Il candidato sindaco di ‘Milano in Comune’ sperava in un’alleanza con il M5S, che poi però si è tirato indietro. Ora punta ad un 5%.
“Noi ci rivolgiamo agli elettori di sinistra del M5S, stufi di essere manipolati. L’interlocuzione con i grillini è stata avviata fin dal primo momento in cui è stata annunciata la mia candidatura, ma credo ci sia una sorta di ‘accordo non scritto’ tra loro e la coalizione in appoggio a Beppe Sala che farà sì che alla fine lo sosterranno un minuto dopo l’uscita dei risultati elettorali del primo turno”. A parlare con la ‘Dire’, è Gabriele Mariani, architetto e ingegnere civile, candidato sindaco di ‘Milano in Comune’, ultimo baluardo della sinistra radicale che ha raccolto l’eredità di Basilio Rizzo, sostenuto anche dalla ‘Civica AmbientaLista’.
Le battaglie condivise negli ultimi anni con i 5 Stelle, come quelle su Piazza D’Armi, parco Bassini, sul bosco la Goccia o sugli ex scali ferroviari, avevano fatto emergere molte similitudini con la compagine di Mariani, tali da poter quasi ipotizzare un’alleanza strutturata già dal primo turno. “A febbraio- rivela il discepolo di Rizzo- sono stato invitato dalla consigliera Patrizia Bedori a parlare alla plenaria del M5S. Poi c’è stato un altro incontro con gli aderenti della Rete dei Comitati cittadini. Mi dissero che c’era stata una forte condivisione della mia proposta che faceva pensare che si potesse realmente convergere in un progetto politico comune”. Poi però, “si è messo di traverso Gianluca Corrado (capogruppo a Palazzo Marino del M5S, ndr) che non è certo un grillino di sinistra e ha altre aspirazioni- prosegue Mariani- mi sembra che sia loro sia i Verdi debbano sottostare a delle pulsioni che non hanno niente a che fare con gli interessi della città”. Dei veri e propri “diktat” che impediscono “qualsiasi valutazione” su Sala e sul suo governo di Milano.
“I Verdi– aggiunge il candidato della sinistra radicale- fino a novembre erano aperti a una coalizione con noi, era stata addirittura individuata una possibile candidata sindaca comune. Poi, di punto in bianco, hanno totalmente virato di 180 gradi, smentendo tutte le dichiarazioni dell’ultimo anno fatte nei confronti di Sala”. Stesso discorso per i 5 Stelle, i quali, secondo Mariani, hanno dovuto adeguarsi “a una volontà riconducibile alla tutela di una posizione politica”, col “tentativo di Stefano Buffagni di provare ad appoggiare Sala“. Ma una volta incassato il due di picche del sindaco, “adesso di colpo vogliono di nuovo andare da soli”.
Dalla base del Movimento iniziano a uscire i primi nomi su chi potrebbe essere il candidato sindaco. Non sarà con tutta probabilità lo stesso Buffagni, come tutti si auguravano, visto che l’ex viceministro allo Sviluppo Economico sembrerebbe più intenzionato a proporsi alle prossime elezioni regionali. Sul taccuino dei pentastellati figurano la presidente della commissione antimafia al Pirellone Monica Forte, che ieri però ha declinato la candidatura, la deputata Simona Nocerino e la consigliera di Municipio 2 Alice Perazzi.
“Rimane il percorso coerente di Bedori– insiste Mariani- ho grande stima di lei e non posso che apprezzare la sua coerenza costante. Mi auguro che quella parte del Movimento possa avvicinarsi al nostro progetto”.
Il candidato di ‘Milano in Comune’, è tra l’altro un ‘deluso’ del Pd, visto che si iscrisse ai dem nel 2009 nello stesso circolo che ha formato esponenti come Pierfrancesco Maran, attuale assessore milanese all’Urbanistica e possibile capolista del partito alle prossime comunali, la deputata Lia Quartapelle e il consigliere regionale Pietro Bussolati, e fece politica con l’ex primo cittadino Giuliano Pisapia. Oggi però non si riconosce minimamente nella coalizione che si sta radunando attorno a Sala: “In questi anni ci hanno rotto le scatole con la storia del populismo e dell’uomo solo al comando– attacca- ma il sindaco ne è una chiara manifestazione. Addirittura c’è una parte della destra che guarda a Sala, che intanto propone liste su liste, come la sua personale o quella sulla salute. Cosa c’è di più populista di un’operazione del genere?”.
Mariani se la prende poi con ‘Milano Unita’, la compagine di sinistra a sostegno di Sala rappresentata dall’assessore per l’Edilizia Scolastica Paolo Limonta: “Loro, insieme ai verdi, dicono che si conta di più stando in maggioranza. Una grande falsità: ci sono molti provvedimenti che Limonta ha votato senza aprire bocca in questi anni, penso agli scali ferroviari, all’ordine del giorno sullo stadio o al suo silenzio sullo sfruttamento della Statale. Per noi è importante entrare a Palazzo Marino, ma con la schiena dritta e questo è possibile se non si deve mediare i propri silenzi in un cambio di un posto in lista, proprio quello che sta succedendo dentro ‘Milano Unita’”. Con l’obiettivo magari, di migliorare quanto fece Rizzo nel 2016, che si guadagnò un seggio in consiglio comunale con oltre 17.000 voti.
Mariani non si pone limiti, ma lascia intendere che un 5% sarebbe già un grande risultato: “Elly Schlein, di cui avevo stima, si è candidata in Emilia-Romagna come salvatrice della sinistra dal ‘pericolo Lega’, arrivando al 4,5%. Vedremo noi che cosa riusciremo a fare”, conclude.
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