Seconda una ricerca online condivisa nel giorno della Lotta Internazionale Contro La Violenza Sulle Donne, durante la prima quarantena in Grecia tre donne su dieci sono state vittime di violenza domestica.

In Grecia, la ricerca online richiesta dal Ministro della Protezione dei Cittadini ed effettuata da luglio a ottobre ha portato alla luce l’aumento della violenza domestica denunciata durante la prima quarantena.

Il 36% delle 750 donne intervistate ha dichiarato di essere state recentemente vittima di violenza.

La psicologa Evi Lezgi, che lavora per la linea di assistenza 15900, ha sottolineato che soltanto durante la prima quarantena hanno ricevuto 3.000 chiamate e 500 email e ha affermato che bisogna affrontare tali eventi quotidianamente. “In caso di violenza domestica, erano i bambini o i ragazzi a chiamarci; le loro madri non potevano farlo” ha aggiunto.

I dati raccolti dimostrano che le vittime di violenza in generale sono le donne di 38-39 anni, sposate, con uno o due figli. Quattro donne su dieci hanno un’istruzione universitaria o comunque superiore e vivono in aree urbane.

Invece, nel caso di chi perpetra la violenza, la ricerca ha rilevato che 8 persone su 10 hanno in media 45 anni e 4 persone su 10 sono laureate, lavorano a tempo pieno e non hanno precedenti di violenza.

I risultati dei sondaggi sono stati annunciati in un evento in occasione del giorno dedicato alla Lotta Internazionale Contro La Violenza Sulle Donne. “La violenza contro le donne non è un’infezione stagionale”, ha detto il sociologo Dimitris Stefanidis, membro del Centro informazioni di Alexandroupolis, parlando a questo evento. “Confermiamo l’aumento quotidiano di questa violenza con i vari casi che incontriamo. Gli stereotipi di genere sono più resistenti in questa regione e sono più difficili da superare”

Irini Soziou, consulente legale presso il Centro consultivo di Atene, ha parlato della paura che può avere una donna che visita il centro per chiedere aiuto e della sua convinzione di essere responsabile delle molestie: “Le donne esposte alla violenza si chiedono se possono intentare una causa o addirittura cercare protezione. La loro più grande preoccupazione riguarda la loro sicurezza il giorno successivo, la possibilità di continuare a vivere una vita normale, specialmente in termini di protezione e custodia dei figli”.

 

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