Impedire un’ulteriore strage a Kobane
Disarmare l’Isis
Salvare le vite della popolazione assediata
L’ONU si attivi immediatamente
L’esperienza di autogestione curda della provincia di Rojava è un’importante e significativa esperienza di convivenza tra le diverse comunità siriane, alternativa alla dittatura del regime di Bashar Al Assad, alternativa al jiahdismo islamico, orientata a ricostruire una Siria democratica, multietnica e pluriculturale.
Un progetto di società che nulla ha a che vedere con quanto sta infiammando l’intera regione, in preda ad un delirio di alleanze, di milizie e di piani militari che producono solo massacri e strategie incomprensibili e ciniche.
Ciò che sta avvenendo al confine tra Turchia e Siria, la conquista di Kobane, enclave curda circondata dalle milizie dell’Isis, è l’ennesimo esempio del fallimento della politica della guerra giusta, della delega alle armi, della rinuncia ad agire sulla strada del diritto e del negoziato, dell’assoluta necessità del ruolo e dell’applicazione del sistema di diritto delle Nazioni Unite. Gli stessi governi che ieri hanno favorito l’azione distruttrice e omicida dell’Isis sono oggi divisi ma ugualmente responsabili delle morti e dei massacri in atto.
L’Isis deve essere isolato e disarmato, attraverso il blocco dei finanziamenti che riceve da paesi che hanno interesse a mantenere il caos geo-politico nella regione o modificarne gli equilibri a loro vantaggio.
L’unica vera soluzione è quella di fermare l’uso delle armi, condannare chi viola leggi e diritto internazionale e chi fa violenza su uomini e donne. Ieri gli Yazidi, oggi i Curdi, domani a chi ?
Condanniamo ancora una volta l’ennesimo episodio di una guerra assurda di cui tutti i governi sono responsabili.
Condanniamo il comportamento del governo turco, che ha chiuso le frontiere impedendo la fuga e la protezione della popolazione civile curdo-siriana e represso violentemente i curdi del Nord della Turchia arrivati alla frontiera in soccorso dei loro fratelli e delle loro sorelle di Kobane.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai curdi-siriani e alla popolazione di Kobane e a tutto il popolo siriano e irakeno. Se queste popolazioni verranno uccise le responsabilità cadranno sull’Isis e su tutta la Comunità Internazionale.
Chiediamo che vi sia un’immediata azione internazionale con il mandato delle Nazioni Unite per la protezione della vita dei civili, impedendo che Kobane e il territorio autonomo della Rojava cada nelle mani dell’Isis e garantendo l’apertura del corridoio umanitario per la popolazione in fuga verso la Turchia, senza alcuna discriminazione per l’appartenenza etnica.
Chiediamo all’Unione Europea e agli stati membri di predisporre un programma straordinario di aiuti umanitari da destinare alle popolazioni curde siriane.
Chiediamo nuovamente che la crisi della regione medio-orientale sia oggetto, con priorità assoluta, di una discussione in sede ONU da cui escano decisioni vincolanti per tutti gli stati membri, individuando le responsabilità dei massacri e delle violazioni del diritto internazionale sino a oggi avvenute, concordando una strategia di soluzione politica e negoziata per porre fine ai conflitti in Iraq e Siria, riconoscendo ai diversi popoli di questi paesi piena sovranità, libertà di espressione e di autodeterminazione nel rispetto delle regole democratiche di tutela delle minoranze.
La soluzione di questa drammatica situazione non è facile, ma necessariamente deve essere politica, sotto l’egida dell’ONU. Di una cosa siamo certi: le troppe armi presenti allontanano la pacificazione. Il disarmo delle milizie e dei paesi belligeranti deve essere un obiettivo prioritario. L’urgenza assoluta oggi è la salvezza delle popolazioni, vittime designate.
Rete della pace