Il 21 novembre 1995, le parti in guerra in Bosnia firmarono l’Accordo di pace a Dayton in Ohio. Sebbene l’accordo abbia posto fine all’aggressione di Serbia e Montenegro e quindi alla parte più sanguinosa del conflitto, per l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) il bilancio dopo 25 anni è deludente. Gli errori di bilanciamento dell’accordo hanno bloccato e compromettono ancora oggi lo sviluppo della Bosnia. L’accordo ha cementato la divisione del Paese lungo confini etnici e ha creato una sfera d’influenza serba che minaccia la stabilità dell’intera regione. L’ingiusta pace appoggiata dall’Occidente nel 1995 non ha dato al Paese alcuna prospettiva per il futuro. Nelle elezioni amministrative del 15 novembre 2020, i partiti nazionalisti e a maggioranza etnica hanno perso parte del loro potere. Nonostante questo barlume di speranza, la Bosnia si trova ancora sull’orlo di un nuovo conflitto.
Con il riconoscimento della Repubblica Srpska “etnicamente epurata” come entità serba indipendente, quasi la metà del territorio bosniaco è stata lasciata ai guerrafondai. Con la costituzione che è stata redatta a Dayton, la Repubblica Srpska può bloccare efficacemente tutte le riforme organiche e necessarie per la Bosnia. I necessari progressi del Paese verso l’adesione all’UE e alla NATO sono spesso vanificati da questo sabotaggio politico tanto quanto la mancanza di volontà politica in Bosnia. Le riforme sono necessarie soprattutto nei settori della democrazia e dello stato di diritto, nonché nella pubblica amministrazione. Ci sono anche grandi deficit nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Come se non bastasse i Paesi confinanti Serbia e Croazia continuano a tentare di minare la sovranità della Bosnia.
Per rendere possibili le riforme, la stabilità e la riconciliazione duratura, sono necessari passi decisivi da parte della comunità internazionale. Sarebbe particolarmente importante riorientare il sostegno finanziario e politico: questi dovrebbero concentrarsi maggiormente sul livello locale e sulla società civile. Inoltre, la negazione del genocidio e la glorificazione dei criminali di guerra condannati devono essere resi punibili.
In occasione del 25° anniversario di Dayton, l’APM ha pubblicato un memorandum che ripercorre le origini dell’accordo, ne analizza le carenze e formula chiare richieste all’Unione europea e alla comunità internazionale. In essa esperti internazionali prendono posizione sui problemi globali e sui loro effetti sul tempo presente.
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