In Colombia dieci militari, tra i quali anche un generale di brigata, e un civile, sono stati accusati di crimini di guerra e contro l’umanità per le loro responsabilità in almeno 120 casi di “uccisioni di civili presentate come morti in combattimento”, i cosiddetti ‘falsi positivi’ avvenute tra il 2007 e il 2008. Lo ha stabilito la Jurisdicción Especial para la Paz (Jep), il meccanismo giuridico istituito nell’ambito degli accordi di pace del 2016 siglati dal governo dell’allora
presidente Juan Manuel Santos e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (Farc-Erp).
L’intesa mise nominalmente fine a circa 50 anni di conflitto civile tra guerriglieri e Stato colombiano. Si tratta delle prime accuse formalizzate dall’organismo. I
fatti contestati dalla Jep ai militari sono tutti avvenuti nella regione del Catatumbo, nel dipartimento nord-orientale del Norte Santander, vicino al confine con il Venezuela.
In un comunicato, l’organismo ha riferito che le prove raccolte indicano che gli 11 imputati sono “i massimi responsabili” della morte di “almeno 120 persone indifese” che sono state “presentate come morti in combattimento tra il gennaio 2007 e l’agosto 2008” con il fine di “aumentare in modo criminale le statistiche relative al successo delle operazione dell’esercito”. Secondo la Jep, gli imputati sono colpevoli di “crimine di guerra”, “crimini contro l’umanità” in quanto responsabili di “omicidi, sparizioni forzate” e “attacchi generalizzati e sistematici contro la popolazione civile”.
Le accuse formulate oggi sono il primo di sei atti che il meccanismo emetterà nei prossimi giorni. L’associazione delle madri dei falsi positivi, Madres Falsos
Positivos de Colombia, ha definito la decisione della Jep “eccellente” sul suo profilo Twitter.