I Popoli Originari Argentini hanno manifestato pubblicamente il loro appoggio alla nuova Legge di Servizi di Comunicazione Audiovisiva, che ha ricevuto una mezza approvazione nella Camera dei Deputati giovedì 17 settembre. “Risponde alla proposta presentata da un ampio spettro dei settori sociali” e permette “di far conoscere la nostra cosmovisione e stabilire vie per l’interazione con altri Popoli”, hanno assicurato con un comunicato dal titolo “Il Diritto alla comunicazione con identità”.
Nelle tante comunità con identità culturali proprie, i 36 Popoli Originari dell’Argentina parlano 16 lingue diverse dallo spagnolo ed hanno i loro modi e mezzi di comunicazione. “Sono un’espressione di cosmovisioni diverse da quella occidentale, son di fatto orizzontali, non lucrative, democratiche e necessariamente comunitarie”, spiegano.
La nuova Legge ha tra i suoi obiettivi “la conservazione e la promozione dell’identità e i valori culturali dei popoli originari” e li contempla come una quarta categoria di prestatori di servizi di comunicazione, proposta che è stata realizzata dall’Encuentro Nacional de Organizaciones de Pueblos Originarios dopo aver partecipato ai 24 Forum organizzati dal Comité Federal de Radiodifusión (COMFER).
Così, in quanto persone giuridiche riconosciute dalla costituzione argentina, i popoli indigeni saranno autorizzati a creare servizi di radiodiffusione. Questa possibilità non era riconosciuta nel contesto legale vigente.
“La partecipazione nei canali dell’informazione e della conoscenza, costituiscono uno dei principali strumenti mediante i quali si esercita il diritto all’identità e a mantenere e sviluppare i propri modelli culturali, il diritto all’autorganizzazione e il diritto alla partecipazione a tutte le questioni che ci riguardano”, assicurano.
Attualmente nei territori abitati dagli aborigeni, esiste una grande distanza tra i diritti riconosciuti dalla costituzione e la realtà. Dopo anni di colonizzazione e sottomissione dello Stato i Popoli Originari sono privi di accesso a un lavoro e ai servizi in materia di salute, educazione e comunicazione.
Eppure, “siamo continuamente resi invisibili dai mezzi di comunicazione – denunciano -. Le nostre voci sono azzittite, censurate proprio per quello che denunciamo: il colonialismo mediatico che mostra di noi solo un’immagine stereotipata, razzista ed eurocentrica, quando non esalta i valori di una sola cultura bianca e occidentale”.
E aggiungono: “Questi stessi monopoli informativi presentano la realtà dei Popoli Originari come la ´problematica indigena´ o ´conflitto indigeno´”, senza conoscere “l’attacco violento dei governi provinciali nelle comunità”, “la violenza giustificata con il razzismo che in realtà nasconde gli interessi economici che la motivano” e “gli sgomberi, le industrie per l’estrazione e la maledetta soia, che fanno stragi nelle nostre vite”.
Questa nuova Legge mostra la comprensione dell’importanza della comunicazione indigena (dei loro elementi culturali e filosofici, politici e sociali, radicati nella profondità della storia dei Popoli Originari) e rappresenta un paso avanti nella costruzione di una mappa mediatica “che mostri i suoi popoli, che contribuisca alla democratizzazione delle nostre società, che restituisca voce ai tanti secoli di silenzio”, hanno concluso.