Un gruppo di giovani ha tratto uno spettacolo teatrale dal libro “Tracce nascoste – I racconti della nonviolenza”. Parliamo di questa esperienza con Stefano Avanzi, uno dei protagonisti.
Da dove nasce l’idea di trarre uno spettacolo teatrale dal libro di Andrea Galasso “Tracce nascoste”?
La musica ha fatto sempre parte di me, ma da un paio di anni a questa parte ho sentito la profonda necessità di iniziare a utilizzare tutto quello che avevo imparato per incanalarlo verso un progetto sociale, verso la costruzione di un mondo nonviolento, per me e per gli altri.
Con l’associazione Mondo Senza Guerre negli ultimi anni abbiamo sviluppato diversi progetti artistici per diffondere la cultura della pace e per costruire percorsi di formazione alla nonviolenza: da un karaoke in Piazza Duomo a Milano sulle note di Imagine con 5.000 persone il 2 ottobre 2009, in occasione dell’inizio della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, alla formazione di un collettivo di musicisti internazionali per la realizzazione di un video-musicale sulla pace, dai laboratori su ritmo e riciclaggio creativo fino ai percorsi di formazione alla nonviolenza nelle scuole. Abbiamo usato i linguaggi della musica, del teatro e del movimento per consentire ai ragazzi di comprendere profondamente la forza dell’aggregazione e suggerire risposte nonviolente ai conflitti quotidiani.
Un giorno, seduto al tavolino di un bar assieme ad un mio carissimo amico, riflettevamo su come i ragazzi siano fortemente condizionati da modelli “eroici” che troppo spesso usano la violenza, anche se “a fin di bene” e ci siamo interrogati a lungo su come riuscire a far emergere nuovi modelli di eroi, che diano risposte coraggiose e nonviolente e ai quali i ragazzi possano ispirarsi.
Poi mi ha contattato Andrea Galasso: aveva scritto un libro di racconti sulla nonviolenza e mi chiedeva una mano per farlo conoscere anche a Milano… Da lì è sorta un’immagine chiara ed entusiasmante: creare uno spettacolo teatrale che parli di eroi della nonviolenza.
Come si è formato il gruppo che ha dato vita allo spettacolo e qual è stato il contributo di ognuno?
Il gruppo si è formato in maniera molto spontanea: ho messo semplicemente in giro la voce di voler creare un meta-spettacolo che fondesse musica dal vivo, recitazione e fotografia, con l’obiettivo di far emergere nuovi modelli di eroi nonviolenti… e il passa parola ha fatto il resto. Sono arrivati vecchi amici e ne ho conosciuti di nuovi, che con passione ed entusiasmo si sono buttati in quest’avventura. Siamo tutti non professionisti e volontari, ci tengo a sottolinearlo, ma ognuno ha contribuito con la propria esperienza e la propria sensibilità. C’è chi ha esperienza come cantante e musicista, chi è appassionato di fotografia, chi ha alle spalle un’infarinatura di teatro, ma la cosa che ci accomuna è sicuramente l’entusiasmo e la voglia di crescere, anche come persone, anche attraverso questo spettacolo.
Come mai avete scelto il racconto sulla rivoluzione tunisina “La ragazza dei gelsomini”?
La scelta non è stata semplice perché i racconti di Andrea sono tutti affascinanti e coinvolgenti. Volevamo però utilizzare un modello che risultasse abbastanza vicino ai ragazzi, in quando personaggi come Gandhi, Martin Luther King o le donne di Rosenstrasse potevano sembrare inarrivabili o troppo lontani, vuoi per il carisma vuoi per il contesto storico. Volevamo un modello che fosse anche geograficamente vicino ai ragazzi italiani e che fosse una storia abbastanza recente, che utilizzasse codici famigliari. Alla fine abbiamo scelto il racconto “La ragazza dei gelsomini” anche perché la storia utilizza come filo conduttore il blog e i social network, strumenti conosciutissimi dai ragazzi, che fanno parte della loro vita quotidiana e che possono essere da loro utilizzati proprio per mettere in pratica gli spunti che speriamo colgano dallo spettacolo.
Come avete lavorato per tradurre in teatro e musica il racconto?
Inizialmente la mancanza di un regista vero e proprio ha creato qualche difficoltà, ma allo stesso tempo ci ha dato l’occasione di collaborare attivamente tutti assieme. Abbiamo ricevuto alcuni importanti suggerimenti da amici che si occupano di teatro, ma l’attuale versione dello spettacolo nasce soprattutto dalle idee dell’insieme. La storia si sviluppa in una serie di articoli pubblicati da Irene, la protagonista, una blogger realmente esistita che in visita in Tunisia per motivi personali diventa voce narrante di un’improvvisa rivoluzione nonviolenta. Abbiamo deciso di mantenere gran parte dello scritto, adattandolo alla forma teatrale, costruendo e aggiungendo una sorta di storia parallela che racconta le emozioni di alcuni ragazzi italiani e che si intreccia emotivamente con quella della blogger e con quella dei ragazzi protagonisti della rivoluzione tunisina.
Nel libro la musica non è semplice colonna sonora, ma voce narrante assieme al testo. Siamo quindi partiti dalle musiche suggerite nel testo stesso, cambiandone alcune perché le abbiamo ritenute più adeguate alla trasmutazione di un testo narrativo in un testo teatrale. Abbiamo deciso di utilizzare tutte canzoni in italiano, per agevolare la comprensione del testo che anche nel nostro spettacolo è voce narrante, collante tra le varie scene recitate e che diventa essa stessa attore protagonista.
Cosa vi proponete di trasmettere con questo spettacolo?
L’obiettivo che vorremmo raggiungere è quello di coinvolgere emotivamente lo spettatore, in particolar modo i ragazzi delle scuole, portando alla luce nuovi modelli di “Eroi Nonviolenti” che possano rappresentarli e ai quali possano ispirarsi, cercando di stimolare in loro un cambiamento nonviolento nella vita di tutti i giorni.
Ci piacerebbe molto proporre lo spettacolo in differenti contesti: oltre alle scuole, anche associazioni culturali o teatri sociali, come speciale momento culturale e di formazione alla nonviolenza.