Nella giornata di riflessione sulla violenza sulle donne mi piace accendere una luce sulla “nonviolenza delle donne”. Ci sono gesti di coraggio e prese di posizione determinate, che solo le donne riescono a compiere. Nei giorni scorsi è stata scarcerata dopo 56 giorni di detenzione in un programma di rieducazione Hallel Rabin, una ragazza di 19 anni che per motivi di coscienza si è rifiutata al servizio militare in Israele.
Col suo gesto chiede che il suo Paese metta fine alle violenze quotidiane perpetrate ai danni delle popolazioni palestinesi e riconosca il diritto al servizio alternativo a quello militare per le obiettrici e gli obiettori di coscienza. Nella lettera di motivazioni inviata a suo tempo alle autorità israeliane scrive tra l’altro: “L’uccisione, la violenza e la distruzione sono diventate così comuni che il cuore si indurisce e lo ignora. (…) Il male è diventato per noi parte della famiglia, lo difendiamo e lo giustifichiamo o chiudiamo gli occhi di fronte ad esso ed evitiamo la responsabilità. (…) Non sono preparata a mantenere e alimentare una realtà violenta. Non sono preparata a far parte di un esercito soggetto alla politica di un governo che va contro i miei valori (…)”.
Digitate il nome di questa ragazza in YouTube e troverete qualche video che vale una meditazione sul significato di sicurezza, difesa, rispetto e, soprattutto, nonviolenza. Hallel è cresciuta nel Kibbutz di Harduf e i suoi genitori sono fieri di lei. Anche noi.