Una mostra dell’artista di Bristol che ci racconta la sua esigenza di pace, giustizia e libertà.
Ancora una volta l’Italia s’inchina a Sua Maestà Banksy: quest’anno nell’antico maniero di Otranto le sue opere cariche di messaggi, di ironia, di accenti sferzanti e simboli di valori contrastanti dimoreranno fino al 19 settembre prossimo in uno dei luoghi più magici della Puglia.
Si tratta di una esposizione non autorizzata dall’artista (spesso restio a dare permessi) che mette in sequenza stampe a tirature ampie.
Come dice Gianluca Marziani, curatore della mostra, insieme a Stefano Antonelli, “possiedono peso finanziario che sfida le logiche esclusive del pezzo unico, confermando quel feticismo globale che non ricerca più l’unicum senza repliche ma ‘il senso di appartenenza’ ad gruppo ristretto”. Marziani definisce Banksy ‘un marchio di appartenenza comunitaria, un brand sociale che attrae in ragione della sua presenza, una timbratura che aggrega un pubblico eterogeneo’.
La mostra di serigrafie ha il grande merito di fare da bussola nel complesso immaginario di Banksy, l’artista che ha scosso il mondo con le sue ossessioni, con le sue urgenze tematiche, con le sue riflessioni. Lo spiegano molto bene i curatori della mostra: la domanda a cui l’artista di Bristol risponde con ogni sua rappresentazione è “In cosa consiste oggi esistere?” Sopravvivere al paradosso e alla contraddizione è la risposta. La via migliore è infrangere la loro stessa esistenza, usandoli come grimaldelli per dire la verità.
Nel volumetto Existencialism – pubblicato a sue spese nel 2002 – Banksy afferma che “se vuoi dire qualcosa e vuoi che la gente ti ascolti, allora indossa una maschera. Se vuoi dire la verità allora devi mentire”.
L’arte di Banksy è tutta incentrata sul vero e sul falso nella dialettica con il paradosso e la contraddizione. I temi del reale emergono in rielaborati immaginari etici, perché per Banksy “un altro mondo è possibile”.
Ed è così che, per esempio, che il tema dell’infanzia spensierata è contraddetto dai giubbotti antiproiettile con la scritta “police” indossati dai due ragazzini, iconici mentre si tengono per mano correndo nell’acqua verso la libertà. La protezione familiare viene così in evidenza dopo essere passata sotto la lente di ingrandimento del paradosso di Banksy che denuncia la tendenza ad una società ‘militarista’ che travalica nella protezione della famiglia.
Nel suo libro ‘Wall and Piece’ Bansky scrisse: “Mi piace pensare di aver il fegato di far sentire la mia voce in orma anonima in una democrazia occidentale ed esigere cose in cui nessun altro crede come la pace, la giustizia e la libertà…”. Ed è così che nel Castello di Otranto non possono mancare le immagini CND Soldiers, stencil che Banksy ha realizzato nei pressi del parlamento britannico nel 2003, emblema della dichiarazione artistica di Banksy contro la guerra, realizzata per testimoniare l’opposizione al coinvolgimento della Gran Bretagna nella battaglia in Iraq.
Nelle note a margine della mostra non si manca di sottolineare come tutto il lavoro iconografico di Banksy resti al servizio della storia del nostro tempo e non sia minimamente al servizio della storia dell’arte che pure lo comprende, in un processo di democratizzazione dell’arte che eleva la pratica vandalica del writer al rango di artista.
L’esposizione di Banksy nel Castello di Otranto sta contribuendo alla ridefinizione dell’immaginario contemporaneo su temi e questioni che messe in sequenza portano al comune denominatore della moderna umanità e sul terreno comune della critica al sistema economico capitalista neoliberista per reagire con idee e proposte.
La vita di Banksy è in sé un capolavoro vissuta tra paradossi e contraddizioni, poesia e speranza, brand e riservatezza, provocazioni e riflessioni. Binomi che nel maniero di Otranto invitano alla riflessione e ispirano un nuovo umanesimo per il XXI secolo, nella prospettiva della cittadinanza, dell’identità e della memoria.