La domanda che ha guidato Barbara Cupisti, regista dell’interessante e tragico documentario “My America”, è se il sogno americano esista ancora. Soprattutto dopo che, dal 2014, da quando cioè la Cupisti vive negli Stati Uniti, ha constatato come quella che è considerata la più grande democrazia del mondo abbia conflitti interni che producono un numero enorme di vittime, veri e propri numeri da guerra. Barbara Cupisti con questo suo lavoro contribuisce a un’informazione più esaustiva e reale sull’America dimenticata di oggi, poiché le notizie che arrivano tramite i media ufficiali in Europa, e nell’America stessa, sono parziali e non danno un’idea reale del livello di violenza e povertà che esiste nel paese.
Presentato fuori concorso nell’ambito della trentottesima edizione del Torino Film Festival, che si tiene online fino al 28 novembre 2020, “My America” ci mostra la strage di San Valentino nel liceo di Parkland, dove un ragazzo di diciannove anni nel 2018 uccise 17 persone, suscitando tra i più giovani una rivolta per combattere la cultura delle armi come fonte di sicurezza, dimostrando, cifre e testimonianze alla mano, che è vero il contrario. Scopriamo la tragedia dei senzatetto, finiti in mezzo a una strada a due passi dai palazzi miliardari. Assistiamo al ritrovamento dei resti dei migranti morti nel deserto, uomini che, pur di tentare la fuga da una vita insopportabile, avevano sfidato la sete e il freddo. E scopriamo anche il lato positivo dell’umanità che aiuta i propri simili.
Barbara Cupisti ha iniziato la sua carriera come attrice di teatro e di cinema, è poi passata alla conduzione e in seguito alla regia di programmi socio culturali su Rai Tre, Rai Sat e Rai International, scoprendo l’interesse nel raccontare storie di uomini e donne, trovando nel documentario il modo ideale di scrivere per immagini. Il suo primo film, Madri, proiettato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 2007, ha vinto il David di Donatello nel 2008 come Miglior Documentario dell’anno. Il secondo documentario, Vietato sognare (2008), ha ricevuto riconoscimenti quali l’“Amnesty International Cinema and Human Rights Award” al Festival Internazionale del Cinema di Pesaro e l’Alto Patronato da parte dell’Unicef Italia. Nel 2012, Fratelli e Sorelle, storie di carcere, realizzato con Rai Cinema, ha vinto il Premio Flaiano e il Premio Ilaria Alpi per il Miglior lungo reportage italiano. Nel 2013 il documentario Interferenze Rom, e nel 2014/15 Esuli, trilogia che racconta storie di esuli del Terzo Millennio, hanno vinto il Nastro d’Argento per i documentari. Nel 2016/17 Womanity, documentario lungometraggio ambientato tra India, Egitto e USA, che narra la “resilienza” delle donne, è stato premiato come miglior Documentario al Festival Internazionale del Cinema di Madrid.