Nel mezzo di questa seconda ondata di covid, i media usano di continuo espressioni terrorrizzanti come “gli ospedali sono al collasso”, quasi fosse un fenomeno naturale o un destino inevitabile e non il risultato di precise scelte politiche, di decenni di tagli alla sanità e di privatizzazioni. In questa situazione drammatica c’è però una novità: medici e personale sanitario stanno denunciando le terribili condizioni in cui si trovano a operare. Dopo gli appelli e le denunce dei medici di Cremona e di Bergamo, degli anestesisti dell’ospedale di Niguarda e la durissima lettera firmata da 50 medici degli ospedali S. Carlo e S. Paolo di Milano, all’ospedale di Brescia si è tenuto un flash mob spontaneo e autoconvocato. Ne parliamo con Vittorio Agnoletto, medico da anni impegnato nella difesa del diritto alla salute e autore del libro-inchiesta “Senza respiro” sulla pandemia del coronavirus in Lombardia, in Italia e in Europa.
Qual è la tua opinione riguardo a queste iniziative dei medici e del personale sanitario?
Si tratta di una novità importante e senza precedenti. La categoria dei medici non è mai stata particolarmente attiva dal punto di vista sociale, adottando piuttosto una visione individualistica della vita e della professione. Unica eccezione chi opera in settori dove il lavoro d’equipe è fondamentale.
In Lombardia non si è mai distinta per un’opposizione significativa alle scelte compiute dai vari governi di centro-destra, dunque quello che sta avvenendo ora è assolutamente inedito. E’ un fenomeno spontaneo, che nasce dalla pratica quotidiana di chi si trova a fare i conti con la disastrosa gestione regionale. Molti hanno dovuto scegliere chi curare e chi abbandonare al suo destino; non sto parlando solo dei medici ospedalieri, ma anche dei medici di famiglia, sommersi da richieste a cui non riuscivano a fare fronte. In pratica stanno dicendo alla Regione: “Cos’avete fatto negli ultimi mesi? Ci avete lasciati soli, con dispositivi di protezione insufficienti, non avete assunto nuovo personale, o lo avete assunto in condizioni precarie e a tempo determinato.” Il documento dei medici del Niguarda pone inoltre il tema della medicina territoriale: il suo fallimento fa sì che al primo accenno di febbre la gente corra al Pronto Soccorso, contribuendo a intasare gli ospedali.
Come si può esprimere appoggio e solidarietà a questi medici che ora temono rappresaglie?
In questo momento è fondamentale far conoscere le loro iniziative e dichiarazioni, sostenere il diritto di critica alla gestione scellerata di Fontana e Gallera e sottolineare come non si tratti di rivendicazioni settoriali, ma della denuncia di condizioni di lavoro disastrose, che hanno delle conseguenze su tutta la società.
Cosa si può fare per cambiare la situazione? Siamo ancora in tempo?
Purtroppo il governo ha rinunciato a intervenire, ignorando le 100.000 firme di cittadini con la richiesta di commissariare la sanità lombarda che gli abbiamo consegnato. Non c’è stata alcuna reazione. Le relazioni tra partiti hanno avuto la precedenza sulla salute dei cittadini. E io mi chiedo: perché si può commissariare la Calabria, ma la Lombardia no?
L’attuale giunta regionale lombarda, come del resto quelle precedenti, risponde a interessi forti e non invertirà la rotta di sua spontanea volontà. Un elemento di speranza è legato però all’azione della magistratura: senza darle alcuna delega, bisogna ricordare che spesso è stata la magistratura a muoversi e a individuare precise responsabilità, sopperendo all’inazione della politica. E soprattutto la speranza sta nel fatto che sempre più gente sta diventando consapevole di quello che accade e delle responsabilità di chi ha compiuto scelte come la sospensione delle visite non legate al Covid o la liberalizzazione dei tamponi (a beneficio della sanità privata). Un’ampia fetta di popolazione sta cercando strade per agire. Ne è la prova l’enorme collaborazione che ho ricevuto per scrivere il mio libro-inchiesta. Certo, ora ci si può muovere solo in forma virtuale, ma spero che quando si potranno organizzare iniziative “in presenza” arriveremo a mandare via questa giunta.