Un totale di undici persone sarebbero state uccise durante un’incursione armata sulla collina Kiwakumbaih, nella Riserva della Biosfera di Bosawás, regione autonoma della costa caraibica settentrionale del Nicaragua, dove operava un gruppo di minatori artigianali, hanno riferito alcuni testimoni alla stampa locale.
L’attacco è avvenuto nel pomeriggio del 23 agosto nel territorio Mayangna Sauni As. Alcuni testimoni hanno riferito della presenza di almeno 20 persone armate che hanno preso d’assalto le tende in cui si trovavano i minatori.
Tra i morti sono stati identificati nove indigeni Miskito dei settori Tulahkira e Wiwinack e due indigeni Mayangna. Secondo la stampa locale vi sono elementi sufficienti per ipotizzare che il massacro abbia a che fare con lo sfruttamento della miniera d’oro.
Nel 2020, quando si scoprì che nella zona c’erano giacimenti d’oro, un gruppo di coloni meticci s’impossessò della miniera. Poiché si trovava all’interno del territorio Mayangna – spiega il Sistema Notizie dei Caraibi – i coloni furono scacciati da membri di questa etnia, i quali cominciarono a lavorarci contrattando indigeni Miskito.
La stampa locale è riuscita a parlare con Gilberto Pérez, padre di Armando Pérez Medina, uno dei Mayangna assassinati, il quale avrebbe assicurato che tre giorni prima dell’incursione si era sparsa la voce che un certo Chabelo sarebbe presto arrivato per “mettere le cose a posto”.
Isabel “Chabelo” Mendoza Padilla è il capo di una banda criminale che opera nella zona e che l’anno scorso ha attaccato e ucciso quattro Mayangna nella comunità di Alal (Bonanza).
Preoccupazione internazionale
La strage è stata condannata dall’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani, programma congiunto della Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) e dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct). L’Osservatorio parla di almeno 13 persone uccise da una quarantina di coloni (persone non indigene), tra cui due donne e un bambino.
Nel comunicato diffuso a livello internazionale inquadra l’attacco armato all’interno di un contesto di “violenza sistematica e generalizzata contro i popoli indigeni Mískitu e Mayangna, che include intimidazioni e minacce, omicidi, attacchi armati e sfollamenti forzati”.
L’ Osservatorio ha infine esortato le autorità nicaraguensi ad adottare immediatamente le misure necessarie “per proteggere l’integrità fisica e psicologica delle persone e delle comunità della Riserva di Bosawás”, nonché a “indagare immediatamente, in modo esauriente e imparziale, sui suddetti eventi e punire i responsabili”.
Commissione multidisciplinare indaga
Una commissione inter-istituzionale composta da membri dell’Esercito, del Battaglione Ecologico Bosawás e della Polizia Nazionale è stata inviata nella zona per indagare sui fatti e perseguire i responsabili.
Intanto, il Sistema Notizie dei Caraibi ha riferito che una commissione speciale del territorio indigeno Lilamni è arrivata a Bonanza per riunirsi con dirigenti Mayangna del territorio Mayangna Sauni As.
Secondo il media digitale, il governo del Nicaragua ha ordinato la formazione di questa commissione speciale per indagare a fondo sul massacro e determinare i motivi dell’attacco.
Le informazioni diffuse il 7 settembre dalla polizia segnalano che sono tre arrestati questa settimana, tutti membri di una banda di 14 persone responsabile del massacro di 9 persone e degli abusi sessuali commessi contro due donne lo scorso 23 agosto. Gli arrestati sono Arguello Celso Lino, Ignacio Celso Lino e Donald Andrés Bruno Arcángel. Undici le persone ricercate e ancora in fuga.
Sempre secondo il rapporto della commissione multidisciplinare, l’attacco criminale sarebbe stato lanciato per prendere il controllo della miniera artigianale gestita dagli indigeni Mayangna.
Fonte LINyM (spagnolo)