Più di 900 partecipanti presenti a Barcellona e oltre 1.700 online mostrano l’enorme interesse internazionale per questo Congresso Mondiale per la Pace. È stato il congresso giusto, al momento giusto, nella città giusta.
Barcellona si è rivelata un’ottima sede per il congresso, con la sua università e il centro congressi, ma soprattutto con i discorsi di apertura del sindaco di Barcellona e del presidente della Catalogna, influenzati dalla politica di pace. Parole chiare per un impegno locale e governativo più attivo per la pace. Un appello urgente alla cooperazione, l’unica via per superare la crisi planetaria.
L’attuale situazione politica, in particolare il folle riarmo, il confronto, ma anche la catastrofe ambientale e la profonda ingiustizia sociale globale, richiedono risposte chiare di una pacifica politica di cooperazione e disarmo. L’abolizione di tutte le armi nucleari è cruciale quanto le sfide del cambiamento climatico e della giustizia sociale in tutta la sua diversità. Il programma e i relatori hanno rispecchiato questa diversità, questa differenza di approcci alla questione della pace. L’attuale situazione pandemica ha reso difficile la preparazione e la realizzazione e ha impedito la partecipazione in presenza da diverse parti del mondo. La presenza online è stata utile, ma non può mai sostituire un incontro faccia a faccia!
Questo clima di solidarietà nella lotta comune per la pace in tutta la sua diversità ha caratterizzato questo congresso emozionante, ma anche politico e stimolante. Il Congresso ha brillato di energia: ha avuto e dato energia!
Sono stati il dibattito, lo stare insieme, il senso comunitario e la ricerca di ulteriori azioni a riflettersi nelle conferenze plenarie e negli oltre 50 gruppi di lavoro.
La politica di pace è politica ambientale e giustizia climatica – chi potrebbe presentarla in modo più convincente di Vandana Shiva? Le sfide della giustizia climatica, che non consiste soltanto nel “prendere il controllo del riscaldamento globale,” hanno permeato il congresso nelle plenarie e nei gruppi di lavoro. Se si ha come obiettivo la giustizia, porre fine alla fame e alla povertà è una necessità fondamentale. Non vi è giustizia senza pace e non vi è pace senza giustizia: questi pensieri di Sharan Burrow, Segretario Generale della Federazione Mondiale dei Sindacati, di Lula de Silva, l’ex e si spera nuovo Presidente del Brasile, sono stati formativi, ammirevoli e illustrano i seri pericoli che gli esseri umani e la natura stanno affrontando. Tutto ciò richiede l’abolizione definitiva di tutte le armi nucleari. Chi potrebbe dirlo in modo più convincente di Beatrice Finn di ICAN e di Wada Masako, sopravvissuta a Hiroshima? I pericoli del confronto di questo mondo sono stati intensamente sottolineati, tra gli altri, dal cinese Zhao Tong e da Alexey Gromyko, e in particolare da Noam Chomsky nel suo video.
Il congresso era giovane e femminile, dominato dalle giovani generazioni, in quanto il 40% dei relatori aveva meno di 40 anni. Per molti sono stati indicativi i notevoli contributi di Amani Aruri dalla Palestina, di A-Young Moon dalla Corea del Sud, di Vanda Proskova dalla Repubblica Ceca, di Shristy Aware dall’India e altri. L’IPB Youth Network è stata una parte indispensabile di questo Congresso.
Indispensabili per il congresso e per il loro grande carisma sono stati di certo i contributi dell’indiana Bina Nepram sulle repressioni contro gli indigeni, della libanese Shirine Jurdi sulla situazione nel suo paese e di Lisa Linda Natividad dell’isola di Guam sulle basi militari statunitensi.
Tutti questi nomi sono solo una parte della moltitudine di contributi importanti e ricchi di contenuti a questo congresso di solidarietà e comunanza. Forse quelli non menzionati sono quelli che hanno contribuito di più!
Gli oltre 50 gruppi di lavoro – per lo più condotti su base ibrida – non solo hanno raccolto un’impressionante varietà di argomenti e fatti per la pace, ma hanno anche analizzato e soprattutto elaborato strategie per uno sviluppo più pacifico del mondo. Ne è un esempio la discussione su una nuova formulazione della politica di sicurezza comune. La straordinaria forza argomentativa di questi diversi gruppi di lavoro ha plasmato il contenuto e lo spirito del congresso.
I gruppi di lavoro sono stati anche una sfida particolare dal punto di vista tecnico. Più di 50 gruppi di lavoro ibridi, di cui almeno 15 procedevano sempre in parallelo: quando mai è successo a un congresso di pace? Tecnologicamente – anche per i molteplici video e l’introduzione di zoom – il congresso è stato perfetto, tanto da lasciare sperare che i futuri grandi congressi internazionali ibridi possano riprendere da dove si è rimasti. E, con più partecipazioni in presenza (stavolta impossibili a causa del Covid), in futuro sarà possibile riscontrare ancora maggiore entusiasmo.
