Oggi piazza Duomo a Milano friggeva, friggeva di donne e uomini, ma soprattutto ragazze e ragazzi con un enorme desiderio di esprimere la loro voglia di vita e di libertà.
Le mascherine sembravano foglie di fico su corpi che volevano muoversi, ballare, abbracciarsi, volti che volevano ridere e sorridere, fare sberleffi e sfottò. A chi? A cosa? A questa società violenta e patriarcale, vecchia e ottusa, ingiusta e depredatrice.
Ha iniziato un grande cerchio con una Banda degli Ottoni al gran completo come non si vedeva forse da un anno. Volti, vestiti, foulard, sciarpe colorate: rosa, fuxia, viola, tutte le tonalità. Musica e poi piccoli cortei che arrivano alla spicciolata, bandiere, striscioni, cartelli, arrabbiati e dissacranti.
Foto di Wiliam Aparicio
E poi arriva un camion, un palco mobile dove salgono decine di donne di tutte le età. Storie di violenza, di sfruttamento, di morte, di guerra. Le donne tigrine che ricordano la guerra che c’è nella loro terra, i racconti dalla Libia, così come dalle case popolari della periferia della nostra città. La Casa delle Donne che è a rischio.
Ma la primavera sta arrivando. Oggi in piazza saranno passate 5.000 persone; non le si vedeva da un anno e più. Altro che Darsena e locali, qui c’erano la vita e la forza, quella non in commercio.