Ad Albera Ligure, in Val Borbera, due donne hanno trasformato una piccola frazione sconosciuta ai più in una istituzione culturale valborberina. Oggi, grazie alla creatività e all’entusiasmo di chi abita e ama questo luogo, Vendèrsi è diventato uno stupendo paesino, famoso per i suoi sessanta spaventapasseri. Un’oasi di pace dove si ritorna bambini.

Ancora prima di raggiungere l’abitato, in mezzo a un campo, una serie di figure si abbracciano, dipingono il paesaggio, salgono una scala accostata a un albero, controllano le galline, sorseggiano una tazza di caffè. Poco più in là, sotto il pergolato di un’osteria, alcuni avventori siedono a un tavolo con in mano delle carte da gioco. Tutti sfoggiano pose e abiti da esseri umani, ma sotto i vestiti ci sono paglia, spighe, legno e lana.

Stiamo per entrare a Vendèrsi, una piccola frazione di Albera Ligure di una ventina di abitanti, che da circa un anno è diventata “il paese degli spaventapasseri“.

L’idea di dare vita a una mostra a cielo aperto nel borgo è nata durante l’estate del 2020 nella mente di due donne, Ivana e Silvia, che vivono qui l’una da vent’anni e l’altra da sempre, da quando la sua famiglia, da Genova, veniva in villeggiatura in val Borbera, negli anni ’50.

Dopo essere rimasta incantata dalla particolarità di questo paese, così gioioso e colorato, seppur riuscendo a mantenere la pace e il silenzio tipici dei borghi di campagna, mi sono fermata per una chiacchierata con Silvia, per farmi raccontare qualcosa di più di questo progetto artistico e culturale che sta attirando curiosi da tutta Italia.

Com’è nata l’idea di trasformare la frazione di Vendèrsi nel “paese degli spaventapasseri”?

L’idea è nata grazie a un nostro amico fotografo, Luciano Cauda. In occasione dell’evento “Albera e i suoi borghi fioriti”, tutti gli abitanti di Albera e delle sue frazioni sono stati invitati ad abbellire tanti angoli, anche pubblici, del comprensorio comunale, oltre terrazzi, giardini e balconi privati. Io e Ivana abbiamo partecipato con il nostro primo spaventapasseri, Manlio, che abbiamo decorato con balle di fieno, sacchi di juta, cespugli di lavanda, attrezzi da lavoro da contadini e vasi di fiori colorati. Purtroppo, poco dopo l’evento, Manlio è stato “sfrattato”. E volete sapere cosa c’è ora al posto del piccolo giardino che avevamo creato? Una colata di cemento e dei cassonetti dell’immondizia.

Come avete reagito a questa delusione?

Nonostante l’amarezza iniziale, ci siamo rese conto che il brutto, spesso, apre le porte a qualcosa di bello. D’altronde, “dal letame nascono i fior…”. Il nostro amico fotografo, che lavora molto in Europa, ci ha suggerito di organizzare a Vendèrsi una kermesse dedicata agli spaventapasseri, come già accade in Irlanda e in Francia, e così il nostro entusiasmo s’è subito riacceso. E anche se il festival non ha ancora potuto avere luogo a causa del Covid, l’estate scorsa abbiamo iniziato a creare e collocare gli spaventapasseri in giro per il paese: inizialmente erano quattordici, poi sono diventati trenta e ora sono più di sessanta. A quel punto io e Ivana abbiamo deciso dare una forma a tutto questo nostro impegno e ci siamo costituite come associazione culturale.

Da sinistra: Ivana, Luciano e Silvia con lo spaventapasseri Maga Miranda

Gli spaventapasseri esposti sono tutti realizzati a mano: quali materiali avete scelto?

Tutti gli spaventapasseri sono vestiti con abiti di recupero e accessori d’epoca; all’interno alcuni sono imbottiti con la paglia, mentre altri con i materiali più svariati, dalla lana fino a tappi di sughero e bottiglie di plastica. L’anima può essere realizzata con bambù, legni o cassette della frutta, mentre per il “portamento” ci siamo aiutate con grucce di legno o di plastica. Per l’autunno ne realizzeremo altri, che sostituiranno quelli esposti adesso, anche se in numero più esiguo.

Quest’estate Vendèrsi è stata anche una delle tappe del Sarvego festival. Come ha risposto, secondo voi, la valle all’originale iniziativa che state portando avanti?

Come associazione culturale Il paese degli Spaventapasseri abbiamo avuto l’onore di far parte del comitato spontaneo che ha organizzato il Sarvego Festival, ospitando due tappe della manifestazione. Durante la prima, che ha avuto come focus proprio il riciclo creativo, abbiamo accolto una classe quinta della scuola primaria di Genova Prà e la quarta e la quinta della scuola di Rocchetta Ligure, grazie alla Fondazione Garrone. I bambini hanno conosciuto gli spaventapasseri e hanno visitato il laboratorio di Ivana, che ha mostrato loro tutti i materiali utilizzati. La seconda tappa del festival ha ospitato l’illustratrice Elisabetta Civardi, che ha presentato il suo libro “Quando gli animali non avevano la coda“. Appoggiati a balle di fieno e seduti sull’erba i piccoli partecipanti hanno realizzato le code con i materiali più differenti, creando ognuno la propria. Un riscontro molto positivo in valle, un evento partecipato che ha portato a Vendèrsi moltissimi bambini con le loro famiglie. Inutile dire che siamo già pronte per la prossima edizione! 

Cosa bolle in pentola per i prossimi mesi e per il futuro?

Organizzeremo finalmente il festival degli Spaventapasseri e ospiteremo a Vendèrsi spaventapasseri provenienti da ogni dove. Stiamo cercando una nuova sede per l’associazione in modo da dare vita a laboratori sulla costruzione degli spaventapasseri rivolti a chiunque sia interessato e ci stiamo occupando anche di un progetto educativo sulla sostenibilità e sul riciclo creativo per coinvolgere le scuole del territorio.

 

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