La caratteristica distintiva dei contributi è stata sicuramente la necessità, in linea con il titolo del congresso, di reimmaginare il nostro mondo: azioni per la pace e la giustizia.
Ulteriori azioni, un rafforzamento, un rinnovamento e un rilancio del movimento per la pace sono la sfida principale. Senza ulteriori azioni, senza ulteriore impegno, non vi saranno nessuna pace e nessun disarmo, nessuna riduzione dei gravi pericoli della guerra! Abbiamo bisogno di una maggiore educazione alla pace ovunque, nelle scuole e nelle università. Senza pieni diritti per i popoli indigeni, senza la risoluzione degli oltre 300 conflitti armati attraverso l’azione civile, non raggiungeremo mai una pace globale. Non ci sarà pace senza emancipazione, senza un ruolo attivo e indispensabile delle donne. Quest’idea ha permeato l’intero Congresso, anche grazie alla grande partecipazione attiva di tante donne impegnate.
Il congresso ha raccolto questa sfida in molti modi nelle plenarie, soprattutto nella tavola rotonda e nei dibattiti di apertura e di chiusura, ma anche nei 18 video che hanno illustrato il grande sostegno internazionale a questo Congresso Mondiale per la Pace.
La sua intensa eco si sente nella necessità dell’impegno per la pace nei documenti presentati al Congresso:
- L’Appello dell’IPB da Barcellona al resto del mondo, a tutti i movimenti di pace e gli artefici del futuro.
- La Dichiarazione dei Popoli Indigeni al Secondo Congresso Mondiale per la Pace.
- Il documento sulla Zona del Mediterraneo: Mediterranean Forum Plan
- E la formidabile presentazione dell’IPB Youth Network.
(Tutti i documenti possono essere visualizzati in dettaglio sul sito web di IPB, www.ipb.org).
Tutte queste diverse azioni sono state riassunte nel piano d’azione dell’IPB per i prossimi anni, dettagliate per le diverse sezioni di pace, dal disarmo alle armi nucleari, alle esportazioni di armi e alla creazione intensiva di coalizioni. Il piano d’azione sottolinea in particolare l’interconnessione della questione della pace con le sfide del cambiamento climatico e della giustizia globale. Era chiaro a tutti – offline e online – che ci sarà un 3° Congresso Mondiale IPB!
Sono previste molte azioni, da un congresso sulla pace e la giustizia nell’area mediterranea alla partecipazione alle azioni di protesta in occasione del 50° anniversario del primo vertice ambientale delle Nazioni Unite e del 30° anniversario della conferenza sulla sostenibilità di Rio de Janeiro, così come il World Social Forum di maggio in Messico e il vertice della NATO di giugno in Spagna.
L’IPB, appoggiando l’intero movimento per la pace internazionale, che era presente online e offline in modo estremamente ampio e variegato nonostante tutte le restrizioni della pandemia, ha stabilito un programma ambizioso.
La necessità di tornare a una politica di sicurezza comune, 40 anni dopo il primo Olof Palme, richiede massima collaborazione, dialogo e trattative, e comprensione reciproca. L’IPB, insieme al Centro Olof Palme Center e alla Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), solleciterà quest’idea di sopravvivenza in seguito al successo di questo congresso. Concetti come le proposte del Segretario Generale dell’ONU, l’IPCC, il nuovo contratto sociale del CSI e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, con le loro debolezze, mostrano l’andamento generale. Manca la volontà politica di quasi tutti i leader politici del mondo. Abbiamo bisogno di maggiore istruzione, maggiore informazione, maggiore movimento e maggiori azioni per il disarmo e di una grande trasformazione socio-economica, che potrebbe essere considerata la rivoluzione partecipativa del 21° secolo. La scusa che non ci sono soldi è ridicola se ogni anno vengono spesi 2 trilioni di dollari in armamenti e l’1% è più ricco dei 2/3 dell’umanità.
Questo congresso è stato possibile solo grazie al grande sostegno finanziario delle fondazioni politiche (soprattutto RLS e Transform), della città di Barcellona, del governo della Catalogna e dei sindacati internazionali – grazie mille.
Questo congresso è stato realizzato grazie all’impegno instancabile dei due uffici preparatori dell’IPB a Berlino e Barcellona e dei numerosi aiutanti, il cui sforzo è stato essenziale per l’organizzazione, ma che soprattutto ha contribuito all’atmosfera estremamente positiva del congresso.
È stato un congresso di risveglio per plasmare il futuro, della nostra responsabilità per la salvezza del pianeta e per una cultura della pace. È necessario sperare in un maggiore impegno politico per la pace in tutto il mondo e compiere azioni sempre più grandi, perché ci troviamo, forse più intensamente che mai, ad affrontare le alternative: rovina e barbarie o umanità e pace.
Di Reiner Braun, Direttore Esecutivo dell’IPB
Traduzione dall’inglese di Simona Trapani. Revisione di Thomas Schmid.