Greenpeace, Fridays for Future e “NO CCS”, la campagna contro il progetto dell’Eni per lo stoccaggio di CO2 a Ravenna, esprimono la loro soddisfazione perché l’impianto – il più grande d’Europa, costo previsto tre miliardi di soldi pubblici – è stato eliminato dal Recovery Fund.
Secondo Greenpeace “si trattava di un progetto potenzialmente rischioso e inquinante per la nostra costa, il simbolo di tutto ciò su cui il futuro del nostro paese non può essere costruito”.
Il comunicato di Fridays for Future e NO CCS ipotizza che “l’Europa, che scommette sull’idrogeno verde (prodotto dall’acqua con energie rinnovabili, n.d.r.) più che sul blu (prodotto dal metano, n.d.r.), non avrebbe approvato un progetto così costoso e allo stesso tempo vago e incerto.
Vogliamo pensare” prosegue il comunicato “che le nostre mobilitazioni di dicembre in Emilia Romagna e in tutta Italia, insieme a prese di posizione forti delle associazioni che da anni si occupano di clima, siano servite a orientare in parte le decisioni”.
Consapevoli che “le grandi compagnie hanno ancora una fortissima influenza sulle scelte politiche, a volte tenendo in ostaggio le istituzioni”, gli attivisti promettono comunque di restare in allerta, perché l’impianto figura ancora nel piano industriale di Eni.