Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato nuove sanzioni nei confronti della Polizia Nazionale Rivoluzionaria (PNR) di Cuba, accusandola di “gravi violazioni dei diritti umani” durante le proteste per la crisi economica e la pandemia da Covid. Nuove misure sono in arrivo “se non ci saranno cambiamenti immediati”.
Secondo Biden “la situazione è intollerabile”. Secondo il segretario di Stato americano Antony Blinken “il popolo cubano ha diritto ad avere le condizioni basilari di vita che il fallito sistema del Partito comunista è stato incapace di garantire.”
Si potrebbe aggiungere molto altro, ma queste due dichiarazioni rappresentano da sole un capolavoro di ipocrisia, mala fede e cinismo degno di passare agli annali della storia. Leggendole viene subito in mente la favola di Fedro “Il lupo e l’agnello”, un esempio lampante delle false accuse dei forti verso chi è più debole di loro … con la differenza che questa volta l’agnello non si è lasciato sbranare.
Andiamo con ordine:
Ad accusare la polizia cubana è il presidente di un paese in cui in sette anni, dal 2013 al 2019, la polizia ha ucciso ben 7.663 persone. Tra queste il 24% erano afro-americani, sebbene questi costituiscano solo il 13% della popolazione. Sappiamo bene che la situazione non è migliorata negli anni seguenti, anzi.
Biden ritiene intollerabile la situazione dei diritti umani a Cuba. Evidentemente le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie e le torture di giornalisti, attivisti e oppositori in Egitto non lo disturbano più di tanto, vista la vendita di missili per 197 milioni di dollari, avvenuta nel febbraio di quest’anno, a un paese che “continua a essere un rilevante partner strategico in Medio Oriente”, come recita un comunicato del Dipartimento di Stato. E che dire dei legami di cooperazione con l’Arabia Saudita, responsabile di un conflitto, quello yemenita, definito la più grave emergenza umanitaria attuale, nonché di una situazione di discriminazione nei confronti delle donne tra le peggiori al mondo e di continue persecuzioni di attivisti?
Secondo Blinken il Partito Comunista non è riuscito a garantire le condizioni basilari di vita al popolo cubano. Dunque il problema non è l’embargo economico che soffoca il paese da sessant’anni, nonostante le 29 risoluzioni dell’ONU che dal 1992 chiedono agli Stati Uniti di cessare un blocco crudele e illegale. L’ultima risale allo scorso 23 giugno: 184 paesi hanno votato a favore della fine dell’embargo, 3 si sono astenuti (Colombia, Ucraina ed Emirati Arabi Uniti) e solo 2 hanno votato contro: Usa e Israele. Alla risoluzione dell’ONU si sono aggiunti più di 400 politici, intellettuali, ecclesiastici, artisti, attivisti ed ex Capi di Stato, che di recente hanno chiesto a Biden di cancellare le 243 sanzioni imposte a Cuba dall’amministrazione Trump.
Morale: i presidenti cambiano, ma la politica americana, soprattutto quella estera, rimane sempre la stessa: difendere i propri interessi a qualsiasi costo, sostenere i peggiori dittatori del mondo e reprimere in tutti i modi possibili qualsiasi alternativa al sistema. In questo contesto, la resistenza ultradecennale di una minuscola isola risulta un’”offesa” pericolosa, un rischio di contagio e una dimostrazione di forza che gli Stati Uniti non possono tollerare.