Ormai è chiaro a tutti che l’impatto della specie umana sulla natura è stato, è e sarà pesantissimo; negare l’emergenza climatica oggi è argomento per pochi ancora fortemente legati all’economia basata su risorse fossili. Resta ovviamente aperto e probabilmente irrisolto, per ora, il livello dell’impatto delle attività umane nel futuro del pianeta.
È comunque ineludibile la necessità di intervenire con razionalizzazione ed eliminazione degli sprechi da una parte, con produzioni di energia da risorse non fossili dall’altra. L’impatto di questa trasformazione delle nostre società avrà ricadute importanti sulla vita e sul paesaggio che siamo abituati a conoscere; come associazione ambientalista ne siamo coscienti e crediamo sia importante guidare questo processo per evitare i problemi che lo sviluppo disordinato e non pianificato del passato ha prodotto.
L’emergenza climatica è forte, ma la fretta è sempre stata una cattiva consigliera ed ha consentito sempre speculazioni e progetti sbagliati, la prevalenza di interessi particolari e non di quello generale.
Stiamo vedendo, soprattutto adesso, con i fondi stanziati con il Next Generation EU, che la prevista riconversione energetica viene sostanzialmente affidata a grandi imprese che hanno forti interessi nell’economia fossile e soprattutto a trovare strumenti che privilegino la redditività degli investimenti piuttosto che la loro efficacia. La tutela del paesaggio, sancita felicemente dalla nostra Costituzione, viene percepita in questo contesto come un freno o un impedimento alla soluzione dei problemi climatici.
Purtroppo ci par di vedere che le soluzioni previste sono ancora nella scia delle grandi opere, che garantiscano generosi profitti e più facilmente gestibili da imprese ben dimensionate; lo vediamo anche nei nostri territori, dove non si è mai fatto un bilancio energetico (ma nemmeno economico) delle infrastrutture progettate. Ormai da decenni si è affidata la pianificazione economica, infrastrutturale e del territorio a grandi soggetti privati che, ovviamente, hanno prospettive diverse da quelle delle comunità in cui operano. Si è curata soprattutto l’immagine ecologica delle scelte, non la sostanza: il trasporto su ferro è visto come “ecologico” e, con questa scusa, si stanno favorendo progetti energivori e dai dubbi effetti, invece di favorire il riuso dell’esistente. Esempi di questo sono il sottoattraversamento TAV di Firenze e la rete di tranvie, queste ultime illogicamente progettate spesso accanto alla rete ferroviaria esistente; infrastrutture impattanti e soprattutto affamate di risorse energetiche.
La nostra associazione ritiene che questa concentrazione di potere progettuale nelle mani di pochi soggetti, assieme alla sudditanza culturale di tutto il quadro politico, generi distorsioni che avranno effetti molto negativi sul patrimonio paesaggistico e culturale del nostro paese e della Toscana in particolare.
Un esempio di questa schizofrenia culturale la stiamo già vedendo: si vuol installare una serie di pale eoliche sul crinale dell’Appennino dagli impatti piuttosto pesanti, si progettano impianti fotovoltaici a terra divorando terreno agricolo e allo stesso tempo una visione superficiale della tutela del paesaggio proibisce l’istallazione di pannelli solari nel comune di Firenze e in molti del circondario. Certamente edifici storici e lo stesso centro storico devono avere una sguardo attento, ma le periferie, caratterizzate da edifici nati nella disordinata urbanizzazione degli ultimi 80 anni, potrebbero avere solo vantaggi dall’introduzione di una capillare e decentrata istallazione di piccoli o medi sistemi di produzione di energia da solare, sui tetti di molte abitazioni e sui capannoni industriali o commerciali.
Certamente questo processo dovrebbe essere accompagnato da un progetto di città di cui dovrebbero farsi carico le comunità; le grandi imprese come ENI o ENEL non sono in grado di fare un lavoro del genere. Noi crediamo che una democratizzazione dei processi urbanistici ed energetici potrebbe far nascere “comunità energetiche” anche all’interno della nostra città e degli insediamenti minori. Le prospettive sarebbero davvero enormi; il coinvolgimento diretto dei cittadini li vedrebbe protagonisti dello sviluppo economico oltre che della garanzia di vita in un ambiente accogliente ed amico, dove si potrebbero armonizzare tutela del paesaggio, produzione di energia rinnovabile e condizioni di vita.
Il ruolo delle istituzioni in questo quadro dovrebbe essere molto diverso da quello attuale dove i referenti sono scelti soprattutto nel mondo della grande impresa o quello bancario; Regione, Comuni dovrebbero essere i coordinatori e i garanti di questo sviluppo democratico del territorio dove le “comunità energetiche” o singoli cittadini diventerebbero importanti protagonisti nella produzione di energia.
Tutela di ambiente e paesaggio sarebbero molto più garantiti da una partecipazione costante, capillare dei cittadini, oggi chiamati solo a decidere chi deciderà per loro.
Tiziano Cardosi
Articolo originale: https://italianostrafirenze.wordpress.com/2021/05/03/quale-conversione-ecologica-in-toscana-una-proposta-di-italia-nostra-le-comunita-energetiche/