Uno studio pubblicato domenica dall’Ufficio centrale di statistica palestinese (PCBS) e dall’Autorità palestinese per l’acqua suggerisce che solo il 4% delle famiglie nella Striscia di Gaza ha accesso all’acqua potabile, rispetto al 39,5% nel resto della Palestina.
In Cisgiordania, lo studio mostra che il 66,2% delle famiglie ha accesso all’acqua potabile.
La quota giornaliera pro capite del consumo d’acqua è inferiore alla cifra raccomandata a livello internazionale, ed è in diminuzione.
Nel 2019, la quota giornaliera per scopi domestici era di 81,9 litri/pro capite/giorno in Palestina, 85,6 (l/c/g) in Cisgiordania, mentre era di 77 (l/c/g) nella Striscia di Gaza. Come risultato della crescita della popolazione, tenendo conto dell’elevata percentuale di inquinamento idrico nella Striscia di Gaza e calcolando la percentuale di quantità d’acqua adatta all’uso umano dal totale idrico disponibile, la quota pro capite d’acqua dolce è di soli 22,4 litri al giorno.
Oltre il 97% dell’acqua pompata dalla falda acquifera costiera non soddisfa gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel 2019, la quantità d’acqua estratta dalla falda acquifera costiera per uso domestico è stata di 187,6 milioni di metri cubi (MCM) nella Striscia di Gaza. Tuttavia, questa quantità è ottenuta tramite un pompaggio non sicuro, che mette a rischio la sostenibilità della fonte, visto che il pompaggio massimo sostenibile non dovrebbe superare i 50-60 MCM all’anno.
Oltre il 97% dell’acqua pompata dalla falda acquifera costiera nella Striscia di Gaza non soddisfa gli standard di qualità per l’acqua dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il controllo delle acque del fiume Giordano e del Mar Morto da parte dell’occupazione israeliana è una delle ragioni principali che impediscono l’uso dell’acqua di superficie.
I dati hanno mostrato che la percentuale di sfruttamento delle acque superficiali e sotterranee nel 2019 era elevata, con una media del 79%. Va notato che da 1967 ai palestinesi è negato dall’occupazione israeliana l’accesso e l’estrazione di acqua dal fiume Giordano.
D’altra parte, la quantità d’acqua pompata dai pozzi palestinesi in Cisgiordania nel 2019 è stata di 101,3 MCM dagli acquiferi orientale, occidentale e nord-orientale.
Il 20% dell’acqua disponibile in Palestina viene acquistato a partire dalla disponibilità della compagnia idrica israeliana “Mekorot”.
Con la scarsità d’acqua e le restrizioni israeliane sull’accesso alla risorsa, le cittadine palestinesi sono costrette ad acquistare acqua dalla compagnia idrica israeliana “Mekorot”. Nel 2019, hanno acquistato 84,2 MCM, che rappresenta il 20% dell’acqua disponibile in Palestina (417,9 MCM). Inoltre, 40,6 MCM d’acqua sono stati estratti dalle sorgenti palestinesi, mentre 289 MCM sono stati pompati da pozzi d’acque sotterranee e 4,1 MCM sono stati acquisiti a partire dalla dissalazione dell’acqua marina.
Togliendo le quantità d’acqua non idonee al consumo umano, l’acqua adatta per uso domestico a disposizione dei palestinesi è di solo 219,8 MCM, compresa quella acquistata e quella desalinizzata.