Israele è quel posto dove possono arrestarti senza accuse, e tenerti dentro per mesi.
Questo sta succedendo a Juana Ruiz Sanchez, cooperante umanitaria spagnola in Palestina da più di 30 anni e coordinatrice di una Ong sanitaria che da tempo opera in Beit Sahur, vicino a Betlemme.
È stata prelevata 13 giorni fa senza nessuna accusa, così come succede a moltissimi palestinesi, con lo scopo di interrogarla.
Secondo la legge israeliana potrebbe restare in carcere fino a due mesi.
Si chiede che Juana venga al più presto liberata insieme agli attivisti palestinesi Mohammed Ghazawnah Nasser K. Sharayaa Basil Elias Khair.
Per ora di lei non si hanno altre notizie.
In Spagna sta già nascendo un movimento di solidarietà internazionalista per chiedere la sua scarcerazione. Di seguito riportiamo il manifesto per il rilascio immediato di Juana Sanchez, prigioniera in Israele:
“I sottoscritti, organizzazioni e persone legate alla solidarietà nel nostro Paese, vogliono trasmettere all’opinione pubblica e alle Istituzioni la grande preoccupazione che abbiamo per la situazione di Juana Ruiz Sánchez, cittadina spagnola residente in Palestina da più di 35 anni, che lavora come coordinatrice del progetto presso i comitati di lavoro sanitario dell’organizzazione sanitaria palestinese. Juana è stata arbitrariamente detenuta e imprigionata dallo Stato israeliano negli ultimi 10 giorni e senza alcuna accusa specifica.
L’arresto è avvenuto martedì 13 aprile 2021, alle 5:45 del mattino, quando più di 20 soldati israeliani sono apparsi a casa della famiglia di Juana, nella città di Beith Sahur, in Cisgiordania, vicino alla città di Betlemme, pesantemente armati. Dopo aver intimidito Juana, suo marito palestinese e sua suocera che vive nella casa di famiglia, Juana Ruiz Sánchez è stata portata via per essere interrogata. Si tratta quindi di un interrogatorio lunghissimo che proseguirà per altri tre giorni, fino a lunedì, 26 aprile con decisione del giudice che gestisce il caso. Saranno, se il giudice non decide di prorogarlo ancora di più, 13 giorni privi di libertà, senza accuse definite.
Detenuto anche Saeed Abbad, che attualmente non ha alcun rapporto di lavoro con HWC, ma fino a due anni fa era capo del dipartimento contabilità. Questo Manifesto cerca anche di chiedere la libertà per entrambi che sono, allo stesso modo, in detenzione amministrativa.
Queste circostanze fanno sospettare che i responsabili degli arresti cerchino di dimostrare un qualche tipo di crimine legato al finanziamento dei progetti portati avanti dall’HWC e che intendono coinvolgere Juana Ruiz in questa accusa.
I sottoscritti ritengono che sia impossibile che i progetti finanziati dalla cooperazione nel nostro paese possano avere connotazioni criminali poiché la cooperazione spagnola, per lo più pubblica, richiede lo svolgimento delle attività previste e la completa giustificazione del finanziamento dei diversi progetti che sono state realizzate con il nostro supporto.
L’HWC ha realizzato decine di progetti sanitari e sociali con l’aiuto della cooperazione del nostro Paese. Sono attività come portare la prevenzione sanitaria nei villaggi della Cisgiordania, vaccinare i bambini a Gerusalemme Est, cosa che il governo israeliano ha sistematicamente rifiutato di fare, portare la salute prenatale e natale alle donne in Cisgiordania, condurre campagne di informazione e formazione su innumerevoli questioni legate alla salute, alle abitudini sanitarie o alla prevenzione delle malattie più diffuse sul territorio.
Nonostante il suo carattere umanitario e sanitario, o forse proprio per questo, l’HWC viene attaccato a intermittenza dallo Stato di Israele in una politica di repressione, logoramento e smantellamento delle organizzazioni della società civile palestinese.
Con questo Manifesto chiediamo:
– il rilascio immediato di Juana Ruiz Sánchez
– il rilascio del resto delle persone arrestate nel corso di questa nuova operazione di molestie contro l’organizzazione HWC.
– che lo Stato di Israele rispetti il diritto internazionale umanitario e i diritti umani della popolazione palestinese.
– che lo Stato di Israele effettui una riparazione materiale per i beni danneggiati e/o confiscati all’HWC, alcuni dei quali finanziati dalla cooperazione spagnola.
– che il governo spagnolo agisca in merito e faccia pressione su tutto ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato rilascio di Juana Ruiz Sánchez.
Chiediamo a tutte le persone e alle organizzazioni che lottano per i diritti umani, in generale, e per i diritti del popolo palestinese, in particolare, di aderire a questo Manifesto e chiedere con questo mezzo l’immediato rilascio di Juana Ruiz Sánchez e dei suoi compagni detenuti”,