Sabato scorso su un giornale cittadino sono comparse alcune indiscrezioni sul fatto che il Maria Adelaide possa ospitare un nuovo studentato. L’ex-ospedale di Lungo Dora Firenze è una torta succosissima, che le istituzioni vorrebbero spartirsi, andando perfino contro le proprie stesse delibere.
All’ipocrisia del Comune, della Regione e della città della Salute si aggiunge ora anche la poca trasparenza dell’Università di Torino. Infatti secondo il giornalista sarebbe confermata la scelta, come residenza universitaria per le Universiadi 2025, del Maria Adelaide, ex-ospedale del quartiere. Scelta della quale UniTo è responsabile, insieme ad altri enti (come il Comitato Promotore), ma che mai prima d’ora è stata valutata negli organi di Ateneo.
Vorremmo sapere a quali atti si fa riferimento. Vorremmo sapere dove è stata presa questa decisione. Non risulta nessun atto istituzionale, se non quelli contrari alla trasformazione dell’ospedale da parte della Circoscrizione e del Comune, né nulla è stato deciso all’interno della seduta del Consiglio di Amministrazione di UniTo.
Ora si scopre invece che la volontà di scegliere proprio il Maria Adelaide come sede della residenza universitaria a venire sarebbe confermata? Dove è stato deciso e da chi? Perché gli organi decisionali, democraticamente eletti, dell’Università di Torino non sanno nulla di questa operazione? UniTo quando deciderà di ascoltare studenti e cittadinanza sul tema della residenzialità studentesca?
Come se non bastasse il colpo di mano, è inaccettabile l’ipocrisia del Ministero, che ritiene centrale la creazione di residenze universitarie solo in concomitanza di grandi eventi e non come priorità strutturale per il diritto allo studio.
UniTo si rende così complice di un’operazione immobiliare non trasparente, e per di più su un ex-ospedale, privando un quartiere di 90mila abitanti, dove vivono migliaia di studenti e studentesse, di un presidio sanitario fondamentale oggi e per il futuro.
UniTo non ha mai deliberato sulla scelta del Maria Adelaide come studentato, ma non è l’unica contraddizione del caso: il Comune di Torino ha stabilito con delibera del 20 luglio che il Maria Adelaide deve rimanere una struttura sanitaria territoriale pubblica per la prevenzione e cura della salute di tutti/e.
Dov’è finito il vigore di legge di quella delibera? Che fine ha fatto il valore delle due delibere della Circoscrizione 7 per mantenere il Maria Adelaide come struttura sanitaria pubblica? Forse le delibere delle assemblee elettive non valgono quando ci sono interessi immobiliari in ballo?
In tutto questo la Regione Piemonte continua a fare orecchie da mercante: soltanto le persone che vivono in quartiere continuano da mesi a dire che il Maria Adelaide va riaperto subito.
Non perché è un sogno, ma perché ci sono i margini per farlo sia dal punto di vista economico che legale. Perché è indispensabile per una popolazione che da 5 anni vede il proprio diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, fortemente limitato.
Da mesi in Borgo Rossini, Aurora e Barriera centinaia di persone si sono attivate, con risposte e proposte concrete per una riapertura dell’ospedale, necessaria per uscire dalla crisi sanitaria e per una sanità diversa per i prossimi anni. Chiediamo che venga fatta chiarezza al più presto su queste decisioni tramite confronti aperti che rispettino il principio di democraticità delle istituzioni coinvolte.
Diritto alla salute o diritto allo studio?
Riteniamo che siano entrambi diritti fondamentali e, in alcun modo in competizione tra loro, a differenza di quello che la mano lunga della speculazione immobiliare vorrebbe farci credere.