E dopo l’omicidio politico del sindacalista minerario Orlando Gutierrez, da sempre coinvolto nel processo socialista in Bolivia, il portavoce del Movimento per il Socialismo Sebastián Michel ha denunciato questa notte in diretta tv un attentato contro il neo-presidente eletto Luis Arce, invitando le Forze Speciali di Lotta contro il Crimine (FELCC) ad indagare sul fatto. Una carica di dinamite, esplosivo TNT, è scoppiata nel quartiere Sopocachi di La Paz, la capitale boliviana, di fronte alla sede del MAS-IPSP, dove il presidente ed il suo gruppo politico stavano svolgendo una riunione. È il portale Erbol a darne la notizia1, ma poche ore dopo cambierà versione2 dando spazio al colonnello Alfredo Vargas, direttore del dipartimento del FELCC, il quale ha dichiarato che si trattava di petardi, secondo il rapporto dei vigili del fuoco. Il fatto rimane oscuro perché comunque i testimoni dell’esplosione hanno visto ben altro e ciò spiegherebbe la scelta del colonnello di non formalizzare una denuncia al FELCC. Nonostante ciò ha indicato che sarà atteso il rapporto ufficiale per determinare se sarà seguita un’indagine d’ufficio.
In un’intervista a Televisión Universitaria e a TvRedUno, il portavoce del MAS ha sottolineato che l’attacco si inserisce nel clima di violenza politica promosso dai settori della destra dopo la vittoria elettorale di Luis Arce, che loro non intendono riconoscere. Michel ha inoltre espresso molta preoccupazione poiché le autorità preposte alla sicurezza del Paese, compreso il ministro golpista Arturo Murillo, non si sono pronunciate sulla questione e non forniscono la necessaria sicurezza a un’autorità eletta dalla maggioranza del popolo boliviano con oltre il 55% dei voti.
Ironia della sorte, in queste ore, i leader dell’opposizione Jorge Tuto Quiroga, Luis Camacho e Carlos Mesa stanno sollevando dubbi in merito alla trasparenza del processo elettorale in seguito alla lettera del membro del Tribunale Supremo Elettorale (TSE), Rosario Baptista Canedo indirizzata al Segretario Generale dell’OAS Luis Almagro, che chiede un’indagine sulle liste elettorali e sulla possibile esistenza di un “blocco dati segreto”. Un’ipotesi che, così come altre accuse che mettono in dubbio la trasparenza del recente processo elettorale, è stata descritta dalla stessa Camera Plenaria del Tribunale Supremo Elettorale (TSE) come “fantasiosa”. Questo clima di violenza politica è aggravato inoltre dalla richiesta che venga effettuato un audit elettorale con osservatori cittadini affinché, nel rispetto dei principi elettorali di “partecipazione e controllo sociale” e di “pubblicità e trasparenza”, siano indagate le elezioni del 18 ottobre. Non a caso il principale fautore dell’iniziativa è proprio il Comitato Nazionale per la Difesa della Democrazia (Conade), tra i protagonisti delle mobilitazioni paramilitari dell’anno scorso che hanno portato alle dimissioni di Morales. In questo scenario, l’attuale ministro degli interni Arturo Murillo afferma di essere perseguitato da Jhonny Aguilera, ex direttore delle FELCC a La Paz e Santa Cruz, perchè “lo aveva seguito” dopo la vittoria elettorale del MAS, ritendendo responsabile Luis Arce qualora non facesse nulla per intervenire. Peccato che il neo-presidente non abbia ancora alcun incarico politico e non abbia ancora alcun potere decisionale per intervenire.
L’atto ufficiale della investitura di Arce è previsto per domenica 8 novembre, sperando che si ponga fine a quasi un anno di dittatura guidata dalla autoproclamata Jeanine Áñez e di clima di tensione socio-politico.