Nell’universo c’è un mondo che si chiama Terra e in questo mondo c’è un paese che si chiama Italia. In questo paese ci sono molte prigioni dove ci sono uomini condannati ad una pena infinita, ad una morte vera, una morte ad occhi aperti. Una pena del diavolo, crudele, inumana e degradante perché trasforma la persona in una statua di marmo.
Non più coercizione e punizione corporali come ai tempi dell’inquisizioni nel Medioevo, ma delazione.
Non più l’uso della tortura fisica, ma solo la tortura del tempo e dell’anima molto più dolorosa di quella fisica.
Una pena senza fine annienta chi la sconta e lo rende innocente. Una condanna senza speranza non è giustizia è la vendetta di una “Giustizia” ingiusta.
In Italia ci sono molti umani che tengono chiusi in una cella altri umani da più di 30 anni e in alcuni casi da più di 40 anni e più. In Italia ci sono molti giovani ergastolani che aspettano di invecchiare e vecchi ergastolani, stanchi e ammalati, che invece aspettano di morire per finire la loro pena. Una pena senza fine non potrà mai essere né giusta e né umana.
Ecco la decima testimonianza di un ergastolano:
Non c’è dubbio che la carcerazione ti segna moltissimo, trovandosi ristretti per molti anni: il corpo, i sensi, ne risentono tantissimo. Soffro di diversi disturbi, esempio banale, non vedere più bene, è fuor di dubbio che sia stata la carcerazione a causare questi problemi, sappiamo bene gli impianti d’illuminazione come sono in tutte le carceri italiane, ho perso una buona percentuale di udito, ho problemi seri alla schiena, problemi di pressione, e come la maggior parte di noi detenuti, sono ansioso, stressato, con problemi gastrointestinali. Preferisco la pena di morte o l’ergastolo? La mia coscienza mi porta obbligatoriamente a dire: meglio l’ergastolo. Forse ciò scaturisce dal fatto che oltre ad essere contrario alla pena di morte, credo fermamente che l’uomo non abbia nessun diritto di decidere sulla vita o sulla morte di un’altra persona. È ovvio che ritorniamo alla questione principale: quanta pena, condanna, si dovrebbe scontare avendo commesso un omicidio? Per mia esperienza, se le autorità preposte, e cioè l’area rieducativo-pedagogica, le direzioni di ogni Istituto Penitenziario, la Sorveglianza interna, e la Sorveglianza esterna, funzionassero – ma seriamente – monitorando una persona sin dal principio della carcerazione attraverso un vero percorso di recupero, sono certo che dopo un massimo di dieci anni, il reo potrebbe avere un inizio di percorso esterno. Una persona può cambiare, e non necessariamente bisogna aspettare trenta o quarant’anni, o addirittura farlo morire in carcere.