatori degli essere umani. Vediamo di mettercene altrettante anche noi, per contrastare quel mondo.”