La bassa Val di Susa ha vissuto un’altra grande giornata di mobilitazione. Un corteo di oltre 2000 persone si è riappropriato delle strade che da due settimane sono bloccate a singhiozzo dalle forze dell‘ordine per controllare il perimetro del nuovo futuro cantiere di San Didero.
Le vecchie e nuove resistenze si sono incontrate in un giorno di memoria e lotta. Partendo da San Giorio, luogo storico della Resistenza della Valle per il giuramento partigiano della Garda fino ad arrivare a Bruzolo, sono stati ricordati partigiani locali che durante la Guerra di Resistenza sono morti in battaglia combattendo contro l’invasore nazifascista.
Oggi gli invasori sono altri.
Da 30 anni in Val di Susa chi cerca di appropriarsi di un territorio esclusivamente per interessi economici sono faccendieri come l’impresa Telt, politici che strizzano l’occhio alle lobby economiche, spesso legate alle mafie che hanno in mano i grandi cantieri del Paese.
La solita sceneggiata all’italiana, che muove miliardi di euro e che contribuisce ad allargare la forbice tra ricchi e poveri. Telt, impresa franco-italiana che conduce l’opera, con le spalle coperte da Governo e Questura, ha agito in piena pandemia mondiale mettendo in luce come la salute sia nei fatti l’ultima delle priorità. In un momento storico come quello attuale, dove la sanità territoriale è delegittimata, con scarsa attenzione alle conseguenze del Covid ed alle altre emergenze sanitarie, i soldi pubblici dovrebbero essere investiti, tra altre azioni strutturali urgenti e necessarie, nel miglioramento del sistema sanitario nazionale. Invece la priorità è imporre un’opera mastodontica, prendendo contribuiti europei e nazionali, utile solo a chi si deve riempire le tasche. Per tutto il resto l’utilità dell’alta velocità Torino-Lione non esiste, nè sul piano dei trasporti che dell’indotto potenziale in termini di lavoro e infrastrutture, come dimostrano anche decennali studi sfornati a getto continuo da reti di tecnici professionisti e ultimamente ma sottovoce anche dalla Corte dei Conti europea. I cantieri che periodicamente vengono aperti ma che diventano quasi sempre inattivi o superati nel giro di pochi mesi, dimostrano da 30 anni la natura di queste grandi opere, devastatrice e mortifera per il territorio valsusino.
Nella ricorrenza del 25 aprile, come avviene quotidianamente da due settimane con eventi e manifestazioni nella zona, il Movimento No Tav ha dimostrato come sia possibile abitare il pianeta in modo sostenibile. Ha ripreso possesso di terreni propri, di fronte al neonato cantiere di San Didero presidiato ed occupato dal 12 aprile da un migliaio di poliziotti, sottolineando la linea di demarcazione che differenzia una comunità coesa da coloro che stanno occupando la Val di Susa.
Era importante (ri)costruire un nuovo presidio No Tav in quel luogo, in un terreno dato in comodato d’uso, per riaffermare che non saranno violenza arbitraria e menzogne a mezzo stampa sfornate a getto continuo a fermare una resistenza che ha sembianze nuove ma valori antichi.
In una giornata simbolica per l’Italia come il 25 aprile inaugurare un nuovo presidio No Tav dove la controparte ha messo in atto l’ennesimo scempio ambientale e civile legato ad un’opera ecocida, significa resistere, raccogliendo il testimone lasciatoci dai partigiani