Temi molto diversi tra loro hanno animato l’incontro del 4 ottobre allo spazio Foppette di Milano, organizzato da Mondo senza guerre e senza violenza, Arcobaleni in marcia e Convergenza delle culture, tutti però legati da un filo conduttore: la nonviolenza come metodologia di azione per la rivendicazione dei diritti e come forma di lotta per la libertà.
Inizia Elisa Raffo, di Convergenza delle Culture, parlando di un popolo originario argentino, i Qom, da anni perseguitato, privato della terra e dei diritti più elementari e dimenticato al punto che sembra quasi non esistere. Eppure in Argentina ci sono 2 milioni di “nativi”, divisi in 40 etnie diverse e impegnati in una lunga lotta per i diritti e la libertà. La persecuzione va avanti dall’Ottocento; prima i Qom venivano sterminati in modo sistematico, ora vengono sgomberati e cacciati in territori remoti, senza acqua potabile e cure mediche. Convergenza delle Culture è impegnata a denunciare la situazione e ad appoggiare la loro lotta.
Si passa poi a Laura Tussi e Fabrizio Cracolici dell’ ANPI di Nova Milanese e PeaceLink, animatori del progetto “Per non dimenticare” e autori di vari libri, tra cui “Il dialogo per la pace” – Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo” e “Un racconto di vita partigiana” sul partigiano Emilio Bacio Capuzzo. Il progetto coinvolge Nova Milanese e Bolzano ed è riuscito a mettere insieme 220 video-testimonianze di ex deportati, uniche nel loro genere, costruendo un archivio storico fondamentale contro ogni tentativo di revisionismo e negazionismo. Portare nelle scuole la testimonianza diretta di Emilio Bacio Capuzzo, giovanissima staffetta partigiana, protagonista degli scioperi del 1943 e 1944 alla Breda e deportato nel lager di Bolzano, costituisce un contributo fondamentale al progetto. Un contributo che viene confermato dal suo emozionante intervento, quando recita la famosa epigrafe di Calamandrei “Lo avrai, camerata Kesserling, il monumento che pretendi da noi italiani…”.
Dalla Resistenza arriviamo al momento attuale e al pericolo nucleare che sovrasta l’umanità. Massimo Aliprandini e Alfonso Navarra della LOC illustrano il libro postumo di Stéphane Hessel, “ESIGETE! Un disarmo nucleare totale” a un pubblico attento e sensibile al tema – in fondo Mondo senza guerre ha promosso nel 2009 la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza proprio per coinvolgere persone di tutto il pianeta nella causa del disarmo nucleare. Nonostante la situazione allarmante – la presenza di 20.000 potentissime bombe nucleari nel mondo, la possibilità che una guerra atomica scoppi per un incidente o un errore e le spese crescenti per l’ammodernamento degli arsenali – qualcosa di incoraggiante si muove. Si tratta di un percorso diverso dai tentativi fallimentari di indurre le potenze nucleari – e quelle, come l’Italia, che ospitano ordigni altrui – a rispettare gli impegni presi firmando il Trattato di Non proliferazione Nucleare: nel marzo 2013 si è svolta ad Oslo la prima Conferenza sulle conseguenze umanitarie della guerra nucleare, seguita da un’altra conferenza in Messico e una terza che si terrà a Vienna all’inizio di dicembre. Centinaia di paesi hanno partecipato e aderito alla proposta di un trattato per l’interdizione delle armi nucleari, come si è giù fatto ad esempio per le armi chimiche, puntando ad affermare il principio secondo cui la vera sicurezza è fondata sul disarmo e la nonviolenza. Una carovana porterà in giro per l’Europa una mostra su questo tema, per concludersi a Vienna in occasione della conferenza. Luigi Mosca, direttore del laboratorio di Fisica delle particelle di Modane, sottolinea l’importanza di agire perché il mondo esca dall’immobilismo e dal letargo in cui sembra essere caduto riguardo al pericolo nucleare e accoglie come una novità positiva l’impegno di tanti paesi per arrivare a interdire le armi nucleari.
L’ultimo tema della serata vede come protagonisti gli Arcobaleni in marcia, che parlano della nonviolenza nelle battaglie per i diritti Lgbt. Si parte dalla rivolta di Stonewall a New York nel giugno 1969, considerata un momento di svolta nella storia del movimento gay: Alessio Pievani presenta un video pieno di immagini d’archivio e testimonianze, che illustra il clima oppressivo e persecutorio in cui vivevano i gay in quegli anni: considerati malati mentali, vessati dalle retate della polizia e privi di diritti, finalmente si ribellano, appoggiati da tanti altri, dalle Pantere Nere agli oppositori della guerra in Vietnam. Da allora cominciano i Gay Pride, come simbolo di fierezza per la propria condizione e uscita dalla vergogna. E si arriva all’oggi, all’Italia ancora priva di leggi che puniscano l’omofobia e riconoscano parità di diritti alle coppie di ogni orientamento sessuale. Roberto Caponio illustra l’emblematica vicenda degli opuscoli UNAR (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o l’origine etnica) sul bullismo omofobico: ideati come strumento didattico per aiutare gli insegnanti a educare i loro allievi alla diversità, non sono mai stati distribuiti in seguito a una furiosa offensiva della Chiesa contro gli autori di “una strategia che minaccia la società e punta a mettere in conflitto la famiglia e la scuola”. Si è arrivati addirittura a produrre un “Vademecum di auto-difesa” per i genitori cattolici, con punti che sfiorano il ridicolo su cosa fare nel caso la scuola osi proporre i famigerati opuscoli o altre iniziative del genere. Eppure i libretti hanno un serio contenuto psicologico, non sminuiscono mai la famiglia tradizionale, valorizzando piuttosto altre forme di famiglia e corrispondono alle indicazioni europee in materia. Gli insegnanti presenti tra il pubblico confermano la difficoltà ad affrontare questi temi ancora tabù, soprattutto se circondati da colleghi ostili o indifferenti.
C’è ancora molto da fare in tutti i campi affrontati durante la serata, eppure la presenza di un bambino di pochi mesi accanto a un ex partigiano ultra-ottantenne dà un incoraggiante senso di continuità e speranza.