Durante l’incontro con Glori: The Place To be avevo conosciuto Annalisa, una nuova abitante del borgo, la quale, con gli occhi brillanti dall’emozione, mi aveva raccontato di un nuovo progetto educativo allora nascente, dal nome Seminarmonia. È passato qualche mese da quell’incontro e ho rivolto qualche domanda al gruppo di genitori che, insieme a lei, ha creato e sta portando avanti il progetto.
E così assisto alla narrazione di un bellissimo progetto educativo in un’aula che è il mondo circostante, in cui ogni giorno i bambini e le bambine si trovano a fare lezione in ambienti sempre diversi: parchi, spiagge o boschi, avendo un appoggio al caldo e all’asciutto in un locale messo a disposizione dal Comune di Sanremo.
La nascita
«Il progetto Seminarmonia — mi raccontano coralmente — è nato da un gruppo di famiglie che si sono incontrate nel 2017, affascinate dall’idea di creare una scuola che fosse una comunità educante per i propri figli. Avevamo in mente un asilo nel bosco o in spiaggia o nel giardino di un convento. Abbiamo steso un manifesto pedagogico ed abbiamo iniziato a cercare i locali e ad immaginarci una struttura organizzativa».
Dopo poco, però, alcuni di loro si sono fatti vincere dai mille ostacoli di tipo pratico. E fu in quel momento che arrivò l’emergenza sanitaria: le diverse famiglie hanno sperimentato gli effetti del distanziamento fisico su di sé e sui propri figli.
«Forti dell’esperienza maturata, abbiamo così deciso di riprovarci, di ammucchiarci a più non posso e amalgamare umori e sudori nell’estate del 2020, costi quel che costi. È vero che dai fallimenti si rinasce migliorati. Noi ne siamo la prova: il 14 settembre 2020 abbiamo avviato un progetto parentale outdoor per la scuola primaria».
Le motivazioni
Esistono altre scuole già avviate intorno a Glori. Perché dunque dar vita ad un progetto educativo nuovo, incappando anche in tutte le difficoltà che ciò comporta? La risposta arriva in maniera naturale, come se fosse maturata in questi tre anni di incontri: «Molti di noi erano affascinati dall’idea di non delegare totalmente l’istruzione a terzi, ma di poter contribuire attivamente all’istruzione dei figli e questo progetto è frutto di questa idea. Sentivamo l’esigenza di sperimentare la didattica outdoor per la scuola primaria, prendendoci tutte le responsabilità che derivano dal fatto di percorrere una strada non tracciata. Accettando i nostri limiti, ma fidandoci anche delle nostre intuizioni. Queste ci dicevano che puntando sulla qualità del rapporto, sul rispetto della dimensione emotiva e sull’outdoor education avremmo proposto ai nostri figli un progetto di valore che valeva la scommessa».
E il progetto è stato accolto con interesse, non solo dalle famiglie vicine, ma anche dall’assessore alle politiche sociali di Sanremo, Costanza Pireri, e dal Comune di Taggia, che ha riconosciuto il loro impegno valorizzandolo con un aiuto economico. Segnali più mai incoraggianti che vanno in controtendenza con la visione spesso chiusa che si ha delle amministrazioni pubbliche.
La scelta pedagogica
Il progetto pone le sue basi principalmente su due correnti pedagogiche: l’educazione emozionale e l’outdoor education. In questa visione i bambini e le bambine sono al centro, essendo protagonisti e autoguide del loro apprendimento e crescita, e gli educatori e le famiglie sono parte attiva di questo processo.
«Pur essendo una pluriclasse, riteniamo fondamentale la divisione in gruppi per fare in modo che ognuno realizzi una ricerca su aspetti diversi della proposta didattica anche attraverso una forma di peer learning (apprendimento tra pari). I diversi gruppi lavorano e si aiutano uno con l’altro per condividere le competenze acquisite; in questo modo oltre alle nozioni i bambini sviluppano personalità e autostima. Non ci sono voti e ci ispiriamo alla Pedagogia del Gratuito, dove l’elemento caratterizzante è la relazione tra insegnante e alunno, basata sull’autenticità e l’empatia. Utilizziamo, inoltre, un linguaggio non violento e non competitivo.
Il programma didattico che seguiamo fa sì riferimento alle indicazioni ministeriali, ma esse vengono seguite in maniera più fluida: non esiste la suddivisione di singole materie, ma, di settimana in settimana si sceglie un tema che possa includerle tutte. Gli argomenti, quindi, vengono inseriti in un contesto di più ampio respiro e sono i bambini che guidano le scelte di apprendimento. Cosa significa? Facile: ad esempio, ora la classe sta lavorando sull’uomo. Partendo dalle materie scientifiche, si passa alla matematica, all’etica, alle scienze umanistiche, per arrivare alla lettoscrittura».
Una didattica quindi incentrata sulle connessioni, più che sulle suddivisioni, sullo sperimentare più che sull’apprendere nozioni, in cui le materie divengono strumenti che compongono un puzzle ampio e variegato, in cui ogni bambino e bambina può esprimersi e comprendere ciò che più in quel momento del suo sviluppo ha necessità di assorbire. Ed in questa bellissima danza anche il gioco, la musica, l’arte ed il teatro sono maestri fondamentali per apprendere e sviluppare l’attitudine all’osservazione e all’ascolto.
Gli educatori
La scelta degli educatori più affini al progetto educativo immaginato è avvenuta in maniera molto particolare: «Nel mese di luglio abbiamo lanciato una call a mezzo stampa e sui social per trovare degli educatori che ci affiancassero. Hanno risposto una ventina di persone e li abbiamo incontrati per conoscerli. I colloqui si sono svolti al parco con la presenza dei bambini. Proprio da questi momenti di relazione è scaturita l’idea che solo una pluralità di figure professionali avrebbe potuto garantire l’approccio interdisciplinare che avevamo immaginato. Una serie di vicende ci ha portato oggi ad avere un’equipe didattica multidisciplinare: dalla Forest School, all’arte come metodo di apprendimento, allo yoga e… il tutto meravigliosamente amalgamato da un maestro che i bambini adorano.
Il progetto è inoltre supportato dalla presenza di due psicologi del progetto Octopus – associazione Effetto Farfalla – che offre le loro prestazioni alla nostra comunità educante a titolo gratuito».
Il crowdfunding
Seminarmonia ha lanciato una raccolta fondi, con tanti premi che potranno diventare regali di Natale, per riuscire a sostenere i costi in questi mesi di avvio del progetto. È possibile sostenerli partecipando alla raccolta fondi da qui.
I migliori auguri per il futuro
Chiudendo l’intervista, ho chiesto cosa Seminarmonia desiderasse per il proprio futuro e mi ha colpito ricevere come risposta un augurio più ampio: «Il nostro desiderio è quello di comunicare una cosa semplice, ma non ovvia: tutto ciò che abbiamo raccontato oggi si può fare! E non solo: mettendosi in gioco si riscopre il valore della cooperazione e della relazione tra adulti. Nel rapporto con la comunità educante si cresce in fiducia e in conoscenza di sé. È un’esperienza che consigliamo a tutti, come antidoto alla paura che domina di questi tempi».