Di Sara Pasquot
In occasione della Giornata internazionale per gli scomparsi, i presidenti di Croazia, Ivo Josipovic, Serbia Tomislav Nikolic, Montenegro Filip Vujanovic e il leader della presidenza tripartita bosniaca Bakir Izetbegovic hanno firmato a Mostar una dichiarazione con la quale i quattro Paesi balcanici si impegnano a continuare nelle ricerche delle persone scomparse nelle guerre degli anni ’90 nella ex Jugoslavia, garantendo il rispetto dei diritti dei familiari degli scomparsi. Il documento, che definisce il ruolo e la responsabilità degli stati nella ricerca delle persone scomparse a causa dei conflitti e di violazioni dei diritti umani, è stato redatto dalla Commissione internazionale per le persone scomparse (Icmp). L’intento è che venga firmato dal maggior numero possibile di Paesi, per costituire poi un’organizzazione internazionale che sia la prima ad arrivare sul luogo di sterminio o di catastrofi naturali. Secondo i dati dell’Icmp, nelle recenti guerre jugoslave sono scomparse 40.000 persone, di cui circa 30.000 in Bosnia. I resti di una parte di questi sono stati successivamente identificati, ma a distanza di quasi vent’anni non si conosce ancora la sorte di 12.000 persone. In Bosnia, dove l’apposito Istituto ricerca ancora 8.000 persone, negli 11 obitori dove si raccolgono i resti esumati dalle fosse comuni sono custodite le ossa di circa 4.000 vittime non identificate della guerra del 1992-95. E’ un problema comune di tutti i Paesi dell’ex Jugoslavia, ma la priorità, ha detto il presidente montenegrino Vujanovic, deve essere anche quella di perseguire tutti gli autori dei crimini e della scomparsa delle vittime. “E’ una questione di verità e di giustizia – ha affermato il croato Josipovic – e non è un compito facile, ma è indispensabile per il risanamento della società, il perdono e la riconciliazione, per il progresso e un futuro sano” Secondo Amnesty International, a 15 anni dalla fine del conflitto nei Balcani, sebbene abbiano ratificato la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Montenegro devono ancora assolvere ai propri obblighi di fornire ai parenti degli scomparsi la verità in merito alle circostanze delle sparizioni forzate, i progressi e i risultati delle indagini, nonché sulla sorte toccata alle persone scomparse. Croazia e Macedonia hanno firmato la Convenzione ma non l’hanno ancora ratificata. Con la firma della dichiarazione di Mostar si chiude una settimana importante per l’immagine politica dei Balcani, a Berlino il Presidente della Commissione UE Barroso, ha portato l’incoraggiante esempio della Serbia, dell’Albania e del Kosovo e dei progressi da loro fatti segnare, aggiungendo che la Croazia dimostra che l’ingresso nella UE è un obiettivo raggiungibile. Barroso ha anche sottolineato che i Paesi della regione possono contare sul pieno sostegno dei membri UE nel processo di adesione, precisando però che la realizzazione dello stato di diritto, la cooperazione regionale e la buona gestione delle finanze pubbliche rimangono fondamentali.