Nessuno occupa una decina di ministeri, diecimila posti strategici e segreterie esecutive per poi abbandonarli dopo quattro anni in caso di sconfitta elettorale. Mi riferisco alle più esecrabili forze armate del continente la cui storia antica e recente si è fondata su massacri contro il “nemico interno”, il popolo, la gente, i poveri. Dallo stupro dei corpi indigeni, all’uso del ventre africano per fabbricare mano d’opera schiava, dallo sfruttamento industriale di ex braccianti immigrati sui barconi e trattati come bestie, alla recentissima abolizione delle garanzie lavorative, la elite brasiliana, ha sempre usato le forze armate come garanzia del suo potere e dei sui privilegi.
L’orrore politico in cui siamo sprofondati e che tra un paio di settimane contabilizzerà la spaventosa cifra di mezzo milione di morti, continua più forte che mai.
Le gigantesche manifestazioni contro Bolsonaro avvenute in tutto il paese non scalfiscono minimamente il progetto economico cominciato con la deposizione fraudolenta della presidente Dilma Rousseff, continuato con il fantoccio Michel Temer, e sfociato nel governo attuale. La manifestazioni popolari in America Latina riescono nel loro intento solamente in due modi: o sono organizzate dalle forze reazionarie, confindustria ed esercito (come lo fu nel 1964 e nel 2016) con la capacità di manipolazione dell’opinione pubblica attraverso la stampa compiacente; oppure necessitano di un lunghissima mobilitazione, settimane intere di occupazione di strade e piazze, con la conseguente repressione violenta dell’esercito e della polizia: morti, feriti, desaparecidos, tortura: come in Cile, nel 2019. La nostra manifestazione del giorno 29 maggio, è stata una risposta disperata al sistematico boicottaggio del governo verso ogni misura di prevenzione della pandemia, il sabotaggio della vaccinazione di massa e l’abbandono dei malati alla propria sorte, come da un mese rivela la Commissione Parlamentare di Inchiesta.
Ma riconquistare la piazza in questo momento non significa avere possibilità di successo. I gangli dello stato sono ormai tutti sotto il controllo diretto delle forze armate che ogni giorno emettono i loro avvisi più o meno ufficiali, come una avvertenza, un monito. Il discorso espressamente golpista proferito da Bolsonaro, in cui esorta l’intervento dell’esercito in caso di necessità, la dice lunga sulle intenzioni dell’alto comando. Ripeto: nessuno occupa il governo con decine di ministri, le segreterie esecutive, gli organismi di controllo civile, militare e ambientale, il servizio di informazioni, la polizia federale, il sottobosco degli organi di sicurezza degli Stati, le polizie militari e civili, la truppa della pubblica sicurezza… nessuno controlla un sistema del genere per poi lasciare il potere dopo quattro anni. Non importa che i sondaggi diano Bolsonaro in caduta libera. Quello che realmente importa sono le azioni di governo nel campo economico. Azioni sostenute dalla schizofrenia della grande stampa, che se da un lato inorridisce davanti ai numeri della pandemia, dall’altro appoggia lo sfacelo della politica economica che ha portato all’aumento esponenziale dei disoccupati, 15 milioni, al crollo della struttura sociale rappresentato dai quaranta milioni di poveri e diciannove milioni di persone che sono ripiombate nella miseria più totale.
Convocare le manifestazioni nel peggior momento della pandemia è stato un errore gigantesco. La gente che tutti i giorni rischia la vita sui mezzi pubblici, pieni fino all’inverosimile, per spostarsi in viaggi di ore da casa al luogo di lavoro, si è ritrovata in piazza, per urlare la sua rabbia… ma con la mascherina: il virus ringrazia. La risposta di Bolsonaro è stata rapidissima: ancor prima della manifestazione divulga nei canali ufficiali una foto in cui tiene aperto uno striscione con la scritta “Imatável, Imbroxável, Incomível”. Sono parole intraducibili, perché oltre ad essere neologismi, parole inventate, alludono alla sua virilità di macho che mai e poi mai si sottometterà alle lusinghe di Sodoma. Chi come lui ha dietro di sé l’esercito e la confindustria, può starsene tranquillo.
Ancora una volta il risultato della immensa manifestazione pacifica, quasi festiva, va contro i nostri interessi immediati: oltre ad esporre la gente al contagio, grazie alla manifestazione non avverrà nessun cambiamento né politico e nemmeno economico. Il grande sbaglio rimonta a due anni fa quando si accettò pacificamente il ricatto e la minaccia bolsonarista. L’opposizione riconobbe come legittimo un presidente eletto “democraticamente” che usa i mezzi della democrazia per distruggerla dal suo interno. Ormai sappiamo, anche se molti di noi non vogliono ammetterlo, che l’unico mezzo che abbiamo a disposizione è la radicalizzazione dello scontro. Siamo disposti a tanto, o torneremo in piazza con i nostri simpatici cartelli, coi bambini, le famiglie, in bel sabato di sole?